l'interrogatorio

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POV EMILIANO


Alex è stato catturato, ci diede l'ordine di andarcene e di attenerci al piano. Corremmo per ore per svignarcela dal veicolo, Sergio corse verso l'elicottero -SERGIOOO- urlai vedendolo che mise dentro il borsone dentro l'elicottero -cosa stai facendo??- dissi serio -c'è ne andiamo- una frase del genere non me l'aspettavo da lui -Stai scherzando vero?? hanno preso Alex, dobbiamo aiutarlo- dissi cercando di far ragionare Sergio -vi ho sentiti durante il viaggio- con queste parole rimasi in silenzio. Giuseppe Elena erano confusi, Matt lo sapeva già -non ritorneremo a casa.- disse Sergio -e io non resterò altri venti anni in questo buco del cazzo- continuò a dire accendendo il motore -so come ti senti Sergio. Ma stiamo parlando di Alex, ci ha sempre aiutati ed è nostro amico, davvero vuoi che c'è ne andiamo lasciandolo da solo?- con questa domanda feci riflettere Sergio che cambiò idea e spense il motore e scese dall' elicottero -cosa facciamo?- domandò Elena sedendosi nella sabbia -non lo so- dissi, speriamo che Alex se la cavi.




Buio. non vedevo niente solo l'odore e l'aria umida della stanza, legato in una sedia con ancora il sacco in testa. Sentii  il rumore di una porta che si apriva, qualcuno era dentro e mi tolse il sacco e accesero la luce, la lampadina illuminava a scatti davanti a me, c'erano due uomini probabilmente islamici che non parlavano la mia lingua. Entrò un uomo familiare vestito tutto di nero con il volto coperto che si vedevano quegli occhi verdi -Madul- dissi sussurrando -oh ti ricordi ancora di me, quale onore caporale Alex- disse togliendomi la maschera, girò la maschera vedendo il disegno bianco -avete fatto scompiglio in Europa caporale- disse facendo il simpatico -almeno abbiamo salvato degli innocenti- dissi, Madul fece un grande e grossa risata -Innocenti? quella gente? metà di quella gente uccide stupra e prende il giro il nostro Dio- disse guardandomi negli occhi -ma tutto questo credo che te lo dirà un' altra persona- disse facendo entrare un' altra persona, il colonnello -Quanto tempo caporale- disse prendendo dalle mani di Madul la maschera.  Mi fecero domande ma non risposi, non usarono nemmeno la violenza           -perché?- domandai al colonnello -perché i missili? qual è lo scopo di tutto ciò???- il colonnello appoggiò la maschera su un tavolo vecchio -lo scopo?- domandò girandosi verso di me -da anni il mondo ha combattuto con armi, da quando c'è stata la terza guerra mondiale lei è la sua squadra avete combattuto ma l'america e altri stati hanno appoggiato l'accordo atomica, il mio scopo e distruggere le basi che hanno armi nucleari- uno scopo folle, distruggere le armi nucleari con armi nucleari -se userai quei missili, sai quanti moriranno?- domandai, il colonnello rise -è qui che ti sbagli caporale- disse facendomi confondere le idee

-io non ho nessuna autorizzazione nel fare questo, ma loro si. Ho dato i progetti con l'accordo di eliminare quelli che ostacolano questo progetto, io sono solo il cane che difende il padrone, la tua squadra ha mandato all'aria gli attentati, il papa, il castello nel Belgio e il mio elicottero. Sapevo fin dall'inizio che eri te e non ho detto niente a nessuno, ho solo mandato i miei sicari da tua moglie-

