Per tutto il giorno progettammo il piano di azione per far evadere Giuseppe. Emiliano riuscì a sistemare le M16, Matteo entrò nel sistema delle videocamere del carcere, Elena sistemò i fucili di precisione pulendo le canne e mise cinque caricatori nel borsone con il silenziatore dentro, Sergio studiò la pianta della prigione con me, Mauro senza armi si equipaggiò di coltelli da cucina affilandoli più che poteva e creò anche degli esplosivi.
– È qui, dopo il lungo corridoio – Disse Sergio puntando il dito sulla piantina. –Entreremo dalle finestre, Elena ci coprirà da un'altura, usciremo dai sotterranei. –
Ci riunimmo tutti con le M16 attaccate alle tracolle sul divano con in mezzo il tavolino con la pianta della prigione. Erano appena le 22:30 e prima di muoverci ci mettemmo gli auricolari per sentirci, Matteo ritornò alla sua postazione ed entrò nel sistema della prigione. Prendemmo la macchina dirigendoci verso la Bastiglia a liberare Giuseppe.
"Giuseppe che cos'hai fatto?..." pensai tra me e me. Il viaggio era lungo, parcheggiammo in un palazzo e andammo su un grattacielo abbandonato con i borsoni appresso. Arrivammo sul tetto di un edificio accanto alla prigione. Elena si fermò sul tetto del palazzo precedente, prese il cecchino silenziato dalla borsa e si sdraiò sparando di fila a quattro guardie mentre noi ci preparammo a sparare le corde.
– Quattro contatti eliminati Alex. –
– Bene signori è il nostro turno. – Annunciai. Legammo le corde sulle frecce in ferro e le mettemmo nelle canne dei fucili. Arpionando i tetti ci agganciammo ai fili e andammo in discesa arrivando nei tetti del carcere e ci togliemmo i ganci dai fili.
«Elena coprici.»
«Ricevuto.»
«Sergio facci strada.» Elena ci guardava dal mirino del cecchino coprendoci sparando alle guardie. Arrivati alla fine del tetto guardai sotto e vidi delle finestre aperte, vi erano i condotti dell'aria dove ci legammo dei fili per scendere. Arrivammo attraverso le finestre e controllammo ogni angolo per non farci beccare dalla polizia.
«Stato?» Disse Matt dalla postazione bevendo una soda al limone.
«Stato sicuro, cosa vedi?»
«La videocamera mostra due contatti.» Alla fine del corridoio sbirciai ai bordi del muro: c'erano due poliziotti con il giubbotto antiproiettile. Girai la testa verso Emi togliendo la sicura.
– Ci sono due contatti, spariamo alle teste al mio 3. – Contato fino a tre uscimmo dal corridoio e sparammo in testa ai due uomini.
– Contatti centrati. – Sergio uscì dal corridoio é lo seguimmo.
– È un cazzo di labirinto. – Disse Mauro con i coltelli in mano. Ci ritrovammo davanti a tre corridoi; non sapendo dove andare mi avvicinai a Sergio.
– Da che parte Sergio? –
– A destra. – Trovammo un ascensore ed entrammo.
«Quale piano Matt?»
«Piano –0» Selezionai il tasto 0 e l'ascensore andò giù.
«Quattro contatti al piano 0» Disse Matt guardando nella videocamera allarmandoci subito chi avremmo visto.
– Ci sono quattro contatti al piano che andremo, togliete le sicure e puntate alle teste. – Mentre l'ascensore scese le guardie erano perplesse.
– Già cambio di guardia? – Disse uno di loro. L'ascensore si aprì e gli sparammo subito in testa.
«Corridoio in fondo a sinistra.» Ci disse Matt tramite auricolare. Annuii e Mauro prese l'MP5 dal cadavere. Arrivammo nella sezione di massima sicurezza dove tenevano Giuseppe e le telecamere erano ben in vista.
«Matt fai la magia.» Matt cliccò il tasto invio della tastiera manipolando le videocamere facendole scollegare.
«Avete venti minuti ragazzi prima che se ne accorgano.» Disse Matt teso. Subito Emiliano controllò il tastierino della cella. L'allarme scattò, tutto il carcere fu messo in allerta. Non avendo scelta Mauro mise una delle sue bombe nella porta della cella di Giuseppe creando una forte esplosione. La cella si aprì e vedemmo Peppe a terra spaventato e ci togliemmo le maschere.
– Alex? Che cazzo ci fate qui? –
– A liberarti – Disse Emi spaccando con il calcio dell'arma la catena agganciata alla caviglia di Peppe, il quale abbracciò Emiliano. Subito cliccai l'auricolare per informare Elena.
«Elena abbiamo Peppe, ci vediamo sotto alla fine delle fogne.»
«Ricevuto.» Elena mise tutto dentro il borsone ed uscì dal grattacielo abbandonato. Eravamo dentro alla cella cercando un modo per uscire e diedi una pistola a Peppe.
«Matteo aggiornaci.»
«Sotto di voi a tre metri di profondità ci sono i condotti fognari.» Mauro felice mise due bombe per terra facendo esplodere il terreno e creando un buco abbastanza grande da far uscire tutti. Gettammo le borse poi scendemmo.
– Ci siete tutti? – Dissi con l'odore delle fogne che mi entrava nel naso.
– Sì – Disse Peppe. Ci muovemmo verso la fine delle fogne dove Elena ci aspettava con la macchina. Arrivati, Peppe vide Elena e si abbracciarono. Elena tirò fuori dalla macchina il kendama.
– Credo che questo sia tuo. – Giuseppe appena vide il kendama ricordò le belle memorie da Roma e gli scese una lacrima sul viso. Da lontano si sentivano le sirene d'allarme.
– Faremmo meglio ad andarcene. – Dissi mettendo le borse nel cofano. I ragazzi si ripresero ed entrammo dentro la macchina avviandoci verso casa. A metà strada mi squillò il cellulare, era Matteo. Senza esitare risposi alla chiamata.
– Hey Matt –
– Alex non venite a casa. –
– Cosa? –
– Fai quello che ti dico. – In fondo all'autostrada c'era un autogrill e dissi ad Elena di fermarsi là. Uscii aprendo lo sportello.
– Dimmi tutto Matt. –
– Nel quartiere ci sono delle persone armate, non sono polizia e non penso siano della Daesh. –
– Cosa mi stai chiedendo di fare? Tu che farai? –
– Troverò un modo. Voi trovate un hotel, state là. – Matteo attaccò di colpo la chiamata e mi misi il cellulare in tasca. Entrai in macchina e tutti mi guardarono perplessi.
– Matteo ci ha ordinato di non venire a casa. –
– Qual è il problema scusa? – Disse Emi sistemandosi i baffi.
– Il problema è che ci sono uomini armati nel quartiere di casa – I ragazzi non seppero rispondere e non avevamo idea di dove andare. Elena accese il motore della macchina e prese la tangenziale.
– Conosco un posto – Disse Elena determinata. Con lei al volante gli altri ne approfittarono dormendo. Guardai l'ora sulla radio, segnava 01:00. Dalla stanchezza appoggiai la testa al finestrino guardando i pali illuminati che si muovevano.
– Ti conviene riposarti Alex. – disse Elena. Non risposi, restai in silenzio. – Non rispondi? –
– Come posso dormire se sono preoccupato per Matteo? – La domanda che le feci la fece azzittire. – Dove stiamo andando? –– Lo scoprirai domani Alex... –
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Ghost
Actionun ex gruppo delle forze speciali dispersi nella capitale francese si rincontrano dopo gli orrori della remota guerra in oriente, una scoperta li unirà formando la vecchia unità Ghost eliminando minacce incombenti nella loro patria.