Capitolo 23

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Sofia

Andrew è sempre stato il mio angelo custode. Ovunque vada, qualunque cavolata combini, lui è con me. Non ho bisogno di inventare scuse con lui, ne devo sforzarmi di essere una persona diversa. Tiene a me per quella che sono, e nonostante gli dia, ogni giorno, diecimila ragioni per lasciarmi, lui continua ad esserci. É la mia ancora e da quando papà mi ha lasciato, è l'uomo più importante della mia vita. Non mi ha chiesto mai un aiuto, lui è sempre stato quello responsabile e serio, io quella che combina un casino dopo l'altro; per questo prima di rispondere al suo messaggio lo rileggo basita decine di volte.
Il tempo passa e lui continua a non rispondere, lo chiamo invano almeno un centinaio di volte. Avrei voluto chiamare i ragazzi, ma da quando abbiamo incominciato l'università, lui si è allontanato da tutti.
Non so che fare, ma Andrew per quanto sia un cavalierie delle fiabe dalla scintillante armatura, è anche molto lunatico e magari ha mandato il messaggio solo per stuzzicarmi. Non sarebbe la prima volta.
Mamma di sicuro torna tardi e io nonostante i miei buoni propositi, ho una fame da lupi. Ma non mi va di cucinare perché questo comporterebbe lavare e sistemare tutte le scodelle che metterei in mezzo. In questi situazioni l'unica cosa che ti salva è la pizza, che poi è anche il mio piatto preferito. Metto una felpa, faccio una coda alta ( giusto per evitare un infarto a chi mi vedrà) ed esco di casa. Vado a piedi, così mi sento meno in colpa per le calorie che ingurgiterò di lì a poco. La pizzeria non è vicinissima, ma essere pigri ha i suoi lati positivi, conosco quasi tutte le scorciatoie, e per quanto passare nei vicoli stretti e poco affollati non è un'idea così allettante, mi concentro sul premio finale (una buona pizza capricciosa).

"Allora questi soldi...Mi deludi, pensavo fossi un bravo ragazzo. Chissà cosa penserebbe ora la tua mamma... Proprio uguale a tuo padre."
"Non nominare mio padre... Non ne hai il diritto!"
"Ma quanta rabbia... Dovrei essere io quello arrabbiato, quando avevi bisogno dei miei soldi non mi parlavi così..."
"Ho solo bisogno di tempo..."
"Non ne ho più...Voglio i miei cazzo di soldi."
Un cazzotto, poi un altro, un calcio, un altro ancora. Voglio gridare, scappare, ma sono come paralizzata. È buio, molto buio ma ho l'impressione di riconoscere una delle due voci...
"ANDREWWW!" urlo il suo nome con tutto il fiato che ho in gola. Non mi risponde, è terra inerme.
"Chi è questa bambolina?Andrew... Andrew...Dove l'hai tenuta nascosta?". Un ragazzo grande e grosso mi si avvicina e inizia a toccarmi i capelli. Il suo non è un tocco delicato, le sue mani sono ruvide e violente. Improvvisamente sento la bile che mi risale in gola, ha un odore nauseante. Puzza di alcool e sigaretta.
"Lasciala stare!"
Andrew è a terra che ansima. Lacrime di rabbia iniziano a scorrermi sul viso, chiudo gli occhi.
"Ma allora sei la sua fidanzata? Sai... Potresti risolvere tu tutti i suoi problemi."
Inizia a leccarmi il collo, non ho neanche la forza di reagire.
"Noo!!!"
Andrew cerca di alzarsi ma un altro tizio inzia di nuovo a colpirlo, sento i suoi gemiti di dolore.
" Ti prego lascialo" il mio è un sussurro, non so neanche se qualcuno è riuscito a sentirmi.
"Lasciarlo?!... Sai bambola il tuo fidanzatino mi deve un po' di soldi, non posso lasciarlo in pace".
"Quanto.." cerco di schiarirmi la voce ... "Quanti soldi?!"
"Ottocento... tondi tondi"
"Erano settecento"
"E ora sono ottocento...Tra un'ora probabilmente diventeranno novecento se non mille".
"Ma tu sei.." e quando vedo quel tizio riavvicinarsi ad Andrew parlo senza neanche accorgermene.
"Te li do io, ma lasciatelo stare!Ora!"
"Luca basta. Sapevo fossi una brava ragazza. Come pensi di fare?"
Già come?Avevo dei soldi da parte ma condividevo il mio conto in banca con mamma. Come le avrei spiegato l'ammanco di una somma così consistente? Involontariamente i miei occhi ricadono sull'anello che ho al dito. Regalo che mio padre mi fece al compleanno di diciotto anni.
Non ho altra scelta. È stato sempre Andrew a salvarmi, ora tocca a me.
"Con questo!" e mi sfilo l'anello dal dito.
"È un diamante, vale molto di più di ottocento euro".
"Mmm... Bambola sai potresti anche ripagarmi in un altro modo"
"Prendi questo e va via" il solo pensiero che possa riavvicinarsi a me mi fa stare male.
"Ok bambola!Sai è un vero peccato, ti saresti divertita."
"Andrew è sempre un piacere fare affari con te".

