13 settembre 2015
Era sera. Lorenzo e Chiara dormivano negli alloggi di mia sorella. Kevin dovette rientrare a Parigi per lavoro. Ero fuori, seduto sulla sdraio di metallo a guardare le stelle, a respirare l'aria fresca. Jesse uscì di casa con un largo felpone che la proteggeva dal freddo e si sedette di fianco a me, toccandomi il viso.
–Non hai parlato per tutto il pomeriggio. Tua sorella è preoccupata. C'è qualcosa che non va Alex? –
Rimasi un po' in silenzio, ma poi parlai.
– La bestia che stava per aggredire Lorenzo era il cane di Emiliano. L'ho incontrato al cimitero. –
Jesse rimase sorpresa.
– Avevi detto che era morto. –
– Non era vero, lo pensavo, ma poi l'ho visto. –Erano le 20:30 ed arrivai puntualmente sotto la Torre Eiffel. Emiliano entrò in macchina e mi disse di andare al Bataclan, dove si esibivano gli Eagles Of Death Metal, una band californiana in pieno tour mondiale. Prendemmo qualcosa da bere e parlammo di qualcosa per distrarci un po' dal passato. Notammo che erano entrati tre uomini. Uno di loro però aveva un fucile e sparò in aria, creando il panico. Ordinarono a tutti di stare a terra. Io ed Emiliano uscimmo dal teatro dall'uscita di emergenza, attenti a non farci vedere.
– Porca puttana, e adesso? –
– Conosco una base militare, andiamo lì. – Subito dopo sentimmo delle grida e due terrificanti esplosioni consecutive. Le urla della gente iniziarono a riempire l'aria.
– Dobbiamo andarci subito. – Salimmo nella mia Jeep e facemmo la strada che portava alla base militare francese. Sentimmo esplosioni su esplosioni, urla su urla, suscitando in me brutti ricordi.
– Non ci pensare Alex. – mi rassicurò Emiliano. Arrivammo alla base davanti l'entrata dove vi era la sorveglianza. Mi avvicinai con la Jeep, una guardia si avvicinò.
– Fermi, voi chi siete? –
– Caporale Marotta, lui è il Sergente Proietti. Dobbiamo parlare con il Colonnello François. – dissi mostrando le nostre carte d'identità.
– Mi spiace Caporale, François è impegna–
– C'è stato un attentato al Bataclan. – Disse Emiliano interrompendo il soldato. Lui annuì e ci fece passare, ne aveva già sentito. Dentro alla base c'erano soldati armati di MP5. Il colonnello era in fondo al corridoio fiancato da due soldati.
– Colonnello François. –
– Caporale Marotta, se non sbaglio ha fallito una missione con il suo battaglione in Qatar. –
– Non sono qui per parlare della mia vecchia missione, colonnello, ma di altro. – Il colonnello ignorò ciò che dissi. – C'è stato un attacco terroristico al Bataclan. – Dicendo queste frasi feci zittire tutti gli uomini che erano dentro la base. Erano già stati avvisati.
– La Daesh è qui. – Emiliano fece scioccare il colonnello.
– "Attentato terroristico allo stadio, un ristorante cambogiano e al Bataclan: gli attacchi terroristici hanno provocato almeno 20 morti e 100 feriti nella capitale francese."– disse la tv in un ufficio. Il colonnello andò nella camera principale con tutti i militari a sentire ciò che aveva da dire.
– Signori. Date il codice rosso nella capitale, voglio la massima allerta nello stadio e nel teatro. Nessuno entra e nessuno esce, preparate le armi, accendete le macchine e andate. – Il colonnello si girò da noi con la faccia seria.
– In quanto a voi due potete andare. – Rimasi senza parole. Speravo di rientrare in servizio, di guidare la squadra.
– Signore, se mi permette vorrei aiutarla con la missione. –
– No. Ho i miei uomini, si ricorda la missione in Qatar, lei è stato licenziato. Il soldato Mercier la porterà a casa. – Non me l'aspettavo, rimasi impalato da ciò che mi disse ma non potevo fare niente.
– Andiamocene Emi. – Furono solo quelle le parole che dissi. Me ne andai con il soldato che ci accompagnò in macchina. Appoggiai la testa al finestrino.
– Non fare caso a quello che ha detto Alex, dovrebbe baciarti i piedi per averlo avvertito dell'attentato. – Disse Emi rompendo il ghiaccio.
– Non è quello che mi preoccupa. – Il soldato fece una curva e andò con la vettura dentro un vicolo. Di fronte a noi c'erano degli uomini armati di AK47 silenziati.
– Che cosa cazzo? – Disse Emiliano guardando le persone armate. Il soldato che ci guidò era uno di loro. La macchina si fermò facendoci uscire in ginocchio per terra.
– Sono loro i fugitivi del teatro? –
– Sì. –
– Bene, uccideteli. – Disse un uomo bendato. Altri due ci puntarono le loro pistole in testa pronti a sparare... ma non fu così. Si sentirono due spari e i due terroristi caderono a terra, morti. Subito scattammo verso gli altri, confusi da ciò che era successo. Sfilai dalla tasca di uno un coltello lanciandolo in piena testa a un altro e usai il suo corpo come scudo umano dagli spari dei suoi uomini. Nel frattempo Emiliano sparò a due uomini. Presi dal taschino del corpo che usavo una pistola e sparai ai soldati. La guerriglia era finita, Emiliano ed io prendemmo fiato e indagammo con le pistole da dove provenivano quei due colpi da cecchino.
– Otto anni che non vi vedo e già vi siete messi nei guai? – La voce era femminile, pure questa mi era familiare. La donna uscì dal buio, ed Emiliano ed io non credevamo a chi vedemmo. Era Elena.
– Elena? Ma che cazzo? – Disse Emi un po' rimbambito dall'intera situazione.
– Oh, sta' calmo, sono io. – Ci calmammo un po', cercando di capire le cose mentre guardavamo i terroristi morti.
– Come ci hai trovati? – Dissi a Elena, seduto nel cofano motore con la pistola in mano e misi la sicura.
– Vi ho visti al teatro, vi ho seguiti dalla base al vicolo. –
– Come sono arrivati loro qui? – Domandò Emi, in piedi appoggiato di schiena al muro con il sigaro in bocca.
– Charlie Hebdo era solo l'inizio, la Daesh ha mandato uomini travestiti nei punti caldi d'Europa. – Rimanemmo in silenzio sentendo urla, ambulanze, esplosioni in distanza.
– Se volete vi ospito, ho una casa lontana a Saint Denis. – Senza esitare accettammo mettendo dentro tutte le armi nel cofano e i corpi nascosti nella pattumiera. Mentre Elena guidava verso casa sua chiamai al cellulare Jesse inventandomi qualcosa.
– Jesse –
– Amore, tutto bene? Ho visto il telegiornale, tutta la Francia è nel caos. –
– Sto bene, purtroppo starò fuori per un po'... –
– Ti rivogliono in servizio? –
– Devo solo aiutare il colonnello, di' a Tiare che starò fuori per lavoro, resta con lei. –
– Va bene... Ti amo. –
– Ti amo anch'io. – Attaccai la chiamata rimettendo il cellulare in tasca. Arrivammo a casa di Elena parcheggiando la macchina nel garage. Ci portammo il borsone con le armi e sistemammo tutto in salone.
– Vedo che non è cambiato niente dall'ultima volta. – Disse Emiliano cercando di fare lo spiritoso facendomi fare una piccola risata. Mi ricordai la festa del college. Appoggiai il borsone sul tavolo ed Elena ci diede delle coperte per dormire. Emiliano guardò la libreria di Elena notando un album fotografico, lo prese e lo sfogliò venendo da me.
– Quante memorie... Ti ricordi l'uscita a Villa di sabato quando eravamo ancora a Roma ? –
– Come posso non ricordarmelo, Peppe si era ubriacato quel sabato, portarlo a casa era stata un'impresa. – Emiliano iniziò a ridere ricordando quella scena, sfogliando l'album trovando la foto del gruppetto di Roma. Quanto mi mancavano quelle giornate a Villa Borghese ma poi vidi una foto di gruppo della mia squadra: io, Emiliano, Giuseppe, Elena, Sergio,Matteo e Mauro.Erano passati otto lunghi anni...
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Ghost
Actionun ex gruppo delle forze speciali dispersi nella capitale francese si rincontrano dopo gli orrori della remota guerra in oriente, una scoperta li unirà formando la vecchia unità Ghost eliminando minacce incombenti nella loro patria.