Perdita

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Passa un'ora ne passano due, siamo seduti in questa sala d'aspetto ad attendere. Assumo le posizioni più strane su questa scomoda sedia.
Sembra di essere in uno di quei film dove le scene si svolgono a rallentatore. I medici vanno e vengono, pazienti che arrivano sulle barelle. Nei corridoi nessuno parla, gli unici rumori che si sentono sono il rumore delle rotelle delle barelle che stridono sul pavimento.

Ormai fuori è buio.
I genitori di Josh sono andati a casa, non riuscivano a restare in questo posto, ad attendere. Erano troppo addolorati dalla notizia che ci ha dato il medico, parecchie ore fa. I loro occhi erano pieni d'odio, di rabbia per queste persone che indossano dei camici bianchi.

Un'infermiera viene nella mia direzione "signorina, il suo ragazzo si è svegliato."
"Posso vederlo?"
"Sì, vieni con me."
L'infermiera mi accompagna nella camera di Josh, entro, il mio ragazzo è attaccato a mille fili, fili che lo tengono in vita.
Incontro i suoi occhi, gli rivolgo un sorriso. Afferro la sedia e mi siedo vicino al letto.
Mi rivolgo alla dottoressa. "Può andare grazie, io resto qui quindi senza che mi viene a dire che devo andare via quando l'orario delle visite finisce."
"Ma..."
La guardo intralice
"Okay."
Sì gira e va via.

Prendo la mano di Josh e la stringo con la mia, "come ti senti?"
"Mezzo rincoglionito, dove sono i miei?"
"Sono andati a casa è tardi, non mi sembrava il caso che passassero la notte qui a dormire sulle sedie."

Vorrei tanto piangere in questo momento, ma ricaccio indietro le lacrime. Vorrei piangere perché le cose più care anche per degli stupidi errori se non stiamo attenti, ce le portano via.
Il mare cancella le nostre impronte. Le persone ci sottraggono le cose, il cielo ci priva del sole, Dio ci porta via le persone per accoglierli in cielo come angeli.

La nostra è una conversazione di di sguardi silenziosi, di parole non dette. Ci pensano i nostri occhi a dire ciò che vorremmo dire.
Questo è il dolore, vedere la persona che si ama camminare su un filo tra la vita e la morte.
Due forze opposte che si scontrano, solo una riuscirà a prevalere sull'altra.

ragazzo: "mi dai un bacio, quando sei entrata non mi hai salutato come si deve."
"Sì, scusami."
Mi alzo leggermente dalla sedia, abbasso la testa e poggio le labbra sulle sue. Egli approfondisce il bacio.

Dopo quella brutta notizia, pensavo che non avrei più sentito il suo sapore in bocca, non avrei avuto più la sua mano tra le miei, non avrei avuto i suoi abbracci quando avevo freddo. Non avrei avuto adosso i suoi occhi freddi a scrutarmi. Non avrei visto più il suo sorriso che ti scalda il cuore.

Quando ci stacchiamo dal bacio per riprendere a respirare. Dico; " ti amo, qualsiasi cosa succeda ricorda che io ti amo e ti amerò sempre."
Nel dirlo una lacrima mi riga il viso.
"Anche io ti amo e ti amerò sempre, ricordalo anche tu."
Lo ribacio di nuovo come se fosse l'ultima volta, cerco di approfondire il bacio, di andare sempre più a fondo per assaporare il suo sapore, e cerco di concentrarmi sulle emozioni che emaniamo.

Mi risiedo sulla sedia, ci guardiamo negli occhi, entrambi i nostri occhi sono lucidi, è strano come ci colleghiamo, io sono il polo positivo e lui quello negativo, insieme formiamo qualcosa di speciale, inspiegabile. Siamo come due orologi, le lancette girano nella stessa direzioni e i tic tac sono sincroni. Se uno dei due sistemi va in tilt anche l'altro va fuori uso.

Mi dispiace che il nostro per sempre ce lo siamo detti in un brutto momento. Ma in ogni caso, passato presente o futuro, abbiamo fatto la nostra promessa al tempo.

"Perché piangevi?"
"Mica piangevo?"
"Nooh, dai voglio saperlo."
Poggio la testa sul letto, lui mette la mano tra i miei capelli e li liscia, il suo gesto mi rilassa, chiudo per un attimo gli occhi.
"Josh mentre tu stavi qui, sono successe delle cose... so solo che io non voglio perderti, per me sei importante più di qualsiasi altra cosa. Credo che potrei vivere senza ossigeno ma senza te no."
Delle lacrime silenziose rigano il mio viso.
"Jas, cosa è successo quando io stavo qui?"
"Non mi sembra il caso di parlarne ora."
"Dimmi."
"I medici hanno sbagliato tutto, tu non hai niente."
"Cazzo!"
Lo guardo negli occhi, "sarà solo colpa loro se mi succederà qualcosa, io non posso sapere come andrà a finire, so solo che per degli errori ne va della mia vita. Io ti amo e non smetterò mai di farlo, se dovesse succedermi qualcosa io sarò sempre con te o con voi. Sarò la vostra ombra, il vostro angelo custode, ogni notte ci riuniremo nei sogni. Ti perderai nei ricordi e ti addormentarai pensandomi.
Quando hai freddo pensami, magari la causa del freddo che sentirai, sarà anche colpa mia. Ora vieni qui piccola."
Salgo sul letto piano piano, mi stendo al suo fianco.
Iniziamo a piangere insieme, è la seconda volta che succede, le nostre lacrime si mischiano. Tra le lacrime ci addormentiamo.

Amore distanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora