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Pensiero.

"Va, pensiero, sull'ali dorate;
va, ti posa sui clivi, sui colli,
ove olezzano tepide e molli
l'aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
di Sionne le torri atterrate...
Oh, mia patria sì bella e perduta!
Oh, membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati,
perchè muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi,
ci favella del tempo che fu!
O simile di Sòlima ai fati
traggi un suono di crudo lamento,
o t'ispiri il Signore un concento
che ne infonda al patire virtù,
che ne infonda al patire virtù,
che ne infonda al patire virtù,
al patire virtù!"

In quel momento Verdi invadeva la stanza con tutta la sua forza e maestosità, Ronnie non capiva un'accidente di italiano ,aveva letto la traduzione anni addietro mentre l' ascoltava ,il Nabucco, in un vecchio e malandato bar di New York dove un'altrettanto vecchio giradischi gracchiava questa melodia, se n'era innamorato subito e non aveva avuto bisogno di sapere che opera era , o chi l'aveva creata, era già estasiato da ogni singola nota.
Anche adesso stava pensando a qualcosa di cui era innamorato, ma non era una canzone o un'arma, bensì di Andrew. Non era sicuro di questo suo sentimento ma erano settimane che non usciva di casa, nel frattempo però aveva letto il giornale , ogni giorno rubandolo da qualche buchetta della posta perché lui non ne voleva una, la avrebbe distrutta di sicuro andandoci addosso con la macchina che non possedeva; in ogni caso aveva letto che i funerali dei genitori di Andrew c'erano stati solamente una settimana e mezza dopo la loro morte, inoltre lo avevano addirittura intervistato, descrivendolo solo al mondo.
Alla domanda : "Cosa farai ora?" aveva risposto : "muoviti a tornare da me, la mia bocca non sa quasi più di te..."

Scaraventato via il tavolino rosso sangue mise le mani tra i capelli cercando di soffocare il pensiero di quel bacio che lo stava facendo affogare in un baratro di paura verso i suoi stessi sentimenti.
Doveva mettere fine al suo strazio.
Doveva far tacere le voci .
Doveva far tornare il suo cuore di pietra.
Doveva uccidere andy.
Doveva farlo il prima possibile.
Prese il primo coltello che trovò vicino a se e corse alla porta ma quando vi fu davanti le lacrime non smettevano di scendere e le sue ginocchia cedettero sotto il suo peso facendolo stramazzare al suolo con le fitte allo stomaco e il viso contratto in una smorfia di dolore , si portò le mani al petto sul lato sinistro , sopra al cuore e sentì il dolore più forte mai provato nella sua esistenza. Tornò indietro pensando che era troppo , si sentiva stupido ad aver ripetuto quella scena per ben 4 volte , ma sono dettagli.

Era uscito di casa finalmente , dopo un altro paio di tentativi, camminava incerto verso la casa di Andy con il suo coltellaccio in tasca, si sentiva sempre peggio , e il peggio arrivò quando davanti alla casa di Andy non riuscì a non cominciare a piangere cadendo di nuovo in ginocchio. Una donna si fermò accanto a lui posandogli una mano sulla testa e accarezzandolo dolcemente.
"Perché piangi caro? "
"È colpa... mia ..."
"Che cosa ?" Si era inginocchiata anche lei.
"il suo dolore..." disse indicando con mano tremante la casa di Andy.
" questo dolore non durerà per sempre, la tristezza non ha fine"
A quelle parole Ronnie si era voltato e non aveva visto nessuno a parte la sua ombra.

Puoi decidere tu il tuo destino.

Finalmente era entrato in casa di Andy e come sempre salì le scale con passo felpato, fino ad entrare in camera sua , era stranamente simile a quella di sua nonna, notò Ronnie e proprio come la sera in cui era morta la gentile signora , un raggio di luna illumina il viso di Andrew che anche se sempre magro e spigoloso sembrava meno triste, o forse era solo una sua impressione.
Prese un bel respiro e si avvicinò alla sua vittima , alzò il braccio in cui stringeva la sua arma contraendo ogni singolo muscolo poi lo abbassò velocemente verso il letto.
"Finalmente sei tornato..."
Ronnie scattò indietro lasciando cadere a terra il coltello insanguinato, mentre andy si alzava raccogliendolo da terra per poi ridarglielo con calma.
"Tieni - disse porgendogli il coltello dalla parte del manico - è tuo"
Ronnie lo afferrò.
"Dai, riprova " disse rimettendosi sdraiato nel letto .
Ronnie fece come aveva detto e si mise a cavallo della sua vita tenendo il coltello in alto sopra la testa, guardò Andy negli occhi, brillavano, poi fece calare il coltello su se stesso piantandoselo nuovamente nella gamba. Ronnie soffocò un grido trirandolo fuori dalla propria carne e lo piantò a fianco alla testa di Andrew, che rimase calmo.
"Vuoi provare ancora?" Gli chiese.
A quel punto il coltello volò giù dal letto mentre Ronnie si era fiondato sulle labbra di Andy cercandolo con tutto se stesso ma senza ottenere risposta, quindi si staccò scendendo dal letto e riprendendo il coltello.

"E ora? Che farai?" Gli sussurrò andy mettendosi seduto sul bordo del letto.
Ronnie semplicemente cominciò a piangere in silenzio andando verso la finesta.
" La faccio finita..."disse aprendo I vetri.
Andy tacque.
"Scusami non merito di vivere...sono solo... solo io..." si puntò il coltello verso il ventre e guardò la luna "è davvero la fine..."

Si stava davvero per accoltellare, Andy lo vedeva nei suoi occhi e non poteva perderlo era stanco di perdere persone, gli salì il panico corse da lui voltandolo verso di sé e strappandogli il coltello di mano.
"TI prego... non farlo... mi rimani solo tu..." buttò il coltello giù dalla finestra. Ronnie lo guardava stralunato , non capiva più nulla, voleva solo non essere li a baciare Andy , voleva solo non volere ricambiare quel bacio.
Ronnie tornò dopo forse qualche secondo di troppo coi piedi per terra, o se vi piace di più coi piedi sul pavimento della stanza di Andy, che gli teneva il viso tra le mani e lo tirava a se, Ronnie non si reggeva in piedi per colpa della ferita alla gamba ma non voleva assolutamente , per nessun motivo, staccare la sua bocca da quella di Andy. Si appoggiò all' armadio sbattendoci andy contro, bloccandolo li tra lui e l'armadio grugnendo appena nel bacio quando Andrew lo sfiorava e sentendo il sangue colare a terra ed impregnare i jeans scuri.
"T-ti...fa ... male? " aveva chiesto andy incerto e ancora senza fiato per colpa di Ronnie che ora gli baciava le guance e il collo.
"Si... fa male..." Gli rispose tra un bacio e l'altro.
"Vieni..."
Ronnie ridacchiò appena per il doppio senso e si lasciò cadere sul letto in mezzo al buio, sentendo poi Andrew salirgli a cavallo della vita e far combaciare le loro labbra ancora una volta, non era un bacio dolce era quel bacio che è desiderato da entrambe le parti, in cui di nuovo non c'era ne capo ne coda, solo movimenti che anche se fatti istintivamente erano giusti non c'erano intoppi come se fosse sempre stato così.
Ronnie come la prima volta gli mise le mani sotto la maglia, riuscendo poi a toglierla in una qualche maniera, andy invece si strusciava su di lui senza mai smettere di baciarlo con tutta la passione che aveva in corpo e che nessuno a parte Ronnie, aveva mai sperimentato.

Sospiri e gemiti segreti, che nessuno avrebbe mai dovuto sentire , com'è strana la vita: quello che per andy era la causa della fine di tutto , che fosse la sua vita o la sua voglia di vivere, ora si stava trasformando nell'unica cosa di cui necessitava veramente.

Davvero strana la vita, davvero molto.

Ma se questo è quello che vuole il destino lasciamo che sia, perché la perfezione non si crea da sola, servono 4 mani per darle forma; in quel momento però le 4 mani di cui parlo erano impegnate a scoprire di nuovo il corpo che avevano di fronte spogliandolo di tutto , e non parlo unicamente di vestiti, le carezze toglievano la paura, i baci le insicurezze , i sospiri e i gemiti portavano via il dolore e l'angoscia.
"D-dimmi... chi sei...?" Aveva mugolato Andy allungando le mani sulla schiena dello "sconosciuto" che lo stava mandando ai pazzi.
"Sono... Joseph..." mentì Ronnie facendosi spazio tra le gambe di Andrew, che nel frattempo gli aveva allacciato alla vita.
"E... e... la R ... qu-quih? " Gli aveva accarezzato la tempia tatuata.
"Non... posso dirteloh..."
"Si che puoi..."
"Lo andrai a dire alla polizia." Si era improvvisamente fatto serio.
"Okay... J- Joseph ... per ora mi accontento ..." Lo aveva di nuovo tirato a se baciandolo con passione sempre maggiore.
Ronnie chiuse gli occhi e si fece guidare dal suo istinto, o per meglio dire dal suo corpo, quella notte scoprì che c'erano altre urla che voleva sentire e non erano urla di dolore, ne sussurri agonizzanti : era Andrew che voleva sentire urlare, urlare il suo nome (anche se il secondo, ma pur sempre il suo nome ) gridava forte ansimando mentre erano una sola cosa, non gli sembrava sbagliato, voleva solo non finisse mai ...

Diario dell'assassino.
Page.7
08/02/16 05:38
Tentativo numero 1:fallito.
Dovrebbe essere Andrew a soffrire eppure, sento male al petto quando penso alla sua pelle tiepida sotto le mie dita,mi manca il suo respiro sulla mia pelle, vorrei tornare a guardarlo dormire e non essere qui dove sono ... che mi sia davvero innamorato?


Ciao ... cosa faccio io qui non lo so beh, c'era una persona che voleva che questi due facessero l'amore ed ecco fatto: sei felice? Io si. Grazie per aver letto.

kill all your friends.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora