Ero in mezzo a una città, il Qatar. Mi guardai in torno con gli spari e urla in sottofondo; guardando sotto di me, avevo intorno uomini, donne e bambini morti.
– Alex andiamo! – Mi girai vedendo Sergio che mi urlava con la faccia grondante di sangue, e corsi verso di lui al riparo.
– Granata in arrivo – Sentii Emiliano urlare sparando con in il mitra ai nemici. Dalle dune di sabbia arrivò una macchina d'assalto che sparò contro di noi, prendendo in pieno la gamba di Giuseppe.
– Serve un medico! – Urlò Mauro premendo la ferita. Corsi in una casa facendo fuori i terroristi all'interno. Dentro la stanza c'era una radio; la presi cercando di sentire la portaerei nell'est del Mediterraneo.
– Foxtrot, mi sentite passo? –
– La sento –
– Mi dia le coordinate –
– 25º17'12"N – Scrissi nel telefono satellitare i numeri, uscii e vidi Matt nell'angolo senza munizioni.
– Matt! – Gli lanciai il telefono; lo prese al volo e diede agli F16 le coordinate. Ci puntarono contro lanciando una pioggia di missili.
Il sogno si interruppe facendomi svegliare con uno spavento.
– Siamo arrivati Alex. – Disse Elena aprendo lo sportello di davanti. Erano le 10:30 e il sole batteva sulle pietre. Gli altri si svegliarono sbadigliando in coro. Uscimmo dalla macchina prendendo i borsoni dal cofano. Eravamo in quartiere familiare e seguimmo Elena, arrivando a una casa piena di vecchi ricordi. Elena suonò il campanello di casa. Mi si gelò il sangue leggendo la scritta "Casa Amadei" sullo zerbino.
La porta si apri e vedemmo Claudia dopo lunghi anni, e i bimbi che aveva dietro non andarono inosservati.
– Elena? –
– Non solo io.. – Sbucammo da dietro Elena. Claudia era stupita di vederci.
– Possiamo entrare? – Domandò Peppe assonnato. Claudia ci fece entrare portando i suoi figli nel giardinetto di casa facendoli giocare. Ci sedemmo nel grande salotto appoggiando i borsoni.
– Che ci fate qui a Roma? –
– Abbiamo avuto dei problemi... – Dissi grattandomi la testa. Qualcosa prese la mia attenzione: sopra il caminetto del salotto c'era un grande quadro di una foto di gruppo di 54 ragazzzi. Eravamo noi. Era l'ultima festa, la festa di Russel. Avevamo tutti 17/18 anni in quella foto... Mi alzai per guardarla da vicino.
– Che mi dici di loro? – Dissi a bassa voce cercando di non piangere. Claudia sospirò.
– Se ne sono andati tutti. Diletta e Eleonora si sono trasferiti a New York, Dessi ora lavora in un'officina per moto, in quanto a Russel....è ritornato nelle Filippine. Degli altri non so niente. – Rimanemmo zitti per tutto il tempo. A tutti noi scese una lacrima pensando a quei ricordi. Dalla porta di casa entrò Fero.
– Scusa il ritardo Cla, ci hanno raddoppiato il lav- Ci vide e gli uscirono gli occhi dalle orbite. Puntò lo sguardo verso Peppe alzando le mani pronto a dargli un cazzotto.
– Fero fermo! – Disse Emi rimproverando Fero.
– No! Fermo un cazzo, vattene da casa!–
Claudia non fiatò. Assistimmo alla lite. Prima che ci arruolassimo c'era stata una discussione tra loro due e non si erano mai scusati.Kevin's PoV
La sera precedente c'era stata un'evasione. Ero nel vecchio carcere della Bastiglia con i militari e la squadra d'assalto francese. Arrivò il colonnello François con i documenti dell'evasione.
– Colonnello. –
– Si fanno chiamare Ghost eh? – Rimasi spaventato dal nome. Ghost, chi erano? Perché avevano fatto evadere il detenuto?
Il colonnello mi diede una maschera. Seguii il colonnello nella sala di sorveglianza a vedere le telecamere. Vedemmo questi uomini in azione.
– Dai loro movimenti dubito siano ex militari. – In un primo momento pensavo che uno di loro fosse Alex, ma era impossibile. Non era da lui far evadere qualcuno.Alex's PoV
Era sera nel terrazzo di casa, gli altri erano nel garage a dormire. Restai lì a guardare le stelle. Da bambino mio padre mi diceva sempre che ogni soldato che moriva diventava una stella per farsi ricordare. Mi mancava. Dietro di me vidi Fero con le mani nelle tasche della felpa.
– Bella serata non è vero? –
– Sì – Risposi sorridendo. Mi girai verso di lui vedendo quant'era cresciuto. –Guarda come siamo diventati Fero. – Fero confuso si girò verso di me.
– Prima eravamo dei ragazzi, infrangevamo le regole, ci divertivamo, non pensavamo al futuro e ora guarda. Ora abbiamo una nostra famiglia e quella grande famiglia che avevamo un tempo si è sciolta.– Fero iniziò a piangere pensando al gruppo. Se n'erano andate troppe persone, ognuno per la loro strada.
Il telegiornale dal salotto parlò dell'evasione di Peppe.
"Ieri notte alle 23:00 il detenuto Giuseppe Guttoriello è evaso con l'aiuto dei Ghost una banda di ex militari mascherati," Fero rimase paralizzato. Sapeva che eravamo stati noi.
– Si è preso tutte le colpe lui. Ti vuole bene Fero, non provare rancore. – Stanco dal sonno uscii di casa avviandomi al garage e vidi Matt con il computer.
– Matt quando sei arrivato? –
– Mezz'ora fa, ho pagato un taxi per tutta la strada. – Mi sedetti accanto a lui guardando quello che faceva. Era riuscito ad entrare nei database dell'IS. Vidi pagine su pagine di quello avevano in programma da fare e qualcosa prese la mia attenzione.
– Clicca quella pagina. – Dissi a Matt un po' agitato. Matteo cliccò sulla pagina e non credetti a ciò che lessi: "Dobbiamo propagandare questo messaggio ai soldati di basso livello: ‹‹Figli di Allah, Dio è fiero di noi ma dobbiamo colpire al cuore dell'Italia, colpiremo il Vaticano. Loro hanno offeso il nostro profeta, noi ricambieremo. Colpiremo di notte. Allah è grande.›› Passate parola ai superiori." Lesse Matteo, sapeva parlare bene l'arabico. Il sonno mi era passato. Presi dal borsone le pistole e i fucili, mettendogli i silenziatori e più caricatori assieme. Emiliano sentendo il rumore si svegliò.
– Alex cosa fai? – Disse sbadigliando. Gli lanciai la maschera di un teschio e gli si gelò il sangue.
– Domani abbiamo da fare. –
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Ghost
Actionun ex gruppo delle forze speciali dispersi nella capitale francese si rincontrano dopo gli orrori della remota guerra in oriente, una scoperta li unirà formando la vecchia unità Ghost eliminando minacce incombenti nella loro patria.