L'informatico

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Dormii per sei ore, sognando la vecchia guerra e il mio fallimento.
Aprii gli occhi quando Elena mi scosse.
– Alex svegliati, senti qua. – disse Elena alzando il volume del TG.
– "Notte di terrore a Parigi: sono stati segnalati 3 kamikaze, ma il totale dei morti supera per ora i 200. Due terroristi si sono presi responsabilità di tutti e tre gli attacchi."– Sentii tutto,cosa dovevo fare? Aiutare in qualche maniera il colonnello disobbedendo ai suoi ordini? O crearmi una squadra da solo?
Emiliano dovette andarsene e trovare sua moglie che lavorava in un ristorante a Parigi, dicendo che sarebbe ritornato.
– Cosa facciamo? – disse Elena sistemando dei piatti in cucina.
– Non lo so... – dissi sedendomi sul divano del salotto e prendendo una rivista d'informatica per ammazzare il tempo. I miei occhi caddero su una foto di un ragazzo con poca barba con un berretto in testa, mi era troppo familiare... Era Matteo. L'informatico che sbagliò le coordinate per colpa mia.
– Matteo è vivo? – chiesi ad Elena.
– Sì, lavora in un negozio d'informatica a pochi passi da qua. – Avevo bisogno di vederlo, non gli avevo mai detto scusa dopo tutto quello che era successo.
– Andiamo da lui – dissi all'improvviso.
– Scherzi vero? Non ti vede da otto anni, non sa che sei vivo eh. –
– Gli farò una sorpresa allora. –
Elena venne con me al negozio a Rue Pasteur 98, facendo poca strada in macchina. Arrivati a destinazione, parcheggiai la macchina accanto al marciapiede. La strada era deserta, tutte le case avevano le finestre chiuse, c'erano soldati ovunque; la città era in piena allerta. Nessuna persona aveva il coraggio di uscire di casa, tranne chi doveva lavorare e non si poteva permettere di rimanere a casa. Il negozio si chiamava Informatic Social. Elena conosceva il posto e conoscevamo Alessandro, il proprietario, nostro amico dai tempi di Roma.
– Alex , da quanto tempo, non ci vediamo dalle ultime uscite di sabato! –
– Alessandro, pensavo stessi a Roma – sorrisi. Era bello rivedere vecchi amici, anche se avrei preferito fosse stato sotto altre condizioni.
– Invece no, dovrei ringraziare mia sorella Claudia – rise.
– Sto cercando Matteo, per caso sai dove posso trovarlo? –
– Ci penso io,  tranquillo. – Intervenne subito Elena. Entrambi si piacevano, era più che ovvio, si capiva dai loro sguardi.
Mentre Elena mi faceva strada nel negozio iniziai a stuzzicarla come ai tempi del liceo.
– Non lo hai ancora invitato a cena? –
– Cosa? –
– Ti piace ancora. –
– No, non è vero. Ci siamo lasciati prima che te ed Emi vi eravate arruolati... –
– Dare una seconda possibilità non nuoce eh – le sorrisi. Finito di parlare arrivammo nello studio di Matt. Elena bussò alla porta e aprì con l'ansia di quello che poteva succedere.
– Elena, che ci fai qui? –
– Ciao Matt... C'è qualcuno che ti vuole vedere. – Mentre Elena parlava Matteo stava installando un software su un pc nuovo. 
– Adesso sono impegnato con un computer, non ho tempo di vedere qualcuno. –
– Nemmeno di vedere un tuo amico? – chiesi. Matteo riconobbe la mia voce, non esitò nemmeno a girarsi. Mi vide entrare nel suo laboratorio e rimase paralizzato. Non riuscendo ad aprire bocca, si alzò e ci abbracciammo.
– Scusami Matt. – Sussurrai al suo orecchio.
– Tranquillo. – sorrise.
Rimanemmo nel suo studio per un po', facendo quattro chiacchiere. La sua postazione era molto organizzata: da una parte pc, cellulari, tablet; dall'altra video- e fotocamere.
– Da quanto lavori qui? –
– Da poco, dovrei ringraziare Alessandro per avermi assunto. –
– Come sta tua moglie? –
– Ludovica? Sta bene, lavora in un reparto dell'ospedale. – Prese dalla tasca un coltello svizzero per sistemare delle viti del pc. Cadde anche una foto della vecchia squadra. La foto era rovinata, ovviamente tenuta in tasca da anni. Matt si asciugò gli occhi.
– Quanti siamo rimasti? – chiese in tono solenne.
– Siamo io, Emiliano, Elena e te... Degli altri non so nulla. –
– Non ci dovevamo arruolare. –
– Matt, era obbligatorio il servizio. – disse Elena, cercando di tranquillizzarlo.
– Dovevamo restare con Russel e gli altri a Roma... – Matteo cadde in lacrime pensando ai nostri vecchi amici. Andai da lui e mi inginocchiai.
– Matt.. So come ti senti, anzi, tutta la squadra... ma non è stata una nostra scelta, abbiamo fallito 8 anni fa. E adesso possiamo rimediare. – Matt smise di piangere e rimise la foto tutta sciupata nel suo portafoglio.
– Cosa dobbiamo fare? –
– Dobbiamo rimettere insieme la squadra.-
dissi come se fosse ovvio. Matt non sapeva se ridere o ripiangere, ed in effetti aveva ragione. Eravamo quattro persone e forse con un po' di informazioni avremmo trovato gli altri. Matt si alzò dalla sedia prendendo delle scatole dall'armadio e ci mise delle telecamere, una Go Pro, un paio di pc avanzati e la sua vecchia macchina fotografica. Uscì dallo studio con tre scatoloni cercando di non cascare a terra come un pesce lesso. Alessandro stava al pc, leggendo il casino della sera precedente.
– Matt, dove vai? – chiese.
– Mi licenzio, trovati un altro che giochi a Leauge of Legends. – Prima di andarsene Matt mise a terra le scatole e ci abbracciammo tutti come ai vecchi tempi a Villa.
Aprii la porta una volta tutti arrivati a casa, dentro c'era Emiliano seduto con tutte e due le mani sul viso. Appena mi vide si alzò e ci abbracciammo.
– Tua moglie sta bene? –
– Sì, l'ho portata dai miei in un paesino della capitale. – rispose.
– Hai fatto bene – dissi. Matteo entrò osservando la casa con le scatole in mano.
– Mh, deliziosa sta casa. – Disse con tono scherzoso. – Hey Alex, le scatole dove le met– Appena Emiliano e Matteo si videro l'ultimo fece cadere le scatole ai suoi piedi e si salutarono con un grande abbraccio.
– Quanto tempo amico mio. –
– Otto anni... – Vederli abbracciati mi rese felice.
Aiutammo Matt con i computer mettendo la sua postazione nel vecchio magazzino di Elena. Attaccai le videocamere fuori casa e sul palo della corrente, Emi pensò ad aggiungere all'antenna sul tetto un aggeggio che serviva nel sottrarre informazioni militari dal loro satellite. Scendemmo poi nel magazzino.
– Tutto fatto Matt. – Matt accese il sistema centrale, tutto era connesso. In qualche maniera dovevamo rintracciare gli altri, e i primi in lista erano Sergio Viscuso, Mauro di Simone e Giuseppe Guttoriello. Non sapevamo nulla di loro da otto anni, dati per dispersi ormai.
Iniziammo subito con le ricerche.

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