Chapter 12.

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Jack.

Ci girammo verso di esso, urlava disperatamente piangendo: ed era così innocente.
Ci guardammo spaventati.

"Non possiamo lasciarlo." Disse Rose, e io controllai il livello dell'acqua, forse si poteva fare.

"Va bene, sbrighiamoci!" Mi raccomandai, e corremmo verso il bambino: lo prendemmo in braccio.
Di fronte a noi c'era una porta che stava per essere buttata giù dall'acqua, allora corremmo dall'altra parte dove c'era un cancello aperto da cui entrava acqua a dirotto.
Non trovavamo più l'uscita, e oramai sarà stato allagato tutto, l'acqua gocciolava dal tetto e ci arrivava alle caviglie: okay, eravamo ufficialmente nella merda.

"Torna indietro!" Urlai, col bambino in braccio che pesava abbastanza.
Poi, arrivó un uomo che inizió a urlarci contro delle cose strane in un'altra lingua, prendendomi il bambino da in braccio: probabilmente era il padre.
Prese la sua valigia e inizió a correre verso la porta che stava per essere sfondata dall'acqua.

"No! Sta andando nella direzione sbagliata! Torni qui! Sta andando nella direzione sbagliata!" Continuammo ad urlare io e Rose, ma lui non ci ascoltava.
L'acqua sfondó le pareti facendo un grande rumore: ero rimasto di stucco.
Avevo appena visto un padre con suo figlio in braccio essere travolti dalla forza dell'acqua, morti in pochi secondi.
Poi Rose mi prese per i vestiti fradici e iniziammo a correre.

"Corri! Corri!" Urlai fortissimo, con la morte alle nostre spalle.
Ad un certo punto l'acqua riuscì a travolgerci comunque, e scivolammo tutti e due.
L'acqua ci trasportó ad una velocità impressionante da qualche parte.
Vidi Rose in lontananza che a malapena riusciva a stare a galla, e anche io facevo fatica sinceramente.

"Jack!" Urló.

"Rose!" La richiamai, il nostro percorso non finiva più: chissà dove eravamo finiti, non lo sapevamo.
Poi andammo a sbattere contro ad un cancello e Rose gettó un grido di dolore.
Pensai che ci avremmo rimesso la pelle tutti e due, ma poi vidi un'altra rampa di scale lì vicino: poteva essere la nostra salvezza.
Cercai di avvicinarmi verso di essa con tutte le forze rimaste.

"Rose vieni!" Le indicai la rampa di scale, ma non riusciva ad avvicinarsi: nessuno dei due riusciva a toccare più.

"Dammi la mano, forza!" La incoraggiai, e finalmente riuscimmo a salire.
Vedemmo un cancello, e quando riuscimmo ad arrivarci ci accorgemmo che era chiuso.

Non poteva essere vero.

Iniziammo a chiamare aiuto più e più volte.

"Aiuto! Aiuto! Aiuto!" Urló Rose, strattonando il cancello.
La aiutai anche io, ma non c'era più nessuno nei paraggi.
Poi, passo uno Steward: lui aveva le chiavi sicuramente.

"Signore!" Lo fermó Rose.

"Apra il cancello, la prego!" Lo scongiurai.

"La prego, apra il cancello, non vada via!" Insistette Rose, e lo Stweard ci ripensó e inizió a provare le chiavi.
Provó la prima, ma non era quella.
Non era nemmeno la seconda, e l'acqua ci arrivava già sopra alle ginocchia.

"Presto!" Urló Rose.

"Forza, presto, coraggio!" Insistette, lo Steward era diventato bianco dalla paura.
Provó la quarta chiave, ma non riuscì ad incastrarla nella serratura.

"Ci sono." Disse, ma in poco tempo gli caddero le chiavi.

"Mi dispiace, mi sono cadute le chiavi, io..." Lasció la frase in sospeso, e se ne andó impaurito, sotto ad una pioggia di scintille.
Rose aveva la bocca spalancata e gli occhi serrati.