Non mi sento più le gambe e mi accascio a terra.
"Sofia come stai?!" mi chiede Andrew dolcemente.
Vorrei rassicurarlo, dirgli che sto bene, ma l'unica cosa che riesco a fare è piangere. Ho avuto davvero paura.
"Ti prego non fare così...Mi dispiace, è tutta colpa mia..Ti prego non odiarmi".
E lo abbraccio, ho bisogno di sentire il suo profumo, ho bisogno di sapere che tutto questo è stato solo un incubo.
"Sofia ti giuro che riuscirò a riprendere l'anello. "
"Oh Andrew..."

Siamo in macchina, davanti casa mia. Siamo restati in silenzio per tutto il tempo, non ho neanche più fame. La cosa è grave sul serio.
"Perchè dovevi a quello stronzo tutti quei soldi?"
Ecco finalmente gliel'ho chiesto.
Voglio capire perchè è stato conciato in quel modo. Non voglio neanche pensare a cosa gli sarebbe accaduto se non mi fossi trovata lì.
"Sofia non ti riguarda. Sei stata fin troppo coinvolta."
"Voglio saperlo. Oramai sono dentro e non mi tiro fuori."
"Smettila..."
Sono stanca di essere trattata da lui come una bambina e sono stanca di sentire bugie.
"Smettila tu... Smettila di farmi da padre. Smettila di nascondermi le cose. Voglio solo che ti fidi di me."
"Mi fido di te ma non posso dirtelo."
"E perché non puoi?"
"Perché se te lo dico probabilmente uscirai da questa macchina e non vorrai vedermi più."
"Non lo farei mai. Andrew sii sincero, per una volta."
Diventa più serio e stringe il volante tra le mani.
"Puoi dirmi tutto..."
"Mi drogo... Da quasi un anno."
"Cosa?" Andrew che si droga?Non può essere. Lui che non ha mai voluto toccare neanche una sigaretta. Lo stesso che mi rompeva le scatole quando tornavo a casa ubriaca.
"Quello che ti ho detto."
"Perché?"
"Sofia non tutti sono forti. Non tutti riescono ad affrontare le cose come è giusto che vadano affrontate. A casa è tutto un casino, e io non riuscivo a trovare pace..."
"E la droga...La droga ti ha aiutato a trovare pace?"
"Stranamente si.. So che è sbagliato, e credimi sto cercando di smettere. Ma quando sono fatto, io smetto di pensare, dimentico tutta questa merda".
Non ho mai visto Andrew così. Non mi sembra neanche più lui.
"Avresti potuto parlarmene. Insieme avremmo potuto trovare una soluzione."
"Sofia tu eri a pezzi. Ne hai passate così tante, non potevo accollarti altri problemi".
"Avrei voluto aiutarti."
Sapere che ha affrontato tutto questo da solo. Sapere che lui per me c'è sempre stato, ogni giorno, nonostante i suoi guai, mi fa capire quanto io sia fortunata ad averlo nella mia vita.
"Mi hai aiutato. Stavo venendo da te, avevo bisogno di un tuo abbraccio. E tu sei venuta".
Mi guarda negli occhi e lentamente mi accarezza la guancia. Ha un livido enorme sotto l'occhio e un profondo taglio sul labbro.
"Ti fa male?" sfioro con un dito le sue labbra.
"Non tanto."
Vorrei consolarlo, fargli capire che ci sono. Ma mi ritorna in mente Sebastian e mi blocco.

"Sofiaaaa...."
Per una volta mamma compare al momento giusto.
"Devo andare. Ci sentiamo per messaggi."
Lui annuisce e prima che scendo dall'auto mi sfiora la mano.
"Grazie!"
"Promettimi che proverai a smettere. Promettimi che inizierai ad amarti di più."
"Te lo prometto."
Non posso perdere anche lui.

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