Tre pilloline bianche campeggiano sul palmo della mano, Federico ne scorge solo i contorni nella penombra mattutina della sua camera. Le soppesa mentre aspetta che anche l'ultimo pensiero razionale si faccia da parte e allora può lasciare che quelle tre palline cadano sul palato.
Buongiorno Federico, buongiorno mondo.
Esce di casa con lo zaino in spalla e il cellulare che segna l'ora, le 06:30, fuori è ancora buio, e lui dovrà correre per arrivare in tempo al Berlin. In tempo per guardare Mika aprire il locale e godersi quei pochi minuti da solo con lui, poi una nuova corsa verso l'istituto che frequenta, verso le persone che non vorrebbe frequentare.
E ci arriva, in tempo s'intende, giusto un minuto dopo il barista che era già sparito all'interno del locale, a coprirsi dal freddo pungente delle mattine d'ottobre, senza permettere a Federico di vedere lo sguardo un po' deluso nel non vederlo lì ad aspettare come ormai capitava ogni Martedì, Giovedì e Sabato mattina, ovvero nei turni di Mika.
Aspetta fuori circa due minuti, prende fiato e prende le misure per come dovrebbe comportarsi in quella situazione ora che ha la consapevolezza di essersi preso una sbandata per il barista in questione, poi prova dei sorrisi, finti, consapevole anche del fatto che appena varcherà quella soglia non ci sarà più nulla di finto in quel sorriso, e questo lo rassicura – forse amare qualcuno non è poi così male.
Quando si decide ad entrare nel locale, attira subito l'attenzione di Michael che lascia perdere quell'orribile grembiulino da barista per correre verso il più piccolo e circondarlo con le braccia. E Federico in quell'abbraccio ci abiterebbe.
-"Tu mancava, stronzo di meerda", dice in una risata il più alto, senza staccarsi dal corpo del ragazzino.
-"Anche tu, mi spiace", è la debole risposta, accompagnata da una stretta più forte al busto del libanese.
-"Ogi io vengo a prendere, dopo squola."
-"Sarebbe fantastico, ti aspetto al solito posto."
-"Sì, ma tu ora vai, I've a lot of work, go go go!"
Michael lo cacciò via dal locale con questa frase, contornata da una risata dolce e da un bacio di sfuggita sulla guancia liscia del ragazzo che uscì, come previsto, con un sorriso ebete sulle labbra e l'aria davvero felice.
Il "solito posto" è il campetto di basket dietro la scuola del più piccolo, dove si trova anche il fatidico Muretto, punto di incontro per le gare di free style a cui il ragazzo tatuato partecipava ormai da anni. Si erano già visti lì, poiché come Federico aveva preso l'abitudine di andare al Berlin da Michael, così anche quest'ultimo si era un po' abituato a passare di lì per un saluto ed una passeggiata fino al proprio appartamento non molto lontano. Al più piccolo piaceva sedersi ad uno dei tavoli che costeggiavano il campetto e iniziare a disegnare su un quadernetto spesso, con una moltitudine di fogli volanti che faceva però sempre attenzione a non perdere, considerandoli di vitale importanza. Disegnava quello che studiava, o meglio, i risultati dei suoi studi; alcuni poi erano divenuti suoi tatuaggi, cose che avrebbe portato tutta la vita con sé.
Stava disegnando un cuore, non uno di quelli che fanno le ragazzine, ma un cuore di quelli veri, con tanto di arterie e tutto quando un paio di mani grandi andarono a posarsi sui suoi occhi facendolo sorridere in maniera istintiva, poiché Federico sapeva a chi appartenevano quelle mani, e non esitò ad urlare il nome dell'amico, facendo sbuffare quest'ultimo che gli si sedette accanto con un mezzo sorriso, senza riuscire a tenergli il broncio, evidentemente.
-"Tu sempre mi riconosce!"
-"Bhe', è normale se provi a prendermi alla sprovvista quando è te che aspetto!"
-"Tu poteva anche fingere!" brontolò in quell'adorabile italiano un po' incerto, facendo sorridere Federico che per consolarlo o per farsi perdonare si gettò tra le sue braccia, tranquillo di aver con sé il ragazzo in quel momento e di averlo potenzialmente per sempre, o almeno fin quando non lo avrebbe ferito la sua sola amicizia.
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Argilla.
Romance"Quale motivo tu è ancorra qui?" "Ti sto studiando." La risposta del ragazzo lascia interdetto per un attimo il più grande, che dopo poco però gli rivolge un sorriso luminoso e annuisce, chiedendogli di aspettarlo; così, un'ora dopo, sono seduti su...