"No, aspetti! Non vada via! Chiami aiuto, la prego! No!" Continuó ad urlare Rose, senza ricevere alcuna risposta dallo Stweard.
Le chiavi c'erano, e quindi non potevamo morire.
Così, non mi rimase altro che immergermi di nuovo nelle acque gelide dell'atlantico per prendere le chiavi.
Non potevo aprire gli occhi altrimenti mi bruciavano a causa del sale, quindi mi dovetti orientare col tatto.
Finalmente riuscii a toccare qualcosa di duro, capii che erano le chiavi.
Le presi ritornando su dalla mia Rose.
L'acqua ci arrivava fin sopra al petto.

"Le ho prese Rose! Qual é tra queste?" Le chiesi, facendole vedere il mazzo di chiavi.

"Quella corta! Quella corta, prova quella corta!" Mi rispose e iniziai a provarla nella serratura.

"Presto, Jack." Mi ricordó, oramai non toccava più ed era costretta ad aggrapparsi alle sbarre del cancello.
Io toccavo solo in punta.

"Presto! Presto!" Continuó, ma il cancello non voleva aprirsi.
Ormai l'acqua ci arrivava all'inizio del mento, e lei inizió a sputare acqua che aveva bevuto.

"Si é incastrata!" Urlai, preuccupatissimo.

"Presto, Jack!" Urló ancora più forte lei, quando sentii il 'tac' del cancello.
Si era finalmente aperto.

"Ce l'ho fatta! Dai, ce l'ho fatta!" Ci aiutammo a vicenda ad aprirlo, con l'acqua che ci arrivava fin sopra alla bocca.
Le luci lampeggiavano e gli occhi mi facevano male per questo, l'acqua era freddissima e mi bruciavano gli occhi e il naso, le orecchie mi fischiavano.
Non riuscivamo a toccare, così dovevamo aggrapparci ai tubi per farci avanti.
Intanto avevo perso Rose, e il panico iniziava a salirmi.
Ritornai in su, cercandola.
Poi la vidi un po' più avanti di me che urlava il mio nome.
Così la raggiunsi e finimmo quella rampa di scale.
In realtà era infinita, e vedemmo della gente correre su.

"Continuano ad andare su!" Urlai e finalmente quelle maledette scale finirono.
Ci ritrovammo di nuovo di fronte ad un altro cancello, ma fortunatamente, era quello che io Tommy e Fabrizio avevamo sfondato.
Solo allora mi ricordai di loro, chissà che fine avevano fatto.
Quindi lo superammo senza problemi, salimmo le scale per il ponte A e ci ritrovammo di nuovo nel salone da pranzo.
Mi assalirono i ricordi della nostra cena: non volevo che tutto questo andasse perduto, ma sopratutto non volevo perdere lei.
Correvamo mano nella mano verso l'esterno della nave, quando lei mi fermó.

"Aspetta, aspetta, aspetta!" Mi disse, e si avvicinó al Sg. Andrwes, che stava fissando l'orologio.

"Sg. Andrews." Lo chiamó.
Lui si giró.

"Oh, Rose." La salutó.

"Non tenterà nemmeno di salvarsi?" Gli chiese, ma lui non rispose.

"Mi dispiace di non averle costruito una nave più robusta, mia giovane Rose." Continuó, lei rimase molto male.
Poi, la nave fece uno strano rumore.

"Sta affondando rapidamente, dobbiamo muoverci." La presi per un braccio, ma Andrews ci fermó.

"Aspettate."

"Ecco a lei, Rose. Buona fortuna." Le diede un salvagente, e anche lei gli auguró buona fortuna.
Si abbracciarono, e lui ci benedì con lo sguardo probabilmente.
Uscimmo da una porta girevole, correvamo per il salone deserto.
Non sapevano cos'altro ci sarebbe potuto capitare, speravamo solamente di salvarci in qualche modo.

TITANIC. || Jose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora