Passò un'anno e con i miei figlici trasferimmo a Roma nella vecchia casa dei miei genitori. Lorenzo e Chiara mi aiutarono a portare le scatole leggere dentro casa, la casa era sporca da anni cosi passai la mattina a pulire tutto, salone, stanza, cuina,bagno e le camere da letto ma poi per rilassarmi feci la colazione ai bimbi. Elena si sposò con Alessandro e ora vivono in una casa a pochi passi dal Colosseo, li invidiavo; Sergio trovo lavorò come taxi di Roma diventando famoso per la sua memoria di elefante, Giuseppe visse con la sua ragazza Shiana che non la vedeva da anni e lavorava come maestro di autodifesa, Mauro invece mise su un conservatorio insieme a Baldacci e Mancinelli. Emiliano restò un' anno in ospedale, domani verrà dimesso dall'ospedale. Andai da lui, l'ospedale dove stava era il San camillo, presi la macchina e mi avviai da lui. Arrivai all'ospedale, ed entrai andando nella sala d'attesa ed' entrai nel corridoio dove c'erano tutte le stanze dei pazienti, dalla stanza di Emi uscì sua moglie Cristina e sua figlia Ginevra con in mano un orsacchiotto, entrai nella stanza di Emi che si asciugò subito le lacrime -oggi era il compleanno di mia figlia, e sono ancora qui- disse sedendomi accanto a lui accendendo la tv nell'orario esatto passò il telegiornale - e passato un anno da quando in oriente vi fu un esplosione, un uomo chiamato Jarvis,ha inviato all'intelligence le prove per risolvere il caso, dietro agli attentati c'erano dietro il colonnello Francois e Madul scomparsi nel deserto del Qatar- chinai la testa pensando a quell'avvenimento -ormai è finita- disse Emi sistemandosi nel lettino -ognuno ora per la sua strada- continuò a dire, mi alzai e uscii dalla stanza a prendere aria dal balcone dell'ospedale, da lontano potevo vedere il marciapiede dove camminavamo sempre io e alcuni del gruppo -Ciao Alex- la voce mi era troppo familiare e mi girai e vidi chi era, era Stein. Era cambiato un casino indossava abiti da dottore, d'istinto lo abbracciai non vedendolo da tantissimi anni e lo lasciai -che ci fai qui Stein?- domandai felice di vederlo -bado a Emiliano, pensavo te l'avesse detto- disse Stein accanto a me prendendo un po' d'aria, rimanemmo un po' zitti -ti senti con qualcuno del gruppo?- domandai a Stein chinando la testa -solo dessi e kevin, Dessi lavora in un negozio di moto, Kevin fa il cuoco in un ristorante- disse con tristezza. Per consolarlo gli misi la mano sulla sua spalla -secondo te abbiamo fatto la cosa giusta? abbandonare il gruppo?- domandò Stein girando il volto verso di me con voce triste -non lo so, so soltanto che ci volevamo bene, tutti.- dissi con tono tranquillo -purtroppo non si può più tornare indietro Alex, molti avranno cambiato idea su di noi, ti ricordi quanti parlavano alle spalle degli altri?- continuò a farmi domande -su questo hai ragione, ma stiamo parlando di tanto tempo fa- subito venne l'assistente di Stein macchiato di sangue -dottore, il paziente Carlo sta perdendo sangue- disse, Stein si stacco dalla ringhiera del balcone e prima che se ne andò ci riabbracciammo -è stato bello parlare con te- disse contento -pure io, ora vai - dissi con simpatia prima che il paziente ci rimetteva, uscii dall'ospedale andando verso la macchina rifacendo la strada che portava a casa facendomi ricordare quando da piccolo mio padre mi riportava a casa da scuola. Era sera e feci da mangiare, bimbi andarono a dormire promettendogli che li avrei portati al centro, rimasi sul balcone a guardare le stelle e uscii dalla tasca il mio vecchio cellulare andando su WhatsApp a vedere tutti i messaggi del gruppo "rega oggi all'eur a villa?" "la gnugna!" "rizzi" "giordano bruno" alcune cose mi facevano ridere ma poi con il dito scorsi sul 6 luglio che era il giorno del compelanno di Russel "abbiamo sbagliato rega" "cosa facciamo?" "la leva è obbligatoria dobbiamo andarci per forza" "ma io non voglio Emi" "siete dei deficenti se andate a fare i militari" "taci Flavius" tutto quello che lessi rimase nella mente.
Mi svegliai nella sdraio con il calore del sole che picchiava sopra di me e mi svegliai facendo un lungo sbadiglio sentendo i rumori della tv, mi alzai ed entrai dentro a farmi un caffè e sfilai da una confezione dei cornetti e li misi nel forno a micronde e li scaldai, finito di scaldarli li uscii dal forno e li diedi ai bimbi che si stavano vedendo i cartoni animati, il caffè era pronto e ritornai in cucina a versami la moca del caffe in un bicchierino e bevvi, uscii nel balcone a guardare il sole che stava dietro le nuvole ma poi rientrai andando nel salone -quando avete finito di mangiare cambiatevi- dissi con un sorriso buffo -dove andiamo papà?- domandò Chiara con bocca sporga di cioccolato, presi un fazzoletto e le pulii la bocca -in un posto dove io e vostra madre ci siamo conosciuti- dissi facendo sorridere i bimbi. Finirono di mangiare e andarono a cambiarsi, andando in camera mia mi misi dei pantaloni mimetici e prima di mettermi la maglietta mi feci la barba facendomela rasata come piaceva a me, finita la barba mi misi la maglietta, la finestra era aperta e il vento fece tintinnare le piastrine che erano appese, mi girai guardandole, il passato l'ho buttato via nel cestino ma le presi lo stesso mettendole in tasca, i bimbi erano pronti e mi aspettavano davanti la porta di casa e andammo. Non usai la macchina ma andammo a piedi usando gli stessi mezzi che usavo da giovane raccontando a Luca e Chiara le belle avventure che facevo con il gruppo: gli scherzi, le sorprese e molte cose. Scendemmo dalla metro Arrivando alla fermata di Flaminio, tutta la mia vita da giovane la passai qui in queste strade in questi muri, passeggiammo molto e vidi il bar che una volta io e molti altri del gruppo lo chiamavamo il bangladino, in quel momento riuscii a vedermi da giovane con Emi, Giuseppe e Yari che fregammo astutamente due casse di birra senza farci beccare; se ci pensavo mi veniva ancora da ridere -papà perché ridi?- domandò Luca, davanti quel bar c'erano delle panchine e ci sedemmo -vedi quel bar Luca?- gli domandai indicandogli con la mano, Luca annui con un sorriso -quel bar è uno dei tanti ricordi, tanto tempo fa, io e dei miei amici prendemmo di nascosto da bere senza farci beccare, sento ancora le loro risate e yari che correva con le casse di birra- dissi ridendo un po' -ma papà, questo si chiama rubare- disse con una smorfia -si, hai ragione, ma sai..a quel tempo avevamo 18/19 anni e ci piaceva fare queste cose, ma poi col tempo abbiamo smesso perché dovevamo a essere responsabili delle nostre azioni- Luca e Chiara subito mi abbracciarono con un sorrisetto e gli baciai la testa di tutti e due, però una persona prese la mia attenzione. Aveva un corporatura familiare, la persona era un po' obesa con i capelli abbastanza rasati e indossava un jilet jeans, quella persona era Dessi. Io non ci potevo credere che era lui, subito mi alzai, appena mi alzai lui mi vide. Eravamo a cinque passi di distanza -quanto tempo- dissi ridendo davanti a lui -perché sei qui?- domandò con tono un po' severo -porto a spasso i bimbi, te invece perché sei qui?- domandai -sto salendo a villa- disse, rimasi confuso -come? sai che non c'è più nessuno?- dissi a Dessi rimanendo confuso, Dessi salì lo stesso, lo seguii con i bimbi dietro capendo perché saliva. Finita la salita arrivai nella fontana arrivati vidi persone adulte che parlavano e i figli che giocavano con altri figli, quando arrivai non ci potevo crede che quelle persone erano il vecchio gruppo di villa. Mi fissarono increduli, c'erano quasi tutti: Flavius, Simone, Andrea con Mel, Alessia con Anania,Chris e Hyam con suo figlio timido che stava dietro di loro. Non esitai, abbracciai uno ad uno ognuno di loro, non mi sembrava vero. Dissi a Luca e Chiara di andare a giocare con gli altri bimbi con le madri che li controllavano, io rimasi con i miei amici di lunga data da parte, eravamo seduti a terra a berci una birra come ai vecchi tempi -abbiamo saputo di Jesse...ci dispiace- rimasi in silenzio ma poi ruppi il ghiaccio -non m'aspettavo di vedervi, dopo tutto quello che è successo...- - beh nonostante i problemi non abbiamo smesso di venire qua- disse Flavius -Emiliano come sta?- domandò Anania preoccupato -fortunatamente sta bene, domani verrà dimesso- ci fu un sospiro di sollievo da parte di tutti.
Col passare del tempo altri del gruppo iniziavano a ritornare, quegli amici che avevano 18/20 anni ormai, sono diventati adulti responsabili, altri diventati padre o madre. Ero lì, in piedi a bermi una Heineken a guardare coloro a cui volevo bene parlare insieme, ridere e scherzare ma poi tra loro vidi Russel con suo figlio e Jesse che mi guardava con quel sorriso, rimasi meravigliato ma poi le urla dei bambini che giovavano mi fecero girare ma poi mi voltai cercando con gli occhi Russell e Jesse tra il gruppo ma niente Christian venne da me in pensiero –Tutto bene Al?– –Sì... Ho solo visto..– esitai -un fantasma.-
FINE.
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Ghost
Aksiun ex gruppo delle forze speciali dispersi nella capitale francese si rincontrano dopo gli orrori della remota guerra in oriente, una scoperta li unirà formando la vecchia unità Ghost eliminando minacce incombenti nella loro patria.