23~Marcus

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Tick-Tock Tick-Tock Tick-Tock

Il silenzio è rotto dal ticchettio dell'orologio sulla parete di fronte a me che sembra suonare sempre più forte.

Il tempo sembra non passare, quasi fosse fermo.

Di fronte a me c'è una scrivania di legno scuro rovinata in superficie con una lampada, un paio di penna ed una pila di fogli accatastati disordinatamente su un lato.

Dietro ad essa v'è una sedia con rivestimento in pelle scura e grezza.

Sulla parete, sotto all'orologio ci sono dei quadri contenenti dei documenti, alcuni sono diplomi, altri certificati di nascita, di matrimonio e di morte.

Io sono seduta su una sedia di legno traballante che ammiro le ragnatele che ornano ogni angolo della stanza.

Ecco l'ufficio di Marcus.

Sta mattina Franco mi ci ha portata dicendomi di aspettare qualche minuto ma è da ore che ci sono dentro e il ticchettio dell'orologio mi trapana violentemente il cranio.

Cerco di distrarmi immaginandolo, basso e in carne, capelli corti e mori, unti e spettinati, baffi disordinati e barba non fatta, vestito in modo trasandato con degli strappi sui pantaloni, le scarpe bucate e gli aloni sulla camicia.

Oppure lo immagino alto non troppo magro e muscoloso, capelli corvini pettinato di lato, barba e baffi fatti, smocking e scarpe lucide.

Personalmente spero sia il secondo.

Mentre fantastico sul suo carattere sento la porta alle mie spalle aprirsi ed il picchiettare dei tacchetti non in sincrone con il ticchettio dell'orologio mi provoca dei brividi lungo la schiena.

Sto per vedere mio padre, l'uomo che mi ha concepita, colui che ha abbandonato me e mia madre quando sono nata, la persona che più ho desiderato conoscere in vita mia e che ora è qua, ad un metro da me.

Tengo lo sguardo basso, non oso guardarlo, nonostante sia mio padre ho sempre nutrito un certo rancore nei suoi confronti, non si è mai preoccupato di me, non si è mai detto" oh, ho una figlia, aspetta che vado a trovarla", mai una visita, mai un regalo, mai niente, MAI.

Ma d'altro canto è colui che mi ha concepita e che ha amato mia madre fino al punto di sposarla.

Sono in conflitto con me stessa, non so che fare.

Potrei sempre andarmene, scappare a gambe levate ma sono ansiosa di scoprire chi sia quest'uomo.

Mi decido ed alzo lo sguardo.

Eccolo li, seduto sulla sedia di pelle di fronte a me che mi fissa inespressivo.

Non è proprio come lo immaginavo...ha i capelli corvini corti e mossi, gli occhi di ghiaccio, gli zigomi definiti e la barba fatta da poco. Indossa una maglia nera ed una giacchetta in pelle nera aperta, il resto è nascosto dalla scrivania.

Lui mi squadra inespressivo ed io mi sento sempre più a disagio.

Con lo sguardo mi inchioda ed io resto a fissarlo intimorita, i miei occhi fissi nei suoi, la mia immagine che si rispecchia alla perfezione in quel color ghiaccio.

Marcus:- Bene, credo che sia ora delle presentazioni, io sono Marcus- allunga la mano verso di me, il suo tono è profondo e sensuale, gli stringo la mano titubante e subito dopo la unisco all'altra sopra al mio ventre.

I:- Io sono Vanessa-

Ho i palmi sudati dall'agitazione e strofino le nocche sulle gambe torturandole.

Marcus:- Si, lo so...per caso uno dei ragazzi ti ha spiegato il motivo per cui ti trovi qui?-

Io:- Si, mi ha accennato qualcosa...- abbasso il capo, non mi sento molto a mio agio.

Marcus:- Sono tuo padre...questo è il succo del discorso. Se vuoi sapere qualunque cosa basta che tu me lo chieda e ti sarà detto- si sporge un po' verso di me come se volesse starmi vicino ed io faccio lo stesso

Io:- Okay...mia madre mi ha sempre detto che tu saresti morto in un incidente stradale...-

Marcus:- Frottole. Dopo aver lasciato tua madre le ho detto di spiegare così il fatto che io non ci sia alla bambina...a te, per non complicare ulteriormente la faccenda- per un'attimo il suo sguardo è triste e perso ma subito si riprende

Io:- Perchè non potevo sapere che eri vivo?-

Marcus:- Sarebbe stato troppo...pericoloso, a quei tempi c'erano parecchi problemi e non ne volevo altri- la sua voce è fredda, quasi crudele e per un'attimo ci rimango male ma ho troppe domande da fargli e così passo subito ad un'altra

Io:- Perchè hai lasciato mia madre?-

Marcus:- Cominci a fare troppe domande-

Io:- Troppe domande o domande sbagliate?- domando con aria di sfida

Marcus:- Ma tu guarda che temperamento, l'hai preso dal padre questo- sorride e riesco a scorgere un filo di orgoglio nei suoi occhi ma non ne sono sicura.

Marcus:- Scusa comunque se ti ho fatta aspettare tanto a lungo, è sorto un problema all'ultimo minuto e non potevo rimandare-

Io:- Tranquillo-

Marcus:- Ora ho un'altro lavoretto da fare quindi se non ti dispiace ti riaccompagno in camera tua-

Io:- Okay-

Stiamo camminando per il corridoio, l'uno affianco all'altra ne troppo vicini ne troppo lontani.

Io:- Cosa ne sarà di me? Resterò qui o potrò tornare a casa?-

Marcus:- Resterai qui con me, recupereremo tutto il tempo perduto ed impareremo a conoscerci meglio-

Io:- ma come...non potrò tornare a casa?-

Marcus:- No-

Non tornerò mai più a casa, non rivedrò mai più mamma, Oliver, Anna, Jim...Johnny, non potrò mai più andare a scuola, passare pomeriggi interi con gli amici, serate romantiche con Johnny e magari...non rivedrò mai più il sole.

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Si mette male la faccenda...povera Vanessa, rimpiange persino la scuola.

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Alla prossimaa:)

Doppio destino || Johnny DeppDove le storie prendono vita. Scoprilo ora