dopo quella frase qualcosa si ruppe dentro di me fissai il colonnello fissandolo con aria cupa -lei non c'entrava niente con tutto ciò- dissi con voce seria -parlerei volentieri con lei caporale ma io e Madul abbiamo molte cose di cui parlare- furono le sue ultime parole e se ne andò con Madul fuori dalla stanza rimanendo con un uomo che mi faceva da guardia dovevo trovare un modo per andarmene e cercare una radio per contattare la squadra. Ero senza giubbotto antiproiettile senza armi, rimasi con i pantaloni e maglietta addosso, la maschera e il coltello era nel tavolo. Guardai con attenzione la guardia e notai che aveva un pistola in un fodero al suo fianco. Per liberarmi dovevo prendere il coltello, dovevo eliminare la guardia -che ore sono?- l'uomo non capì ma venne lo stesso a controllarmi da vicino faccia a faccia. D'improvviso gli diedi una forte testa che svenne dovevo arrivare al tavolo così provai a fare sei piccoli saltelli legato alla sedia ma caddi a terra accanto alla gamba del tavolo, con la spalla diedi dei scossoni sperando che cadde il coltello. Dopo qualche minuto il coltello cadde a terra e lo presi da dietro cercando di tagliare la corda, ci riuscii, mi liberai dalla presa con le mani libere e tagliai le corde nelle gambe. Mi alzai controllando il tavolo: il coltello lo misi nel fodero della coscia destra e la pistola la misi dietro i pantaloni, con il coltello trafissi il petto della guardia e lo misi in un angolo buio della stanza e uscii -devo trovare una radio- mi dissi a me stesso, era l'unico modo per contattare. uscii dalla stanza, davanti c'era un corridoio con davanti una stanza ed entrai, era la stanza delle armi,avevano di tutto: dalle armi leggere a quelle pesanti notai che c'erano i silenziatori e ne presi una attaccandola sulla pistola sentendo dei passi mi nascosi dietro un muro. Presi subito il corpo da dietro portandolo dietro il muro attappandogli con la mano la bocca nel caso urlasse, era Madul. Cosa ci faceva Madul da solo? dalla coscia sfilai il coltello e glielo puntai dritto alla gola -le tue ultime parole prima di raggiungere il tuo dio?- gli domandai pronto ad ucciderlo -tutto questo porterà la pace in questo mondo, Allauh Akbah- gli trafissi il collo senza esitare con la mano che impugnavo il coltello sporco di sangue, tolsi il coltello dalla trachea e lo pulii sulla sua veste nera. Mi alzai e lasciai quel misero corpo li.

Uscii dal palazzo vedendo davanti a me il centro di controllo, e a dieci chilometri di distanza c'era la zona di ricerca, corsi senza farmi vedere entrando nella stazione radio, accanto c'erano due uomini seduti con delle cuffie che parlavano lingua islamica. Mi avvicinai lentamente a loro due e sfilai il coltello di nuovo tagliai la gola da dietro l'altro si spavento che stava schiacciando l'allarme ma gli pugnalai il polso attappandogli la bocca e lo accoltellai più volte che morì. Presi subito cuffie e microfono attaccai qualche filo e cercai il canale radio della squadra -squadra ghost mi sentite? mi sentite? sono Alex- sentii l'interferenza -Alex qui è Emiliano, eravamo in pensiero, dove sei?- domandò con in mezzo le interferenze -sono in una stazione radio- dissi guardandomi intorno notando che la guardia morta portava con le delle chiavi, erano del cancello e le presi dal cadavere -ho trovato delle chiavi, entro, trovo l'interruttore e vi apro il cancello, tenetevi pronti- dissi diretto -va bene- rispose emi attaccando la radio. Uscii dalla stazione e mi avviai verso la zona cercando di non farmi beccare nascondendo dietro le colonne di un tempio ormai scomparso. Arrivai al cancello e riuscii ad aprire, eliminai i soldati e le guardie che facevano il turno di guardia, alla fine arrivai dentro una casa dove c'erano interruttori su interruttori sperando che una di queste apriva il cancello, da lontano  tra le due vidi il segnale di Emiliano -ti prego fa che sia questo- dissi impugnando la leva dell'interruttore, feci manovra e il cancello si aprii, e vidi la squadra che correva verso il cancello aperto, tutti i soldati si allarmarono e presi un fucile che era appoggiato nel muro e iniziai a sparare da un riparo coprendo la squadra che arrivava. Sparai più e più volte uccidendo soldati, ma ne arrivarono sempre di più. La squadra arrivò con Emiliano a capo venendo verso di me dentro la casetta -è bello rivederti- dissi con espressione un po' seria -cosa facciamo?- domadò Peppe sparando insieme -dobbiamo piazzare le C4 sui missili, ma i soldati sono troppi- disse Mauro con il borsone con gli esplosivi -io, Mauro e emi andiamo a piazzarle, Sergio, Elena e Matt copriteci- dissi, obbedirono e andammo con il fuoco di copertura dei tre, corremmo più che potemmo evitando il rischio di morire. Entrammo nella zona dei missili erano in posizione di lancio -ci dobbiamo sbrigare non so quando li lanceranno- Mauro buttò a terra il borsone con a terra le bombe -su su- disse Emi, prendendo la bomba attaccandola nel corpo del missile, non sapendo quanto mancava per il lancio.


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