Storie di ordinaria follia

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Come al solito sto scrivendo di getto, quindi non assicuro niente a nessuno di quei folli che leggeranno.

Voglio iniziare con una premessa, questo è un memoriale, farò una fatica enorme, quindi per me è molto importante. Questa è la storia del mio suicidio assistito, dove l'assistente non è altre che me stesso, e di ciò che ne ho ricavato alla fine. Non vuole essere di monito a nessuno, men che meno di insegnamento

Questi ultimi tre anni hanno subito il collasso di un ammontare di problemi che ho ammassato, uno sopra l'altro, nel corso della mia adolescenza; gravi o lievi che fossero io giravo la testa e andavo avanti come un treno, e ormai lo avevo fatto per così tanto tempo che era diventato oramai un'abitudine. Quest'ultimo termine non è sottolineato a caso, in quanto questo atteggiamento del cazzo ha "infettato" quasi tutti gli aspetti della mia vita, scuola, famiglia, relazioni, che poveretti hanno subito sulla loro pelle gli effetti del mio continuo intasare di merda il mio cervello.

Ne rido ancora adesso, a crepapelle, abbastanza da reprimere tutto il resto, per questo a molti dico che in realtà molto spesso rido ma non per divertimento.

Tutto questo gran tripudio di casini sono sfociati, indovina indovinello, in casini ancora più grandi, tra stronzate fatte senza nemmeno pensarci sopra, frasi che non dovresti dire, cose che non dovresti fare, persone tradite, bugie, litigi, tutto per nascondere altre cose simili.

Cioè, rendiamoci conto dell'atroce follia che sta dietro a queste parole, e vi giuro, per la maggior parte del mio tempo facevo questo, e costruivo, mattone dopo mattone, dei "muri", insormontabili e invalicabili.

Cioè, capiamoci bene, "Io" - e il mio corpo trema come non mai di fronte all'inesorabile verità che sto scrivendo - ho costruito una gabbia per me stesso, gabbia che ho chiamato cervello, "il mio cervello non riesce a stare zitto" dicevo un po' di tempo fa. Ho fabbricato di quelle idiozie, e in quantità così sproporzionate, che ne ho perso il conto, e non saprei nemmeno elencarle in questo momento.

MA, come stavo dicendo all'inizio, negli ultimi tre anni le conseguenze di questo, mi sono addosso come una valanga.

E ora arriva il bello, tenetevi forte.

Le mie giornate si erano ridotte a un, pensa a qualcosa da fare, falla, bene, pensane un'altra, fatta, etc... , senza uno scopo, così tanto per fare, così zittivo tutte le voci che si ammassavano nel mio cervello; e voi direte, ah ecco perchè quel folle nel tuo nome del profilo, e forse potreste anche aver ragione, ma non sono le voci che intendete voi.

Come penso avrete capito, la mia testa era così piena di pensieri che, anche se ne entravano di nuovi positivi, si perdevano nel turbine della mia testa, e in questo modo non potevo nemmeno sentirli.

E così anche per le emozioni, e quindi le mie azioni.

Pensate, ero arrivato al punto da non sentir più nulla, nemmeno una singola goccia d'emozione, nulla. Alcune persone che conosco potrebbero ricollegare questo al fatto che fumo le canne, ma non è così, e quello che non sono stato capace di dirgli, è che sono arrivato a questa narcosi autoinflitta molto prima, e chiedo loro umilmente scusa.

Ero giunto alla Fine del pozzo, e ho continuato a picconare come un pazzo. E mentre scavavo, davo me stesso in giro, dappertutto, a chiunque, fino quasi a prosciugarmene. Davanti a me era giunta, come una condanna, la consapevolezza della mia possibile morte, se avessi perseguito questa strada, e io stavo lì a guardare la sentenza seduto tranquillo in silenzio...

Tutto ciò, fino a quando mi si è aperto uno squarcio di libertà, e me ne sono innamorato.

Cos'è? Dov'è? Come si raggiunge?

Domande che diventavano sempre più insistenti, affliggevano le mie nottate in bianco. Perenni, immortali, onnipresenti, non mi lasciavano mai andare, come non mi lasciava andare quella libertà che avevo visto, quella era la soluzione a tutti i miei problemi, lo sentivo nel cuore.

Da ciò, quest'estate, nel mio cervello si era aperta una ferocissima guerra per il predominio di questa libertà, e in palio c'era la mia vita.

Ovviamente questo mentre "Io" furbamente continuavo a uscire, fumare, bere, fare cazzate, giocare e via dicendo pur di non pensarci. Ero decisamente al limite, fino a quando un giorno, dal nulla, una mano mi spinge ad accettare la proposta di cambiamento radicale di una mia amica, una rivoluzione copernicana direbbe qualcuno.

E così ho intrapreso un viaggio, che suonava più come una caccia al tesoro, ma con il passo di una passeggitata, per intenderci.

Per ora mi fermo, è già tanto che sono riuscito a scrivere fin quà, ma la storia non è ancora finita, e me ne sono reso conto troppo tardi...




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