Capitolo 6

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{Lauren's P.O.V}
Un sorrisetto furbo si disegnò sulle mie labbra quando la mia amica, in seguito all'arrivo di Greg, ci aveva lasciati completamente soli.
Non che avessimo concluso niente, il giorno prima in casa mia. Ma mi piaceva pensare di poter riaccendere quel fuoco che pochi mesi prima animava i nostri spiriti.
Incrociai le braccia sotto al seno, aspettando che egli tirasse fuori quel "qualcosa" che teneva nascosto dietro la schiena.
"Cos'hai lì, Sanders?"
Mi morsi il labbro desiderosa. Era strano che il mio comportamento fosse tale, considerando che io non ero di certo il genere di persona che vorrebbe farlo continuamente. Eppure con Greg era diverso: l'amore profondo che nutrivo nei confronti di quella testolina biondo cenere dalle mille qualità - ovviamente i difetti c'erano, e non mancano di qualità - mi attirava al punto tale da permettermi di provare attrazione fisica e di volerci continuare fare l'amore.
I suoi occhi castani mi scrutarono, sapendo che in me vi era desiderio. Un desiderio che solo lui avrebbe potuto colmare.
Posò quindi un pachettino sopra la base in marmo, facendomi accorgere in un secondo momento che il suo obiettivo principale, all'inizio, era unicamente quello di portarmi il cibo per la pausa pranzo e non di lasciarsi sedurre da me.
Mi alzai dallo sgabello sulla quale mi ero seduta in precedenza, circondando il suo collo con le braccia.
"Sai quanto sei sexy? Il tuo batter le ciglia lo è."
Lo vidi ridere, e lo assecondai divertita, prima di alzare una gamba appena sopra la sua schiena.
I nostri corpi combaciarono, e sentii le sue mani prendermi in braccio, mentre gli circondavo il bacino.
"E tu sei così provocatrice, Lo."
Annuii sorridendo furbamente, rendendomi conto di non essere ancora pronta a far una conversazione civile con lui senza saltargli letteralmente addosso.
Gli scostai una ciocca di capelli dal viso, per poi fiondarmi sulle sue labbra screpolate dal freddo.
Stranamente, in confronto a tutte le altre persone normali, amavo quel contatto rude che solo le sue labbra screpolate sapevano darmi.
Spinsi la sua nuca sempre di più, mentre lui mi adagiava al primo muro disponibile per sostenermi.
Le mie mani entrarono a contatto con la sua pelle calda, appena sotto la maglietta.
E le sue vagavano dentro la mia.
Il nostro bacio diveniva sempre più sensuale: la sua lingua giocava con la mia, lentamente e le nostre labbra si scontravano dolcemente.
Gli morsi il labbro inferiore facendolo gemere, mentre il suo bacino premeva ancor di più sul mio.
Bene, era completamente eccitato.
"Greg..."
Mormorai, posando le mie mani curiose sulle sue spalle.
"Sta per suonare la campanella.."
Il suo sguardo deluso mi fece storcere la bocca e, in un istinto di pura follia, spinsi il mio bacino al suo, facendolo gemere rumorosamente.
"Shhh Sanders..."
Sussurrai nuovamente.
"Sei cattiva Lo...tanto..."
Io annuii, guardando il suo sorriso furbo mischiarsi alla malizia.
Dio, avrei davvero voluto averlo tutto per me per ore.
La campanella suonò, come avevo previsto.
Feci rientrare le mani di colpo nella maglietta di quello che era il mio ragazzo, prima di toglierle completamente senza uno scopo preciso.
"È suonata Greg, lasciami andare."
Lo vidi adagiarmi a terra delicatamente, prima di pulirsi la bocca sporca di rossetto e uscire dalla stanza.
"Ci vediamo dopo."

Circa 2 minuti dopo, tempistica perfetta amica, Mia tornò nella stanza, trascinandomi con lei in classe.
Bene, aveva notato il rossetto e il mio sguardo folle.
La seguii in classe, sospirando pesamente alla vista della "moglie di Hitler" - un nomignolo inventato da me e da Mia per quella insopportabile donna che aveva i modi più sbruschi e insopportabili del mondo quasi quanto Hitler - . Ero si, una brava studentessa, ma odiavo così profondamente la matematica che... Venni interotta dai miei pensieri alla vista dei gesti di Mia. Trafficava con qualcosa: una lettera.
Per quanto ne sapevo, ella non aveva amici all'infuori di me, di Greg e di qualche ragazzino. Ma nessuno, di mia conoscenza disposto a scriverle una lettera e se...
Mi lasciai guidare dalla mia fervida - ma veritiera - immaginazione, scrutando la mia amica.
"Cosa vuoi stalker?"
Trattenni una risata, considerando il nomignolo ben appropriato che mi aveva appena assegnato.
"So che Hodges ti ha dato una lettera."
Non le porsi una domanda, ma piuttosto un'affermazione. Volevo che, in quanto pessima attrice che ci prova, lei credesse che io già sapessi di lei e del professore, mentre, in realtà, l'unica vera cosa che sapevo era quanto erano buone le labbra screpolate di Greg.
"Hodges non mi ha dato proprio nulla."
Storsi le labbra a quelle parole: odiavo quando credeva di poter ingannare colei che le leggeva quasi quasi il pensiero. Eravamo come sorelle, e cercare di mentirmi era come Leonardo DiCaprio che cercava di vincere un Oscar: impossibile.
La vidi pensarci su, e interruppi i suoi pensieri cercando di mostrarmi carina.
"Avanti Mia. Sai che non puoi mentirmi. Dimmi la verità, non lo dirò a nessuno."
Le presi la mano da sotto il tavolo, stringendola forte. Sapevo che, quel gesto, la maggior parte delle volte, riusciva a convincerla di doversi fidare ciecamente di me.
Cosa che io, personalmente, facevo con lei.
"Okay, vieni a casa mia oggi. Lui vuole che la legga a Natale, ma non posso aspettare."
Nuovamente, reprimetti la voglia di mettermi a ridere come una perfetta idiota. Cosa poteva mai dire quella lettera? Speravo unicamente che dentro non ci fossero foto del professore Hodges nudo, o un calendario mentre posava in foto sexy. Beh, dubitavo profondamente che ciò avrebbe potuto turbare me e Mia, ero più che sicura che anche lei pensasse che era sessualmente stimolante, ma mi preoccupavo unicamente di cosa avrebbe pensato Greg. Beh, magari si sarebbe convinto a regalarmi una cosa simile per Natale.
Mi morsi il labbro, prima di tornare alla realtà.
"Ottimo. Ci sto."
Le strinsi nuovamente la mano, e poi, cercammo di seguire insieme la lezione.
La lezione passò velocemente, nonostante Mia avesse avuto quel dibattito con la professoressa riguardo una stupida regola di matematica.
Uscimmo dalla scuola dirette verso casa di Mia.

••••

La casa di Mia era grande, arredata bene e con gusto. Trascorrevo molto tempo in quella casa. I suoi genitori erano persone adorabili.
Una volta in casa della mia migliore amica, entrambe andammo di sopra, curiose più che mai di aprire quella famosa lettera.
Per nostra sfortuna però, la porta della camera di Mia si aprì, rivelando sua madre: voleva che noi la aiutassimo a pulire l'auto.
Io e Mia annuimmo, nonostante entrambe ci lasciammo sfuggire un sonoro sbuffo al fatto di non poter leggere quella lettera.
Mia la depositò sotto il cuscino, e insieme ci avviamo di sotto.

••••

"Io e Greg oggi ci siamo dati da fare." Confessai alla mia amica, mentre, seduta sul tetto di casa sua osservavo le stelle.
"Lui è così bello, Mia. A volte vorrei semplicemente svegliarmi la mattina e averlo accanto. Mi sono innamorata di lui."
Giocherellai con la cerniera della mia felpa, mentre la mia testa era posata sulla pancia della mia amica.
"Ti capisco, Lo. Io sento strane emozioni quando vedo Hodges."
"È sexy."
Commentai, cercando di alleviare il senso di disagio che percepivo dalle sue parole.
"Mh-hm. Ma pensa al tuo ragazzo eh." Mi diede un buffetto al naso, ed io sorrisi allegramente.
"Si signora. Comunque, secondo me prova anche lui qualcosa per te, sai? Dal modo in cui ti guarda."
Mormorai.
La mia migliore amica annuì soddisfatta, per poi alzarsi, seguita da me, e tornare dentro.

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