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Certe volte la mente ragiona per conto proprio.

Certe volte, non riesci a pensare ad una cosa con tutto te stesso, perché altre 300 cose fanno a spallate per poter essere pensate loro.

Dedicare tempo ad ogni singolo pensiero è impossibile.
Certe volte vorresti solo che qualche pensiero sparisse dalla tua mente, forse perché è un ricordo che noi reputiamo insignificante, o per meglio dire ci ricorda magari qualche idiozia fatta o qualche parola detta .
Queste ultime righe, anzi le ultime parole della frase prima, descrivono la situazione di Ronnie.
Da quando aveva ucciso Ashley non si sentiva più lo stesso.
Si guardava più spesso intorno, stava più tempo fuori dal suo antro ( da cui precisiamo, usciva solo per uccidere qualcuno) stava fuori ore ed ore durante il giorno, passeggiando per le vie della città la gente a volte gli rivolgeva un raggiante sorriso, a cui lui ricambiava un po tirato e quando si rendeva conto di quel che aveva fatto tornava a fissarsi i piedi mentre camminava svelto.
Era rimasto così tante ore fuori a ricambiare sorrisi che il suo volto sembrava meno latteo e meno duro, infatti apparivano su di esso due dolci linee , tipiche di chi sorride .

Anche quel giorno era uscito, il fresco vento di gennaio gli si insinuò sotto gli abiti, forse troppo leggeri, con cui era uscito. Camminò per un po senza meta, non ne aveva mai una , finendo in un parco tutto innevato.
Gli piaceva la neve, era soffice e fredda , un po gli ricordava i cadaveri...
Stava tenendo in mano una palla di neve quando un'altra gli arrivò in pieno viso , facendolo sobbalzare.
"Mi scusi signole... non volevo colpila..." disse una vocina al quanto esile alle sue spalle, che fu subito seguita da un'altra più decisa e adulta.
" mi scusi signore, davvero i bambini stavano solo giocando..."
"Non si preoccupi- disse Ronnie spolverandosi la felpa- va tutto bene"
La giovane donna teneva per mano un bambino di forse 5 anni, già sdentato, che rideva contento mettendo in bella vista i buchi fatti dai denti mancanti.
"Hai una bella mira piccolo, io sono Ronnie e tu? Come ti chiami?" Sì era piegato sulle ginocchia per essere circa alto come lui.
"Mi chiamo Simon, ti va di giocale con me?"

Quanta innocenza, quanta carne ancora incontaminata dal male di questa terra.
Era impossibile dire di no a quel bambino : ed eccolo li , a fare a palle di neve con un nanetto di 5 anni urlante, mezzo cecchino con le palle di neve e sdentato.
Dopo aver preso in faccia l'ennesima palla di neve Ronnie si era buttato sulla neve e il bimbo si era sdraiato addosso a lui ridendo come un pazzo facendo ridere anche lui.
" Tato lonnie, il tuo cuole batte supel folte! " aveva detto appoggiandosi al suo petto.

Non ci aveva mai fatto caso e invece ora lo sentiva: lo sentiva battere nel petto, sentiva ogni vena pulsare sul suo braccio, sentiva anche le tempie pulsare come il cuore. Era... un bella sensazione.
"anche il tuo piccolo ..." e aveva sorriso, quasi in modo dolce.
Il bombetta gli si era appeso poi al collo abbracciandolo stretto stretto, per quanto il cappotto enorme glielo permettesse, poi lo aveva salutato correndo dalla madre.
Anche lui si era alzato ed era tornato a casa riflettendo sugli ultimi omicidi fatti e da tutti trae sempre le stesse conclusioni : era tutti molto frettolosi, avventati.

Si era limitato ad uccidere semplicemente inniettando aria nelle vene , o ad inniettare semplice veleno , insomma nulla di esaltante.
Aveva tolto di mezzo i suoi amichetti del cavolo, ed era giunta l'ora di elaborare qualcosa di meglio, qualcosa che facesse apparire tutti gli altri delitti dei piccoli omicidi.
Prese in fretta e furia a preparare tutto il necessario per la sua opera d'arte , la cui protagonista sarebbe stata una bellissima ragazza bionda che di nome faceva Juliet e di cognome Simms, la quale era l'attuale fidanzata di Andrew .
Aveva in mente qualcosa che gli fece pensare : "Juliet ritieniti onorata, sarai la più bella delle mie opere"

Juliet non era a casa quando era arrivato Ronnie, così aveva cercato in casa sua indizi che potessero condurlo a lei , alla fine trovò una piccola agenda in cui sulla data di quel giorno era annotata un ora e un luogo : teatro ore 15: 15.
Si diresse all'unico teatro in cui sarebbe potuta andare la dolce biondina e li la trovò, intenta a recitare qualcosa di indefinito e agli occhi di Ronnie, era davvero orribile.
Non sapeva recitare e se ne rendeva conto anche lei, ma nonostante tutto continuava, poi chissà perché o per quale motivo la sua voce uscì melodiosa e rauca dalla sua gola, graffiante e allo stesso tempo malinconica al massimo, cioè tutto ciò di cui Ronnie non aveva bisogno.
Le si avvicinò lentamente battendo le mani, sorridendo sadico.
"Brava! " le disse Ronnie
lei presa alla sprovvista si inchinò velocemente arrossendo tutta.
" sei davvero brava a cantare, sicuramente sei più brava che a recitare..." disse in tono di sfida salendo sul palco.
"Come scusa?" Si accigliò lei.
"Sul tuo file - le si avvicinò in modo sensuale e per un momento Ronnie pensò di essere gay- non c'era scritto 'bambina arrogante' " disse spostandole con ribrezzo i capelli dal collo affusolato, dio quanto avrebbe goduto a romperglielo in quel preciso istante.
" n-non sono una b-bambina..."
"Perché balbetti allora?"
"Non s-sono affari t-tuoi..."
Ronnie odiava toccare i corpi vivi per questo portava sempre i guanti, ma le mise le mani sotto la maglietta ugualmente tastandole il costato e come ogni donna farebbe su questo pianeta lei si scostò di colpo mollandogli per giunta un sonoro schiaffo sul viso.

Ronnie incassò e poi con un espressione ferrea e dura fa fece cadere faccia a terra.
"Sì una bambina cattiva..." non lo sapeva perché quel giorno ce l'aveva con i bambini ma inutile mentire era così.
Le si mise a cavalcioni sulla schiena prendendole le braccia.
"Sarò svelto vedrai ..." disse solamente questo e poi ...

Crack.

Un suono secco e deciso che eccheggiò per tutto il teatro assieme alle grida di dolore di Juliet.
Le aveva disarticolato le spalle.
"Visto? È stato veloce!" Disse tutto contento.
La trascinò dietro le quinte legandole le mani ad una corda, la spogliò lasciandola solo in slip, le fece indossate un vestito bianco di raso, che le stava meglio di quanto si aspettasse Ronnie.

L'unica cosa che però lo irritata era il suo continuo frignare.
Così le tagliò la lingua di netto con taglio preciso e lineare, di conseguenza una cascata di sangue rosso e denso scese giù dalle labbra carnose di Juliet macchiando il suo splendido abito.
"Volevi dare un tocco tuo eh? " stava giocando ancora con la sua lingua lanciandosela da una mano all'altra poi evidentemente scocciato dal giochino , lo aveva lanciato lontano.
"Sorridi piccola, tra poco anche questo dolore sparirà..."
Lei scosse la testa piangendo a dirotto.
"Sorridi."
Pianse più forte.
Il killer tatuato la afferrò veloce alla gola e le incise il voto quasi a tagliargli le guance.
Osservò ammirato il suo lavoro e ne fu piacevolmente soddisfatto.

Oramai mancava poco la portò fuori, sotto un albero innevato e li la distese dolcemente.
"Chiudi gli occhi, juliet... "
Lei aveva obbedito ormai rassegnata al suo tragico destino.
Ronnie sorrise, prese un respiro profondo e le piantò un coltello nel fianco poi lo fece anche dall'altro lato.
Il sangue che uscì dalle ferite si mescolò alla neve tingendola di rosso creando due macchie enormi che sembravano ali.
Le chiuse gli occhi dolcemente e le mise un avambraccio sul viso, come se si coprire gli occhi dal sole mettendole tra le dita una delle sue rose, aveva scelto la più bella , quella più profumata, quella che era così semplicemente bella da mettere in secondo piano anche quelle che erano più macchiate di nero, questa infatti aveva solo una goccia nera.
Sistemò il corpo della ragazza come fosse in volo e poi scrisse con l'inchiostro nero "don't steal my roses" .
Aveva cancellato le sue orme e se ne era andato. Tornato a casa accarezzò la sua volpe impagliata e si mise sdraiato sul divanetto lurido del suo antro.

Diario dell'assassino
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20/01/16 21:36
Anche se la mia rosa la avevo lasciata tra le mani della ragazza di Andrew, oggi ne ho portata un'altra al suo funerale e sai che cosa stringeva tra le mani quel ragazzo? La rosa della sua Juliet.
Lo ho visto diverso, non piangeva, che abbia già imparato a domare il dolore della perdita? Non credo, semplicemente mi sta cercando . Vuole incontrarmi, forse con l'intento di uccidermi lui ma non mi troverà mai.
È rimasto per ore ed ore sulla lapide della sua donna ad aspettarmi, finendo per dormire, così ne ho approfittato :ho posato la mia rosa , in silenzio perfetto e poi mi sono allontanato sentendo che tornava a vivere , so che ha provato a cercarmi ma non puoi trovare un morto in mezzo ad altri morti.
Sì, mi sento un morto.



Non voglio trattenervi a leggere questi commenti , scusate il ritardo , lasciate una stellina e grazie♥

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