Guardami negli occhi.

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Non appena chiudo la porta di quella casa sento scivolare una lacrima dai miei occhi. Fa male, tanto. Essere talmente vicini ma dannatamente distanti, non poter avere quel contatto magico qual'era un abbraccio, i suoi meravigliosi abbracci, un bacio o semplicemente una carezza.

Scendo velocemente le scale con la paura che lui mi veda così fragile, in lacrime. Però sto anche con la speranza che lui possa aprire la porta, venire verso me e abbracciarmi, dirmi che è solo stato un brutto sogno. Non lo fa, e forse é meglio così.

Decido di avvisare Carol, di star per arrivare, con una telefonata ma, l'unica voce che sento è quella della segreteria. Provo con Jon che, invece, risponde dopo un solo squillo "Giulia tutto apposto?" Mi domanda immediatamente "si, tutto risolto. Sto arrivando" lo avviso con un tono un po troppo basso "che è successo? Se l'è presa con te? Ti ha alzato le mani?" Mi domanda nervoso tutto d'un fiato.

"No! Calmati, sto bene e sto arrivando." Ripeto e questa volta chiudo la chiamata prima che possa, di nuovo, aprire bocca.

La casa di Soph non dista molto da quella di Kevin, ma ho bisogno di tempo per calmarmi. Stranamente sono contenta di non avere con me il mio motore, una bella camminata non può che farmi bene. Faccio un giro molto più lungo di quello che solitamente intraprendo, arrivando così, solo dopo circa una mezz'oretta.

Appena la mia amica apre la porta mi abbraccia "ciao Soph" le dico stringendola più forte. "Mi hai fatta preoccupare! Che hai fatto per arrivare così tardi?" Mi domanda ansiosa "Soph ho solo fatto un giro, tranquillizzati" ribatto con estrema calma.

"Carol e Jon?" Le chiedo "dentro..." mi risponde. Faccio per entrare "Giulia aspetta un..." non ha il tempo di finire la frase che sono già paralizzata ritrovando davanti a me Kevin. "Perché è qui?" Domando a Soph in un sussurro strozzato "Kev stava parlando con Carol al cellulare quando tu hai chiamato e si è precipitato qui..." mi spiega.

Corro da Carol, seduta al fianco di mio fratello "tutto apposto?" Gli domando preoccupata "si, certo non è il ritratto della felicità ma non si opporrà, grazie" mi dice con un gran sorriso. "Perfetto, adesso io torno a casa... ci si vede" avviso avviandomi verso la porta "no Giulia! Per favore... devo parlarti" la voce di Kev mi rimbomba nelle orecchie, e nel cuore.

"Io non voglio parlarti invece" incalzo, si avvicina più a me, talmente tanto che sento il suo respiro sulla pelle, percepisco il battito del suo cuore. Con la coda dell'occhio vedo allontanarsi tutti coloro che fino a poco prima erano nella mia stessa stanza. "Kevin, cosa non capisci della frase non voglio parlare con te?" Domando esasperata "il non" risponde fissandomi dritta negli occhi.

Con un movimento veloce sfilo un elastico dal polso destro legandomi i capelli in uno chignon approssimato, lasciando sfuggire alcune ciocche dei capelli ribelli che, prontamente, Kev mi porta dietro l'orecchio.
"Ho bisogno di parlarti, non ti chiedo altro" é un sussurro il suo, talmente pieno di dolcezza che devo usare tutto la mia forza e il mio orgoglio per non saltargli addosso.

"Parla" ordino sedendomi sul divano "quel bacio... non era d'affetto, tutt'altro" inizia "si, ed io sono la Gioconda" rispondo a tono "ascoltami" mi ordina esasperato, "sono tutta orecchi" ribatto con un tono di voce talmente da smorfiosa da farmi schifo da sola.

"Era per non farti più vivere l'inferno in quella maledetta scuola" scoppio a ridere per l'assurdità di quella frase "cosa ci trovi di divertente?" mi domanda al limite della pazienza. "Ah non era una battuta?" chiedo divertita "perché dovrebbe esserlo?" domanda in risposta. "Mettiamo caso che io non ti avessi visto, l'inferno, come lo chiami tu, l'avrei vissuto ugualmente, dopo quel bacio!" Gli urlo contro "no! Mi ha promesso di lasciarti in pace se gli davo quel maledetto bacio!" Anche lui urla adesso.

No fear, I'm with you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora