- Mikaa sono Emiliano, hai per caso sentito Fede? So che lo hai sentito, digli che stasera c'è una battle!- 16:57
- Michael Joseph eccetera, hai detto a Fede della battle?- 16:58
- Miika, rispondi, diamine, tu e il tuo ragazzo siete insopportabilmente irreperibili!- 16:58
- Davvero dai, è importante!- 16:58
- Devo fargli il culo stasera!- 16:59
- E' la mia rivincita, Michael!!!!- 16:59
- Insopportabili frocetti. - 16:59
Emis sospira, mentre ripone il cellulare in tasca e si stinge subito dopo nelle spalle, comunicando con quel gesto anche agli altri componenti del gruppo che persino Michael li ignora. D'altronde nessuno lì poteva sapere cosa stava accadendo in quel momento ai loro amici.
Il cellulare di Michael è accanto a quello di Federico, abbandonati entrambi sul pavimento chiaro del salotto del maggiore, in cui dei ragazzi non c'è traccia.
Le scarpe sportive e colorate di Federico sono sopra quelle classiche e sobrie di Michael, nel disordine della camera del diciottenne, tra la marmaglia di vestiti sparsi ovunque che aveva fatto formare una smorfia sul volto del maggiore non appena questi ha varcato la soglia, come sia svanita quella smorfia è facilmente intuibile dal fatto che ora, a meno di dieci minuti dal loro ingresso, i due si trovano avvinghiati sul letto ad una piazza impregnato dell'odore di Federico.
Federico, sta volta senza aiuti di nessun genere, tiene le ginocchia affondate nel materasso, ai lati del bacino del libanese verso cui è sporto, entrambi impegnati in effusioni non esattamente caste; sembrerebbe tutto troppo confuso, le lingue che si rincorrono frenetiche, i denti che affondano di tanto in tanto, gli schiocchi che regnano sovrani, i movimenti veloci, eppure c'è della magia, c'è della luce in quegli scambi frenetici, c'è l'equilibrio giusto tra l'irruenza di Federico e la calma di Michael, in modo che irruenza non diventi sinonimo di foga curiosa ed effimera e calma non venga sostituita con l'inerzia di movimenti meccanici.
Le mani di Michael non sono meccaniche quando si spingono oltre l'orlo della maglia di Federico per accarezzargli la schiena, spostandosi con qualche difficoltà a sfiorare l'addome appena scolpito del ragazzo, non sono meccaniche quando sfilano via quel pezzo di stoffa lasciando che raggiunga i suoi simili sul pavimento della camera; sono mani esperte, eppure alle prime armi mentre accarezzano il petto del diciottenne, sono mani dolci ma fameliche nel fermarsi a stringere i capezzoli del milanese fino a sentirlo gemere. Ed anche le labbra del più grande si schiudono, di poco, così come i suoi occhi, puntati in quelli di Federico, persi in un mondo lontano anni luce da quello in cui si trovano i loro corpi.
I loro corpi, che arrivano a toccarsi di più un po' per volta ma non troppo lentamente; Federico è impaziente, e sfila in tutta fretta la camicia del suo ragazzo, utilizzando la medesima fretta nel far scivolare la mano destra lungo l'addome niveo del ventiseienne per raggiungere i pantaloni che indossa. Bisogna sorvolare circa i minuti e le imprecazioni che passano affinché anche i pantaloni di Michael vengano sfilati via e sugli altrettanti minuti che impiega Michael a sbottonare gli skinny jeans di Federico - "crede che tu fa bene ad odiare quelli jeans..".
L'imbarazzo a questo punto stempera l'irruenza di Federico che spegne la luce con un gesto quasi involontario, facendo sorridere Michael che fino a quel momento era rimasto sotto il corpo del minore, lasciando che fosse lui a giostrare le cose. Ora inverte le posizioni.
La stanza è buia, e Federico non sa più dire se sia stata una buona idea, non sa molto al momento, sa solo che le labbra di Michael sono umide e si posano un po' ovunque, seguendo rotte imprevedibili - ginocchio destro, clavicola destra, capezzolo sinistro, un morso poco sopra l'ombelico, un altro bacio umido sul collo, un succhiotto sul fianco sinistro, un altro gemello su quello destro - al contrario delle rotte che prendono invece le mani affusolate del riccio - dalle caviglie dritte fino ai fianchi, poi gli indici si piegano verso l'interno, infilandosi sotto l'elastico dei boxer e scivolano nuovamente giù per le gambe - niente più boxer, sospira.

STAI LEGGENDO
Argilla.
Storie d'amore"Quale motivo tu è ancorra qui?" "Ti sto studiando." La risposta del ragazzo lascia interdetto per un attimo il più grande, che dopo poco però gli rivolge un sorriso luminoso e annuisce, chiedendogli di aspettarlo; così, un'ora dopo, sono seduti su...