XX

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Ero seduta in sala d'attesa, su una scomoda sedia, ad aspettare che terminasse la crematura.
Ci vollero giusto 10 minuti. Mi chiesero anche se volessi tenere io l'urna, ma mi rifiutai.
La polizia continuava ad ispezionare il manicomio, ma senza risultati.
Tutti i telegiornali ne parlavano, corrieri compresi. Era l'argomento del mese.
Le uniche informazioni in mano alla polizia erano che nessun superstite è sopravvissuto, non hanno trovato impronte digitali o qualcos'altro che ricondusse al DNA dell'assassino. Subito pensarono ad un animale, per i segni degli artigli sui corpi delle vittime, ma era impossibile.
Nulla poteva riportare la pattuglia a concludere che la colpa era mia, o almeno in parte.
Quando tornai a casa passai il pomeriggio davanti al portatile,casa mia ora era molto più tranquilla.
Ma c'era ancora un particolare che non andava: mi sentivo perennemente osservata.
Cercai più volte di non darci peso, ma sapere che lui era li con me e che poteva sentirmi mi faceva venire i brividi.
Posai quel giocattolo infernale su una mensola e lì rimase per molti mesi.

Tutto era perfetto, io e Margott stavamo bene, giornalmente andavamo a scuola, avevo anche iniziato a frequentare un corso di basket, ma andava tutto troppo bene.

Quando mi scivolarono gli occhi sulla scatolina di Jack una voglia irrefrenabile di aprirla prese possesso del mio corpo. Girai lentamente la manovella e ascoltaii la melodia che emanava quell'affare, poi iniziai a tossire. Del fumo nero stava uscendo dalla scatola giocattolo.
La lasciai cadere a terra, ricordandomi di cosa aveva fatto Jack a quell'altro tipo che l'aveva rinchiuso lì dentro, ma la porta si chiuse sbattendo e le finestre si abbassarono.
Jack mi si materializzò a due palmi dal naso, ringhiando verso di me e mostrando le pupille che assomigliavano ad un puntino su un foglio bianco.
Mi prese per il collo e mi sollevò da terra.

-Chi non muore si rivede-

Sentivo l'odio nelle sue parole.

-Mi hai dimenticato, per 5 mesi ti sei dimenticata di me-

Continuava a stringere la presa sul mio collo.

-Sapevo che avrei dovuto ammazzarti subito-

Inizia a tossire, cercando un po' di ossigeno.

Mi mollò e caddi a terra, mi tirò un calcio sulle costole e venni scaraventata contro la testiera del letto.
Mi afferrò i polsi e li bloccò sul materasso.

-Mi ero anche fidato di te-

Mi infilò un artiglio nel braccio, prendendo una vena e iniziando a tirarla facendola uscire completamente da sotto la pelle, ripetè la stessa cosa sugl'altri arti.
Mi morse una guancia, strappandola via, poi strappò anchela lingua.
Mi incise la fronte,staccando la pelle che ricopriva il craneo.

Più urlavo e più lui si divertiva.

Con un pugno mi frantumò la scatola cranica.

Sentivo bruciare tutto il corpo.

Mi afferrò il cervello con una mano e prima di staccarlo dal midollo mi disse:

-Chi non muore si rivede-

Poi mi mancò il respiro.

Fine

Circus [Laughing Jack]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora