9. In my place.

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Una delle pessime abitudini di Federico era quella di lasciare che il controllo dei suoi pensieri finisse nelle mani di quello che aveva nominato 'Zedef', che era il suo completo opposto in tutto. Zedef è un ragazzo elegante, senza nemmeno un tatuaggio, un tipo un po' fighetto che, pur essendo in ogni occasione vestito come suo nonno, risultava, nella sua mente – unico luogo in cui Zedef esiste-, sempre cool, assurdamente. Zedef è sicuro di sé, è forte, è insormontabile, è esonerato da tutti i difetti che invece possiede Fedez, e la forza più grande di Zedef sta proprio nell'essere l'immagine perfetta di quello che Fedez vorrebbe essere, un'immagine perfetta, eterea, che non è possibile scalfire in alcun modo. E Fedez ne è geloso. Lo invidia, vorrebbe essere come lui, per questo mette in atto ogni singolo consiglio di quell'individuo che si è materializzato negli anni nella sua mente, dando un'immagine alle troppe voci che sentiva; ora ne sente una, ma ha la carica e la cattiveria di tutte quelle messe insieme, ed è semplicemente spaventoso.

Ancora più spaventosa è la completa devozione di Federico verso queste voci, verso la loro materializzazione. Crede fermamente che vogliano il suo bene, per questo le tiene anche nascoste dal resto del mondo, nella sua testa perché gli altri non capirebbero, non possono capire, e gli darebbero del pazzo, li separerebbero, Fedez e Zedef lontani, per sempre, e nessuno dei due lo vuole, dunque bisogna tacere su questo, tacere anche con Michael.

Michael che si trova a Lodi per una cena di famiglia, una sorta di riunione. Michael che rimarrà lì per il weekend. Michael che è l'unico che riesce a far sparire Zedef, poiché con Michael Federico si sente perfetto, non ha bisogno di voler essere nessun altro. Michael che non deve sapere nulla di tutto questo perché scapperebbe davvero sta volta, Zedef lo ricorda sempre a Federico quando il ragazzo è lì per lì per dire qualcosa a Michael.

'Oh, smetti di pensare a lui, Federico, ora siamo soli. Evidentemente il tuo Michael non ti ama poi così tanto, insomma, guarda bene questa foto, guarda il suo sorriso, con te non sorride così, magari lì ha rincontrato qualche sua vecchia fiamma...' Zedef parla piano, sussurra quasi inizialmente, mentre Fedez osserva con il labbro inferiore tra i denti la foto che gli ha inviato il libanese, un selfie del suo arrivo con un sorriso enorme. Ed inizialmente Federico ha guardato quella foto con tenerezza, pensando a quanto risultasse tenero il suo ragazzo in ogni singola cosa, a quanto gli sarebbe mancato, a quanto era bello, poi le parole di Zedef lo hanno piegato ed ora eccolo lì ad osservare sconcertato quella foto che lo aveva fatto sorridere, provando a replicare debolmente.

-"No, non è come dici.. lui è appena arrivato ed ha subito pensato a.."

'A te? Non farmi ridere che non sono proprio dell'umore. Forse perché io ho già capito quello che tu ti ostini a non voler vedere. Dio, è così ovvio!'

-"Cosa? Lui tiene a me.."

'Cavoli, ti avevo detto di non farmi ridere. Lui ti sta solamente usando, probabilmente per fare una qualche buona azione, perché gli fai pena. Sei assolutamente patetico, tu e i tuoi tatuaggi, tu e i tuoi miseri diciotto anni, tu e i tuoi problemi, tu e il tuo vittimismo, tu e i tuoi sbalzi d'umore, tu e quelle quattro rimette che ti ostini a chiamare canzoni. Sei patetico. Come sempre. Ti è bastato non sentirmi per un po' per anche solo pensare di essere normale, ti è bastato così poco per dimenticarti quello che sei? Che poi non è nemmeno una gran cosa, forse per questo l'hai dimenticato così rapidamente.'

Le parole gli rimbombano nella testa che tiene nascosta tra le mani, senza rendersi nemmeno conto di star tirando alcune ciocche dei propri capelli, senza rendersi conto delle lacrime che iniziano a solcare le sue guance, senza rendersi conto dei singhiozzi che in poco tempo riempiono la camera in cui si è chiuso, senza rendersi conto di aver fatto partire una chiamata, senza rendersi conto della voce del libanese dall'altro capo del telefono.

-"Bae! Come mai tu chiama?.. Fede? Oh ansiama, risponde!... Federrico! Bae? Hello? Are you crying? Baby, please, answer me.. Fede tu mi preoccupa, che sucede? Fed.."

-"Basta! Devi smetterla, devi smetterla, smettila, non è come dici.. non è così..."

-"Federico cosa stai dicendo?"

-"Non è così Zedef, non è.."

-"Zedef? Amore? What the hell?"

Michael non riceve risposta, e questo fa salire in maniera piuttosto vertiginosa il suo livello d'ansia, già altissimo quando si parla di Federico. Federico che piange e che dice cose apparentemente senza senso, Federico che stacca la chiamata facendo cadere un velo di gelo sul cuore di Michael.

Federico. Con gli occhi velati di lacrime, gonfi e arrossati a fissare lo schermo del suo cellulare dove ancora legge quella chiamata durata intorno ai cinque minuti di cui non si era minimamente accorto, quella chiamata che potrebbe segnare la fine di tutto, e Zedef non intende fargliela passare liscia.

'Poi non dovrei darti del cretino vero? Poi dovrei starti pure a sentire quando inizi a singhiozzare come una cretinetti di dodici anni mentre guarda Titanic, dovrei pure darti retta? Ma non ti rendi conto di quello che fai? Eppure hai diciotto anni ormai! Il tuo fidanzatino ti ha preparato tutte quelle belle sorpresine per festeggiare un bel cazzo di nulla dato che hai evidentemente ancora tre anni a livello mentale. Come hai potuto chiamarlo in questo momento? Ti sei reso ancora più ridicolo di quanto tu non lo fossi già, gli hai fornito su un piatto d'argento un motivo per abbandonarti, nella migliore delle ipotesi. Vuoi che io ti ricordi la peggiore delle ipotesi? Non scuotere la testa, pappamolle, tanto sai che non mi incanti, con me questo non attacca. Nella peggiore delle ipotesi, il tuo amato Michael ti manderà in un manicomio e sai perché? Perché tu hai appena avuto la splendida idea di chiamarlo proprio ora, proprio ora, per farti sentire mentre ti urlavi di smetterla, e in questo modo sai cosa gli hai fatto capire? Sì che lo sai. Gli hai fatto capire che sei fuori di testa. Matto, matto da legare. E i matti non stanno con quelli come lui, lo sai no? Quindi è inutile che continui a sperarci, crogiolati pure nella convinzione che lui non farà nulla di quello che ti dico, convinciti pure che devi dargli fiducia, fallo, ti prego. Ma quando poi ti ritroverai nei guai, circondato da matti veri, beh non chiamare me eh, non farlo. Io non ti verrò ad aiutare, mi spiace. Infondo io sto facendo già ora il mio dovere da buon amico, ti sto mettendo in guardia e.. oh sì, ora inizi a parlare la mia stessa lingua, esattamente. Bravo, prendi la lama dal rasoio, così, esatto, starai bene, fidati ancora di me Fedez, andrà tutto bene.'

Michael intanto prova e riprova a chiamare il suo ragazzo, che sembra aver spento il telefono o volerlo ignorare per quella sera dato che non riceve risposta su nessun fronte tecnologico di cui il libanese ed il milanese dispongono. E forse per la prima volta sta un po' odiando quella sua famiglia che lo tiene legato lì, legato lontano dal suo Federico che sta male, e lui non sa perché. Federico sta male e Michael sente il suo dolore anche a chilometri di distanza, sente il suono dei suoi singhiozzi tremanti rimbombargli nella testa, sente il suono di quelle parole al limite della disperazione e si sente male. Male per lui, male con lui.

Verso la mezzanotte riesce a liberarsi dalle grinfie dei parenti e dalle loro lamentele per il modo in cui vuole andare via, per non volersi fermare, per quella fretta che sua madre sta iniziando a reputare oltre i limiti del buon gusto, per il modo in cui ha partecipato passivamente a quella che doveva essere una rimpatriata. In tutta risposta il ragazzo rivolge qualche sguardo mortificato e delle semplici e deboli scuse mentre sale in auto, con la promessa di farsi vedere al più presto, certo, ora la cosa fondamentale era riuscire ad andare via, riuscire a percorrere quei 40km scarsi che lo separano dal suo ragazzo. Dal suo ragazzo, troppo debole per resistere ad un pensiero.


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