"Cappotto di Gally"

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CAPITOLO TREDICI

"Continua a gridare, Katherine!" urlo a gran voce, sentendo i polmoni fare uno sforzo abbastanza sostenuto.
Riassunto della situazione:" I Velocisti stanno andando al sicuro, i muri si muovono di nuovo, Kath è da qualche parte in mezzo a questo casino e io devo trovarla. Basta che un solo muro si sposti, e lei è spacciata. Completamente.
"Dove sei?" grida lei nuovamente, e la voce è un po' più chiara, forse sono riuscito a localizzarla. Molto, molto forse.
"Continua a parlare!" mi sposto verso la sezione tre, e le urla si fanno sempre più vicine per fortuna. Corro a perdifiato, sento le gambe cedere. Ma non posso assolutamente tornare indietro.
"Qui si sta chiudendo tutto!" urla lei di nuovo, stavolta la voce gratta molto.
Posso capirla, se non fossi abituato probabilmente starei per mettermi a piangere anche io.
No, okay, piangere no. Non piango da finché ho memoria.
"Minho!" grida lei di nuovo, sempre più spaventata. "Ho solo due uscite, si stanno chiudendo!"
"Non smettere di correre!" urlo, aumentando la velocità. "Sto arrivando, tieni duro!"
Svolto un altro paio di angoli, correndo per un corridoio alquanto stretto. So che ci sono, la voce veniva da qui. Riesco a sentire i singhiozzi, mancano pochi metri. Dio, che sollievo.
"Kath!" la chiamo, e i singhiozzi si interrompono. "Vieni verso la mia voce, fa' in fretta!"
Finalmente la vedo uscire dal vicolo cieco in cui era finita, due grosse lacrime le solcano le guance e i vestiti sono sporchi dalla testa ai piedi. Tiro un sospiro di sollievo, asciugandomi il sudore sulla fronte. Non credo di averla mai vista più spaventata di così. E, per giunta, la cosa che mi dà più fastidio è che, a giudicare da ciò che ha in mano, è entrata in questa trappola mortale solo per darmi il pranzo che ho dimenticato. Ha rischiato la sua vita per il mio caspio di pranzo. Deve rivedere le sue priorità.
Appena mi vede le si illuminano gli occhi, e parte correndo verso di me fino a rallentare per non cadere a terra. Muovo un passo verso di lei, non capendo nemmeno cosa mi stia succedendo, e la stringo in un abbraccio. Giuro che non c'entro niente con ciò che dice il mio sistema nervoso, mi sono mosso autonomamente. Ma devo ammettere che averla al sicuro tra le mie braccia è come un calmante, e l'adrenalina se ne sta andando piano piano.
"Sei veramente un'idiota, Katherine" mormoro, ancora stretto a lei. "Mi hai fatto perdere due anni di vita."
"Avevi dimenticato il pranzo, non c'era nessuno e così ho pensato che non potevate essere tanto distanti."
"Sei fuori di testa!" sbotto, allontanandomi. "Se usciremo da qui te ne dirò di santa ragione. Ma prima di tutto dobbiamo uscire."
"Sei positivo, lasciatelo dire."
La guardo male, facendo una smorfia: "Zitta."
Katherine sbuffa, passandosi una mano tra i capelli mentre inizia a seguirmi: "Cosa devo fare?"
"Correre, Kath. Devi correre. Non ci chiamiamo 'Velocisti' perché il catalogo dei nomi era finito."
"Intendente Minho e la sua dolcezza."
"Finiscila" ridacchio, iniziando a correre. Mi rendo conto che ci metterò il doppio a raggiungere l'uscita, per non considerare le pause che dovrò fare. Insomma, una pive e tra l'altro femmina! Non faremo nemmeno un chilometro senza fermarci.

"Senti un po', Velocista" mi chiama lei, mettendosi al mio fianco. "Ma stiamo correndo o camminando a passo veloce?"
Sta cercando di offendermi?
"Sto andando piano per te, pive" rispondo, cercando di far risultare la voce meno altalenante di quanto sia in realtà.
"Guarda che se fosse per me saremmo già usciti!"
"Allora prego, accomodati!" sbotto, aumentando la velocità. Tra quindici metri si sarà già persa, ne sono sicuro. Non può di certo pretendere di essere allo stesso livello di noi Velocisti.

Cristo santo, devo smetterla di dire che le cose non potrebbero mai succedere. Perché, a meno che io non stia sognando o sia sotto effetto di droghe pesanti, Katherine sta correndo da un'ora e mezza senza aver mai avuto bisogno di una pausa. E non è umanamente possibile.
"Siamo quasi arrivati!" grido, indicandole la strada da prendere. "Ci manca circa un chilometro."
"Okay, allora ti dispiacerebbe fermarti un attimo?"
Freno di colpo, girandomi verso di lei, sollevato dal fatto che anche lei debba prendere fiato. Insomma, mi fa piacere sapere che anche lei ha dei polmoni funzionanti.
"Stanca, eh?"
"In realtà no, voglio solo dirti una cosa" ridacchia, appoggiandosi ad una parete. "Tu sei stanco?"
"Un pochino, direi. Fa' in fretta, pive, i Radurai ci stanno aspettando" mi siedo con la schiena appoggiata alla prete opposta alla sua, tirando un gran sospiro. Appena sarò al sicuro, giuro che mi metterò a dormire.
"Mi dispiace per tutti i guai che ti ho fatto passare. Partendo da Alby per arrivare a questo."
Alzo lo sguardo verso di lei, sorpreso, ma il suo è fisso a terra. Non sarà mica...imbarazzata? In questo caso potrei veramente mettermi a ridere.
"Non sei stata tu l'unica causa dei litigi con Alby, tranquilla. Quella è la nostra quotidianità."
"Non so come ragioni tu, Minho. Ma a me non va di sapere che qualcuno sta male per colpa mia."
Stare male? Non mi pare di essere mai stato male da quando c'è lei. Okay, magari infastidito, ma non...male.
"Su col morale, Kath" mi alzo, andando vicino a lei. "Non sono arrabbiato con te. E sai una cosa? Magari potrei chiedere di farti diventare Velocista. Magari potremmo passare più tempo insieme."
Lei fa un sorriso, alzandosi aiutata da me: "Ti voglio bene, Velocista."
Anche io, Kath.
"Inizia a correre, pive."

Chiamami VelocistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora