Mika:-Fate schifo! È così che mi ringrazi? Io ti aiuto e tu fai così? E tu? Mi fidavo di te! E poi con chi? Con mia figlia! Ha 15 anni! Tu ne hai 30! E poi dove? A casa mia! Nel mio divano! Ma... ma... ma...-
Non ci potevo credere... Andy con Asia, nel mio divano. Dormivano abbracciati. Andy con le mani... Ma come avevano potuto farmi questo! Era inimmaginabile! Io lo amo! Io voglio bene ad Asia, l'ho tirata fuori da un orfanotrofio e l'ho accolta nella mia famiglia. E se l'avesse scoperto mio fratello? Sarebbe andato fuori di testa. Lui ama Asia, e credevo fosse ricambiato!
- Mika non urlare, ho sonno, dormi-
- Dormi? Non dovrei urlare? Io dovrei stare zitto e dormire? -
- Ma cosa stai dicendo? Asia?-
- Che succede? - chiese con aria assonnata Asia.
- Fate S C H I F O !!!-
- Ma cos...?-
Andy si alzò e mi venne incontro preoccupato.
- Stammi lontano schifoso!-
- Mika io...- si intromise di nuovo lei.
- Non ti voglio neanche sentire! Ho già visto abbastanza!-
Ripresi le chiavi sopra il mobiletto e uscii, sbattendo la porta. Salii in macchina e partii, vagai fra le vie di Milano.
Non sapevo neanche io dove stessi andando. Le luci si muovevano, io anche. Avevo bisogno di fermarmi. Non potevo stare così tutta la notte. Fermai l'auto e mi sdraiai nei sedili posteriori.
Il sonno venne da se.
Tutto si spense, tranne la mia rabbia.-Andy-
Non capivo nulla.
Mika pensava avessi fatto chissà cosa ad Asia. Una cosa impensabile e stupida.
Mika credeva fosse voluto, ma non lo era, per niente.
Era stravolto.
Quando lo vidi scappare lo inseguii. Provai anche a entrare in macchina con lui ma non ci riuscii. Schizzó subito via tra le vie della città. Continuai
, ma lui aveva la macchina, io solo delle calze e le mie gambe stanche.
Ma la stanchezza non contava in quel momento, avrei scalato l'Everst pur di non perderlo. Non ce l'avrei mai fatta senza lui. Corsi finché potei, ma lui non mi calcoló. Le mie gambe non ce la fecero più. Mi accovacciai sull'asfalto bagnato e vidi Asia avvicinarsi sempre più.
-Cosa centro io? Cosa ho fatto? Cosa hai fatto?-
- Nulla-
Le lacrime mi rigavano il viso e le ferite sui piedi si facevano sentire.
- Dai, torniamo a casa. Lascialo scaricare, domani mattina lo chiamo io.- Fosse così facile far ragionare Mika... è testardo come un somaro...
- Va bene...-
- Tutto si aggiusterá-
Fortuné correva verso di noi. Lui almeno si era portato le scarpe e una felpa. Quando arrivó a noi due si piegó appoggiando le mani alle ginocchia e regolizzó il respiro per parlare.
- Andy, tutto bene? Cos' ha Mika? -
- No, nulla va bene- risposi io.
Guardó Asia con aria interrogativa, non avrei dovuto rispondergli cosí. Il problema non ero io in quel momento, lo era Mika furioso alla guida in una città che non conosce molto neanche lui.-Asia-
Eravamo davanti alla porta di casa. Andammo ognuno nel proprio letto, tranne Andy, che non voleva stare nel letto di Mika.
Non dormii neanche per un secondo.
Non sapevo neanche dove fosse il padre che avevo conosciuto solo qualche giorno prima.
Forse aveva corso troppo, provocato un incidente; forse si stava ubriacando da qualche parte; magari si era appena sdraiato in mezzo alla strada, disperato. Un'ipotesi peggiore dell'altra. In tutte quelle ore neanche una positiva.
Decisi di alzarmi, Andy non stava di certo dormendo, era sconvolto. Lo trovai accovacciato sul divano che aveva aperto, formando un letto. Singhiozzava così forte che neanche mi sentí avvicinarmi.
- Andy...- lo chiamai toccandogli una spalla.
Si buttò su di me, era zuppo di lacrime.
- Lo posso chiamare ora?-
- Si, ti prego.-
- Ora lo faccio, ma stai tranquillo...- gli dissi con voce tremante.
Composi il numero, senza far scostare Andy, anche se mi stava bagnando la maglia e lussando la spalla.
Almeno aveva smesso di singhiozzare.
Anche Fortuné era sveglio, e ci aveva appena raggiunto. Si sedette accanto a me e mi baciò sulla guancia. Il telefono squillava, attesa tra un 'tuum' e l'altro era lunghissima, pesante per tutti noi. Rispose, e tutti trattenemmo il fiato.
- Cosa volete ora? Rovinarmi la vita? Di nuovo?!?!- rispose con una voce fin troppo sveglia.
- Papà dove sei? Ti prego torna a casa.- sviaii il discorso.
Il silenzio che seguí fu pesante molto più dell'intervallo fra gli squilli.
- Asia, non piangere, ti prego-
Non ce la feci, passai il telefono a Fortunè. - Mika torna a casa subito, siamo svegli da ore, non sappiamo neanche dove tu sia e fai anche il prezioso! -
- Sono nella via di casa, ora-
- Ti stiamo aspettando-
Sapere che fosse vicino mi rassicurava non poco.
- E ora?- Chiese da una parte sollevato e dall'altra preoccupato.
- Glielo spiego io, ma voi state qui tranquilli.-
Annuimmo in sincrono, poi sentimmo la porta aprirsi. Come deciso sarei dovuta stare tranquilla, ferma vicino a Andy, ma non resistetti. Corsi verso di lui. Superai Fortuné e lo abbracciai. Mi baciò sulla testa, ma era freddo. Non reagì alla mia presa. Non accennó a parola.
Guardó Fortuné che gli fece un cenno e andò con lui in cucina.
Tornai da Andy, fingendo un sorriso.
- Cosa ha fatto?-
- Nulla...-
- E tu?-
- L'ho abbracciato, ora è in cucina con Fortunè-
- Mh... Com'é? -
-Tranquillo- dissi decisa.
Aspettammo e dopo 10 minuti arrivó Fortuné a dirci che tutto era apposto.
- È andato a letto. Asia, andiamo?-
Saltai giù dal divano dopo aver abbracciato Andy e raggiunsi il braccio destro di Fortuné, a cui mi agganciai.
Ci infilammo sotto le coperte e dormimmo fino al mattino seguente, quando un raggio di sole mi colpí sugli occhi. Fortuné dormiva ancora, accanto a me. Non sentivo rumori in casa. Probabilmente tutti dormivano ancora. Mi alzai, svegliando Fortuné. Mi seguí in cucina.
- Andy e Mika?- Mi chiese.
- Non lo so, vai a guardare sul divano in salotto.- gli risposi, non avendo informazioni sui due.
Uscì dalla stanza e cercò Andy in salotto; Non c'era. Tornò in cucina quando avevo appena versato il tè nelle tazze colorate.
- Non c'è, forse è uscito...-
- O è con Mika- Ci scambiammo uno sguardo d'intesa e ci dirigemmo verso la camera di Mika e Andy. Erano lí che dormivano tranquilli, abbracciati.
Andy era ancora vestito e aveva i piedi tagliuzzati per la corsa scalza sulla strada. I loro visi rilassati, con le labbra leggermente insú, di entrambi erano entrambi incredibilmente tenere.
A malincuore scossi Mika per svegliarlo. Dopo qualche lamento aprì gli occhi, cerchiati da delle occhiaie leggermente scure, e si giró subito verso Andy.
- È già mattina?-
- È quasi mezzogiorno-
- Mezzogiorno? L'aero è alle 14!-
Si alzò di scatto. Poi mi vide andare a svegliare Andy e mi trattenne per un braccio.
-Lascialo dormire ancora un po'...- disse con aria colpevole.
-Scusate... ieri... io... non so...-
- Tranquillo...-
Mi passò una mano sulle spalle, poi si rivolse a Fortunè e lo ringrazió sinceramente. Mangiammo insieme, seppur in silenzio. Andy entró in cucina non molto tempo dopo, Mika soffiava sul té in quel momento e quando si accorse della sua presenza dal buongiorno biascicato sorrise senza alzare lo sguardo.
-Buongiorno anche a te, Andy. Siamo già in ritardo.-
-Ritardo per cosa?- Chiese avvicinandosi a Mika e cingendolo con le braccia, per sua grande sorpresa.
-Alle 2 dobbiamo essere in aeroporto.- rispose lui stesso.
-Non siamo poi così in ritardo...- affermó sorridendo ancora una volta.
Tutto sembrava essersi sistemato.
Per ora, questo mi bastava.
Meglio non pensare a quello che mi aspettava.1) La parte della "riappacificazione" l'ho omessa non per un motivo preciso ma semplicemente perché mi sembrava stesse meglio così. Vi invito a immaginarla voi, se volete lasciate un commento sulla vostra versione. Magari più avanti la scriverò anche io e ve la farò avere.
2) Scusate il ritardo di un giorno ma c'è stato un disastro per via della scuola. Per darvi un'idea stanotte ho sognato SOLO ed ESCLUSIVAMENTE disequazioni ahahah
3) Lasciate qualche critica (positiva o negativa che sia) se volete. Per me è piuttosto importante, va bene anche un commento "banale"
4) Alla prossima settimana :*
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POISED • Mika •
FanficEra tardi e Andy dovette tornare a casa dai genitori, dove viveva. Rimanendo ancora una volta sola mi diressi verso la stanza accanto, dove avevo lasciato Mika. Era solo e girato di spalle, guardava fuori dalla finestra. Mi avvicinai silenziosamente...