Rabbia

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Ve l'avevo nominata ancora nel capitolo precedente. Dovete sapere che nella mia psiche coesistono tre cose: il mio io in quanto benevolenza, il mio in quanto rabbia, e il mio in quanto assenza di emozioni positive, rinnegate, e avviluppato nella tristezza e nella depressione.

Vi ho fatto "conoscere" colui che ha deciso di eclissarsi per sua propria volontà, il mio io in quanto benevolenza, oggi vi faccio conoscere l'altro mio carinissimo e dolcissimo compagno.

In quanto rabbia pura, non può restare libero a vagare nel mio cervello, altrimenti a quest'ora probabilmente sarei a marcire come cadavere dotto un ponto dopo tentati omicidi, droga e quant'altro. Non scherzo, non sto cercando di ingigantire la cosa, una volta l'ho fatto uscire di proposito e ho tentato il suicidio causato da una domanda molto generica ad obbligo o verità (era un obbligo ovviamente). Ma per queste cose ci sarà tempo, ne ho avuti così tanti di dialoghi all'interno della mia psiche, arriveranno anche quelli.

Oggi sono quì a raccontarvi un episodio che esplicherà ciò di cui sto parlando.

La nostra storia risale a molto, molto tempo fa. Se non ricordo male avevo all'incirca 8/9 anni; i miei amici di Brindisi, forse se la ricordano ancora, o forse no, ma la cosa non importa. A quel tempo la mia parte benevola era ancora presente, e la scissione non aveva ancora portato la depressione: Insomma ero un bambino dolce e carino, col sorriso sempre stampato in faccia.

Però Lei c'era già, ed era molto affamata, dato che avevo tonnellate di rabbia repressa già a quell'età.

Era un giorno di sole, e stavamo giocando beatamente a nascondino, quando dei figuri si avvicinano: quegli stronzi del collegio, quanto li odio. Cominciano a dire le loro solite cazzate da bulletti, io le ignoro, gli altri meno. Poi cominciano a interessarsi a mia cugina, e lì la cosa comincia a turbarmi, però mi contengo, alla fine ero un tipo pacifico, anche troppo direbbero alcuni.

Ma loro continuano, in modo sempre più pedante, fino a quando non cominciano a importunarla sul serio. Allora, dato che comunque avranno avuto almeno 4 o 5 anni di differenza da me, mi metto in mezzo, ma non cerco la rissa, insomma ero uno sbarbatello delle elementari per dio!

Quindi cerco il dialogo, gli dico di smetterla, alla fine eravamo lì solo per giocare. Loro mi spingono via, ma io continuo imperterrito. Alla terza volta mi tirano un manrovescio, cado a terra, sotto gli sguardi attoniti dei miei amici e di mia cugina. Il mio cervello era andato caput, non ero svenuto, ma ero sotto shock. Gli altri due suoi amici cominciano a tirarmi diversi calci ridendo, un po' sulla pancia, un po' sulla schiena. Insomma si sono divertiti. Finito il "divertimento" se ne vanno dicendo che sarebbero tornati prima o poi a romperci le palle.

Mia cugina si butta vicino a me per vedere come stavo e, con un filo di voce, le chiedo di non dire nulla alla mamma. Mi rialzo e dopo un po' di tempo riprendo a giocare con la mia solita flemma, come se non fosse successo nulla, come sempre. Però questa volta c'era qualcosa di diverso, la cara bestiolina si era svegliata dal letargo, e quì arriviamo al focus della storiella. Perdonatemi, ma le premesse erano d'obbligo.

Quella notte faticai parecchio a dormire, un po' per i dolori, un po' perchè la mia amichetta stava bussando ripetutamente alla porta. All'epoca manco sapevo cosa fosse, quindi ho "aperto la porta".

-Finalmente posso uscire- mi dice.

-Chi sei?-

-Sono una cara amica- mi risponde -sono quì per risolverti i problemi mio caro-.

-Ma io non ho nessun problema- gli faccio.

-Ah no? E quei figli di puttana di sto pomeriggio?-

-Ah lascia stare, sono degli stupidi, lascia perdere-

-Lascia perdere un corno, io non mi faccio mettere i piedi in testa da quei cretini- continua.

-Ti ho detto di lasciar perdere, ora lasciami dirmire...- rispondo.

-Che mollaccione, se vuoi dormire ti accontento-

Improvvisamente un buio innaturale avviluppa la mia mente e crollo dal sonno.

Il mattino dopo mi sveglio, ma qualcosa non quadra. Era come vedere un film con me come protagonista. Cioò, sapevo che a compiere le azioni di quel giorno ero io, ma non ero IO, spero di essermi spiegato. Era come vedere le cose da fuori ecco. Il mio modo di parlare, il mio sguardo allo specchio, il mio atteggiamento, insomma c'era qualcosa di profondamente innaturale nelle mie azioni.

Passa la mattinata e nella mia mente compare di botto un'idea -"Devo prendere una mazza"-. Oddio cosa cavolo sto pensando?! Una mazza?! E cosa ci devo fare con una mazza?! Lo avrei scoperto nel pomeriggio purtroppo a cosa mi sarebbe servita...

chiamai due miei amici, gli "dissi" che volevo prendermi una piccola vendetta; loro ovviamente erano contentissimi di aiutarmi, dio me ne pento ancora...

quindi ci dirigemmo verso un parchetto e prendemmo delle "mazze", rami abbastanza grossi che potessero servirci come armi, e ci dirigemmo al condominio dove abitavano quegli stronzi del collegio.

Per farla breve, dopo averli provocati un po', si quando la bestia prende il sopravvento sono un gran pezzo di merda,  e in seguito li ho letteralmente fracassati di botte assieme ai miei due amici. Ovviamente essendo uno sbarbatello non è che avessi tutta sta gran forza, però gli ho fatto abbastanza male, e loro hanno imparato la lezione. I miei amici mi descrissero come impassibile, contrariamente a quanto si possa pensare, e la cosa mi turba ancora adesso.

Morale della favola, alla sera, quando sono andato a letto diciamo che la mia bestiolina mi ha ridato il controllo delle facoltà mentali, è stato come svegliarsi da un lungo sonno, o incubo, dipende dai punti di vista.

Quella sera la bastarda mi ha schernito a più riprese, e per me, essendo una persona molto sensibil, erano come pugnalate. La mia stessa mente mi scherniva!! ma stiamo scherzando?! Quella sera ho pianto a dirotto e non ho dormito un cazzo.

Mia mamma si chiede ancora perchè ho passato almeno due settimane in stati catatonici, e penso che non glielo dirò mai.

Benvenuti nella mia trinità mentale, coscienze con delle proprie volontà e che agiscono in maniera totalmente autonoma, per quanto cerchi di giostrarle e limitarle, però sono solo un uomo e quindi, come dice il docente di teoretica che ho all'università:

Va tutto bene...



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