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La signora Dwon presentò Kate a tutto il personale presente in casa.

Ogni persona l'abbraccio come se la conoscessero da sempre, le dissero che era crescita e che questo nuovo colore le donava molto.

Dopo 'Nonna Lenè' ,così le aveva detto di chiamarla, accompagnò la ragazza in una stanza non molto lontana dalla sua. Era piccola con un solo letto singolo, una piccola scrivania, un armadio e una finestra che affacciava in giardino. Era modesta, ma perfetta per la giovane.

-Kate, non so il motivo per cui tu sia qui.- disse la signora, dopo aver finito di sistemare i pochi indumenti della ragazza.

-Ma davvero, sarebbe meglio se tu rimanessi in stanza o quanto meno in cucina. Non sopporterei che ti accadesse qualcosa.- aggiunse la donna.

La ragazza annuì, anche se in cuor suo sapeva che voleva trovarlo. Voleva vedere i suoi occhi grigi pieni di stupore e terrore, voleva vederlo pregare, voleva così tante cose da non riuscire nemmeno a respirare.

-Certo, nonna Lenè. Ma ho i miei motivi per essere qui e le posso assicurare che lui non mi farà del male.-

'Non potrebbe farmi altro. Mi ha già ucciso.' penso la ragazza, senza dirlo apertamente.

La donna annuì e gli diede un bacio sulla fronte.

-Non fare lo stesso errore di tua madre, ragazzina. Buonanotte piccola mia.- le disse e uscì dalla stanza.

La ragazza sospirò e si avvicinò alla finestra. Il maestoso giardino era illuminato dalla luna piena. Guardò in alto, sperando di aver un segno. Sperando che qualcuno la stesse proteggendo, che qualcuno la guidasse, in questa nuova impresa.

Purtroppo vide solo in mucchio di stelle in un cielo blu notte e solo il suo riflesso sul vetro.

Quel colore nero faceva risaltare la sua carnagione chiara e i suoi occhi verdi erano spenti, come se quel nero avesse assorbito la sua natura.

Si legò i capelli in una coda alta e aprì la porta. Si diresse per il cordoglio con nonchalance e andò in cucina. C'era ancora qualche inserviente che sistemava, ma nessuno sembrò notare la sua presenza. Era come un fantasma che si aggirava senza meta, in quella casa così immensa ma vuota, priva di vita proprio come lei.

Continuò a camminare per il corridoio, ritrovandosi in sala da pranzo. Quest'ultima era illuminata dalla luce che entrava dalle finestre e dal camino ancora accesso.

Era una stanza maestosa, con una lunga tavolata di legno pregiato. La cosa che la colpì maggiormente furono i vari quadri appesi alle pareti. Erano di vari artisti e tutti rappresentavano passeggi, tranne uno: quello sul camino.

Era un ritratto, di una famiglia un tempo felice. Kate si avvicinò lentamente, per assorbire ogni particolare. Le sembrava impossibile assomigliarle così tanto.

Vi era sua madre, rappresenta in quel ritratto, sorridente. Era accanto a un uomo e, ai loro piedi, vi era un bambino.

Erano tutti sorridenti anche se, alla giovane, quei sorrisi parvero finti. C'era qualcosa, però, negli occhi di quell'uomo che la fece tremare.

Erano spenti, quasi come non si trovasse veramente lì. Come se la sua mente fosse altrove mentre posava per il ritardo, ma sua madre sembrava felice, forse anche troppo.

Persino il pittore era riuscito a ritrarre la sua bellezza e quel sorriso senza confine. 

-Le piace curiosare in casa d'altri?-

Kate quasi urlò per lo spavento e si portò una mano al petto per fermare i battiti. Lui era lì, appoggiato allo stipite della porta che la osservava.

-Vi ho fatto una domanda.- disse lui distaccandosi dallo stipite e avvicinandosi a lei.

La ragazza indietreggiò. Tutta la sicurezza che aveva acquisito in quei giorni il quel momento era scomparsa.

-Allora? Chi siete?- disse lui osservando ogni particolare di quel corpo.

Kate prese un respiro profondo, cercando in ogni modo di rimanere nell'ombra. Quando constatò che lui non l'aveva riconosciuta, riuscì a parlare.

-Mi chiamo Jess.- disse la ragazza.

-Sono la pronipote di Nonna Lenè.-

Lui socchiuse gli occhi come se stesse valutando le sue parole, come se stesse cercando un significato nascosto in esse.

-Capisco.- disse in fine lui, mettendosi le mani in tasca.

-Ma non mi è chiaro la ragione per cui lei si trovi in questa stanza.- continuò guardandola negli occhi.

-Mi sono persa. La casa è molto grande.- disse lei scrollando le spalle.

-Mh, vieni allora.- disse lui, avvicinandosi a lei e tirandola per un braccio.

-Odio chi gironzola per casa mia. Quindi, a meno che tu non abbia un motivo valido per trovarti in quelle stanze, rimani al tuo posto.- aggiunse, mentre la conduceva nel corridoio degli inservienti.

Lei camminava sempre a testa bassa, cercando di non incontrare i suoi occhi. Non voleva che lui la riconoscesse, non voleva che lui le facesse del male.

-Qual è la tua stanza?- chiese, senza lasciarle il braccio.

La ragazza si scrollò dalla sua presa e si diresse verso il corridoio.

-Grazie, la trovo da sola.- disse Kate.

Lui la riprese per il braccio, tirandola e facendola sbattere contro il suo petto.

A quel punto Liam riuscì a vederle il colore degli occhi e il suo viso. Aveva un viso innocente, puro, come se fosse ancora una bambina innocente. Ma furono i suoi occhi a colpirlo: erano verdi, di quel verde che rivedeva nei suoi incubi ogni notte.

Gli sembrava impossibile che lei fosse in casa sua. Guardandola meglio, a parte il colore dei capelli, assomigliava così tanto a quella rossa.

Forse stava diventando matto o pazzo, da rivedeva in ogni ragazza, o forse era davvero lei.

Kate fece un respiro profondo, cercando di calmare i battiti del cuore. Liam la osservava come se cercasse una spiegazione, però fu interrotto dall'arrivo della signora Dwon.

-Oh, Jess cara che succede?-

Liam si allontanò di colpo senza smettere di guardarla.

-Sua nipote si era persa.- disse Liam.

-Sì, nonna. Ti sei dimenticata di ricordarmi dove fosse il bagno. Ora con permesso andrei a letto, sono molto stanca. Nonna, signor Swen.- detto questo, la ragazza si diresse nella sua nuova stanza, cercando in ogni modo di non correre.

-Signor Swen, ci sono problemi?- chiese la donna.

Liam rivolse lo sguardo alla signora.

-No, nessuno. Torni pure nella sua stanza. Buonanotte.-

Liam percorse il corridoio, ritornando in salone e guardò il ritratto dei suoi genitori.

Sua madre era felice, vedeva i suoi occhi brillare, anche se era tutto raffigurato in un dipinto. Una delle tante folli idee di suo padre.

Liam sospirò.

Desiderava con tutto il cuore che sua madre non l'avesse mai lasciato, che il suo sorriso e la sua voce risuonassero ancora in quella casa.

Ma lei non c'era più e la colpa era solo di una ragazza che non avrebbe mai dovuto nasce:

Kate.

The punishment- The Mafia TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora