-Andy, se ti fa piacere puoi rimanere a casa per sempre.- disse il moro guardandolo negli occhi.
-Grazie, veramente. Asia mi vuoi?- mi chiese ridendo.
Annuii. Non sarebbe cambiato molto, lui era praticamente sempre a casa, anche per dormire. Ero felice stessero facendo questo passo così naturalmente ma lo ero ancora di più pensando a cosa avrebbe scoperto Andy dopo poco.
Uscimmo dell'elegante palazzina dagli infissi bianchi salutando con un cenno il padre, che guardava pensieroso dalla finestra del salotto.
Andy indossó il suo vivace giubbottino una volta fuori dall'abitazione. Fortuné ci aspettava appoggiato alla macchina.
Ci introdummo nel mezzo in silenzio e appena Andy fu seduto comodo in uno dei sedili anteriori tirò fuori un sospiro inaspettatamente rumoroso, poi scivoló nel sedile curvando la schiena e allungando le gambe in una posizione di sfinimento. Era più preoccupato di quanto volesse in realtà dimostrare. Dio solo sa quanti pensieri avesse per la testa. Mika aveva notato questa ombra nei pensieri del compagno e lo osservava segretamente.
-Andrà tutto bene.- Lo rassicuró.
-Lo spero.- disse infilando le mani nel singolare giubbottino. Sembrò non notare nulla.
Probabilmente non l'aveva notato data la presenza di altro nelle ampie tasche. Ricordavo di aver sentito dei fazzoletti quando avevo infilato la mano per depositare la scatolina.
Mika mise in moto per non dare nell'occhio ma rimase fermo, fingendo di controllare il telefono.
Stavo per chiedergli dei fazzoletti quando si lamentó delle sue tasche.
-Ho le tasche piene di spazzatura.-
Tirò fuori un mazzo di chiavi e uno scontrino da una tasca e dall'altra il prezioso incarto e un pacco di fazzoletti.
Appoggió tutto sulle gambe e buttò di fuori lo scontrino, certo di centrare il cestino di spazzatura accanto alla vettura.
In quel momento notò il pregiato regalo appoggiato sulle due gambe. Lo prese con aria stranita.
-È vostro?- chiese a noi due dietro. Scotemmo il capo in negazione.
-Mika non potevi tenerlo tu nel giubbottino?-
-Come sei lagnoso...- disse ridendo.
-Cosa è?-
-Aprilo, è un regalo.-
-Per chi?- chiese sollevando il coperchio.
Il biglietto gli cadde nei pantaloni.
Osservó l'anello in oro e rimase compiaciuto dalla sua eleganza.
-È veramente grazioso, per chi l'hai pensato?-
-Guarda nel biglietto.-
Lo raccolse e lo aprí, curioso.
Rimase a bocca aperta non trovando il nome di qualche suo amico o parente, bensì un messaggio diretto proprio a lui.
Lesse la scritta in sghembi caratteri una decina di volte per essere sicuro di non aver letto male, poi alzò lo sguardo e incontró lo sguardo dell'uomo della sua vita.
- tha me pan-tre-fteís?-
-Oh, Mika... Certo che lo voglio.- gli rispose lui in inglese.
Si porsero entrambi l'uno verso l'altro, avvolgendosi a vicenda. I loro corpi aderirono nella parte superiore alla perfezione per un istante. Subito dopo Mika si allontanó, spostando le sue mani calde dalla schiena del biondo al suo viso e lo guardò, profondamente. Fronte contro fronte e lentamente i due menti si avvicinarono, facendo prima sfiorare le loro labbra in un sussurro che solo loro decifrare e poi fare aderire completamente. Le dita del moro percorrevano viaggi infiniti nella capigliatura del biondo. Pian piano spostarono la loro zona di interesse nella parte bassa dal viso, il pollice del primo sfiorava la barba del secondo come le mani del secondo disegnava degli zigzag nella schiena del primo.
Le loro mani delicate aumentarono la velocità dei loro movimenti, intensificando il contatto.
Volsi lo sguardo da quel tenero spettacolo al mio tenero spettacolo. Si avvicinó al mio orecchio e mi sussurró di uscire silenziosamente.
-Non voglio vederli nudi.- disse sghignazzante, riferendosi ai due ragazzi che avevano dimenticato la loro presenza.
Fortuné aprí lo sportello senza emettere il minimo rumore e uscimmo lentamente in silenzio, finché non fummo abbastanza lontani da non far udire le nostre risate che inevitabilmente scoppiarono appena fummo lontani. Decidemmo di tornare a casa a piedi, approfittandone per fare una passeggiata da soli in una così piacevole giornata di sole. Durante il tragitto le nostre dita si attorcigliarono da sole, come se avessero vita propria. I nostri passi in sincrono ci accompagnarono, come i pensieri che ci scambiammo. Discorrevamo tranquillamente quando una macchina si accostò e abbassò il finestrino.
-Ma siete rincoglioniti?Salite!-
Mika ci guardava con aria finta severa.
-Durante la passeggiata ho riflettuto molto sull'età di questa auto. Deve averne viste molte quindi non ho più tanta voglia di un passaggio.-
-Fortuné!- protestai io, vedendo il viso di Mika tingersi di porpora.
-Non ha tutti i torti- disserí Andy
-Salite dai, vi abbiamo cercato per tutta Londra.-
-Il mio letto è nuovo, vero?- chiesi salendo a bordo, seguita da Fortuné.
-Tranquilla il tuo letto è troppo noioso per loro, pensa piuttosto al povero ripiano di marmo in cucina...- si intromise Fortuné.
-Asia ti posso assicurare che il tuo letto sia nuovissimo.- disse ridendo Andy.
-E tu che ne sai che io non lo abbia già inaugurato?-
-Io so.- disse lui di rimando, con un sorrisino furbo stampato sul viso. In poco tempo arrivammo a casa e appena scesi, aiutata da Fortunè che si sentì in dovere di aprirmi lo sportello e tendermi una mano, andai a congratularmi con Andy.
Lo raggiusi e lo abbracciai da dietro appena si fermò, aspettando che Mika aprisse il portoncino. Sorrise teneramente alla mia stretta, posando le sue mani sulle mie che gli cingevano la vita.
-Mika, c'è un koala qui.-
-Dove?- chiese girandosi. Sorrise a sua volta e, appena la porta fu aperta, si voltó nuovamente per osservare il sorriso sincero che mi dedicava Andy.
Mi staccai da Andy per mettermi al suo fianco mentre entravamo in casa.
Fortunè se ne andò e io passai il resto del pomeriggio e la sera con loro due, che riorganizzavano gli spazi per far entrare tutto. Una stanza in disuso diventò lo studio del nuovo coinquilino, per la gioia di Mika che non vedeva l'ora di arredarla. Una parte dell'armadio della camera da letto diventó di Andy e alcuni oggetti del biondo cominciarono a trovare un loro posto. La fotografia con la cornice senza vetro fu messa in bella mostra nel comó bianco antistante al letto.
Il giorno seguente andai a cena da Joanie e Mika ne approfittó per uscire con Andy. Festeggiarono la proposta in un ristorante londinese che conoscevano da tempo, in un tavolo riservato a loro in un angolo.Il punto di vista cambia:
~Andy~Il nostro tavolo era quello più nascosto della sala. Era già pronto per noi; una tovaglia bianca coperta da due più piccole rosse, intonate alle orchidee al centro del tavolo, poste in un vaso di vetro molto semplice.
Il libricino del menú era anch'esso rosso, somigliante più ad un libro ottocentesco che a un semplice menù di un ristorante semisconosciuto di Londra. Le loro due sedie dalla figura slanciata e lo schienale leggermente curvato li aspettavano. Appena ci sedemmo una cameriera dai capelli raccolti in una treccia ci raggiunse e ci chiese se grandissimo il posto. Si allontanó tanto velocemente quanto si era avvicinata precedentemente. Dopo 10 minuti tornó chiedendo se avessimo scelto e ordinammo. Restammo a chiacchierare davanti ai nostri bei piatti per tutta la sera.
Ci attendevano tanti anni insieme; senza dubbio difficili, ma insieme.
La sua proposta mi aveva profondamente stupito e commosso, non me l'aspettavo così presto. Anche se in realtà non era poi così presto, stavamo insieme da tanti anni ormai. Inizialmente non credevo fosse per me, ma il biglietto parlava chiaro. "Mi vuoi sposare?" era scritto in greco in un biglietto dai bordi dorati in rilievo.
Me lo chiese il giorno in cui fui buttato fuori di casa ma la mia risposta non fu minimamente legata a quello. Volevo veramente sposarlo e fui ben felice di farlo più avanti.
Giunti al momento di andarcene ci alzammo e ci dirigemmo alla cassa ma fummo fermati prima dalla cameriera che ci aveva servito la cena.
Con fare civettuolo mi chiese come mi fossi trovato. Mika rispose per me e movemmo dei passi verso la signora che aspettava che saldassimo il conto ma lei ci fermò nuovamente.
-Sei carino, sai?- mi disse con sfacciataggine.
-Grazie mille.-
-Non gli capita spesso che una ragazza così carina glielo dica.- disse Mika, fingendo di essere solo un suo amico.
-Possiamo scambiarci il numero?- chiese lei. Mika scoppiò a ridere esortandomi ad esaudirla, dicendo che non mi sarebbe successo spesso, sapendo che non l'avrei mai fatto.
Decisi di non dargliela vinta, per una volta. In fondo non sarebbe successo nulla, lo sapevano bene tutti tranne la sventurata cameriera.
-Certo che possiamo. Hai un foglietto?- asserii io.
Mika rimase sbalordito. Ora non rideva più.
Lei mi porse il foglio del blocco per le ordinazioni e io scrissi non il mio, ma il numero di Mika che però non se ne accorse.
-Sei scemo?-
-Me l'hai detto tu di non farmi scappare quest'occasione.- risposi ridendo.
- Ma... neanche ti rispondo!-
Andò a pagare il conto. Lasciai sola la sorridente ragazza e raggiunsi il mio futuro marito, seriamente preoccupato. Gli sfiorai la schiena e lui si allontanó subito, uscendo dal locale.
Lo seguii.
Mi sentii uno stupido a non averle negato il mio numero. Cosa avevo perso per fare lo spiritoso?Tatataaaaan
Le pubblicazioni ormai non hanno più una data precisa ma vi chiedo un po' di pazienza.
A presto :*
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POISED • Mika •
FanfictionEra tardi e Andy dovette tornare a casa dai genitori, dove viveva. Rimanendo ancora una volta sola mi diressi verso la stanza accanto, dove avevo lasciato Mika. Era solo e girato di spalle, guardava fuori dalla finestra. Mi avvicinai silenziosamente...