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La vita di Kate era spenta, ormai nemmeno per lei aveva senso.

Passava le sue mattine all'università e i pomeriggi in biblioteca. Evitava tutte le persone che un tempo aveva considerato 'amici' , solo per evitare quello sguardo pietoso che intravedeva nei loro occhi.

Era come un fantasma che si aggirava per l'università, cercando di non attirare l'attenzione su di sé.

-Bene, con questo è tutto.- disse il professore.

Kate non ricordava nemmeno a che lezione fosse, o di cosa avesse parlato il professore. Si sentiva vuota, sola e inutile. Quand'era l'ultima volta che aveva riso? Non riusciva a rammentarlo.

Uscì dall'aula a testa bassa e si diresse nella mensa. Urtò contro qualcuno e cadde a terra. La schiena le faceva male, le gambe le dolevano, ma continua a tenere gli occhi chiusi con una sola speranza: rivedere degli occhi marroni, tanto amati, una volta che avesse riaperto i suoi.

-Tutto bene?-

Due semplici parole che rimbombarono nella testa di Kate. La voce era profonda, rude, forte. Una voce che dava omaggio alla sua età avanza o forse al suo ruolo nel mondo.

La rossa aprì gli occhi, scontrandosi con degli occhi freddi come il ghiaccio. Erano di un colore intenso, un celeste talmente scuro da sembrare grigio, ma colmi di una freddezza che fecero rabbrividire la ragazza.

-Ti ripeto, stai bene?- chiese di nuovo lo sconosciuto, che poteva avere quasi trent'anni.

Nella sua voce non c'era nessuna traccia di preoccupazione, era come scocciato da quella situazione. La ragazza annuì e si alzò in piedi, senza ricevere nessun aiuto dal biondo.

-Sì, sto bene. Scusatemi.- disse lei, cercando di aggiustare i suoi ricci indomabili.

Il ragazzo si alzò in piedi rivelando la sua corporatura possente, messa in risalto dal completo di sartoria fatto su misura.

'Sarà un professore.' Pensò la rossa, mentre faceva scorrere i suoi occhi lungo il corpo del ragazzo.

-Tua madre non ti ha insegnato che è maleducazione squadrare una persona?- chiese lui.

Kate transilì e le sue guance si tinsero di un rosso acceso.

-Ti ho fatto una domanda, pretendo una risposta.- continuò lui.

La ragazza alzò lo sguardo, scontrandosi di nuovo con quegli occhi che in quel momento emanavano un odio potente, puro, quasi sconsiderato.

-Mia madre mi ha educato perfettamente, mi rincresce se sono stata scortese nei suoi confronti.- disse lei senza esitazione.

-Dimostri il contrario però.- obiettò lui.

-Non mi conosce, non le permetto di giudicarmi. Ora con permesso 'sua maestà.'- la rossa fece un inchino e corse verso l'uscita.

Liam sorrise.

'Aveva fegato, questo 'teatrino' l'aveva dimostrato.' pensò.

Non era riuscito a tenere la bocca chiusa, voleva sentirla parlare. Aveva la voce leggera come quella di sua madre. I capelli avevano raggiunto una tonalità più scura di quanto ricordasse e i suoi occhi, quegli occhi verdi e spenti, gli avevano smosso qualcosa dentro di lui.

Dopo un secondo, però, si era ripreso. Si era ricordato la vera ragione per cui lui era lì, il vero motivo per cui voleva che lei non fosse mai esistita.

In quel momento voleva solo farla soffrire, rendendola ridicola e privandola di ogni cosa.

Si avviò verso la porta del rettore e fece quello che gli riusciva meglio: pretese che Kate fosse cacciata dall'Università, in cambio lui avrebbe finanziato parecchie ricerche ed espansioni di quest'ultima.

Voleva vederla morire dal dolore e solo così ci sarebbe riuscito, togliendo ogni felicità.

-Mi dispiace signorina, come le abbiamo già detto, lei non può più frequentare questa università.- disse il rettore.

Le sembra impossibile, aveva pagato ogni tassa, aveva sempre studiato e mantenuto una condotta eccellente.

-Ora avrei altro da fare, quindi la pregherei di uscire dal mio ufficio.- aggiunse il rettore.

La ragazza si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza, senza preoccuparsi di salutare o accostare la porta.

Corse per i corridoi e uscì in giardino. Le mancava aria e si sentiva osservata. Il formicolio che le partiva dalla nuca fino alla base della schiena era insopportabile, si sentiva osservata e giudicata.

Girò su stessa e poi vide il ragazzo che il giorno prima gli era finito a dosso.

La guardava. Era appoggiato a una Mercedes nera e trasudava potere da ogni poro.

-Oddio.- disse la rossa portandosi una mano alla bocca, mentre lui sorrideva beffardo facendole poi un segno di saluto con la mano.

'Non è possibile, non può essere lui.' Pensò la ragazza.

-Stronzo!- urlò la rossa, mentre le lacrime le bagnavano il viso.

-Mi hanno detto di peggio, Kate. Questo è solo l'inizio.- rispose Liam, entrando in macchina e sfrecciando via.

La rossa cadde a terra e si portò le mani ai capelli. Le sembra un brutto sogno, come se da un momento all'altro dovesse svegliarsi.

Ma quella era la realtà, dalla quale non avrebbe mai potuto scappare, ma poteva solo combattere.

The punishment- The Mafia TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora