Capitolo III - Vendetta

121 15 14
                                    






Mi ero appena allontanato dal sentiero, quando cominciò a piovere, segno che ormai l'autunno stava avanzando. La pioggia così avrebbe coperto il rumore dei miei movimenti tra le frasche, e la Luna mi avrebbe reso più difficile da individuare. Erano ormai due giorni che seguivo gli Assassini, ma non avevo mai trovato il giusto momento per tendervi un'imboscata. Le strade in questo periodo stavano cominciando ad essere meno trafficate, ma comunque eravamo soltanto all'inizio della stagione fredda. Così aspettavo nell'ombra, conscio che la mia occasione sarebbe potuta arrivare da un momento all'altro. Gli alberi ormai stavano cominciando a perdere le foglie, e a terra si era formata una fanghiglia che attutiva i passi e lo sbriciolamento delle foglie accartocciate ed ingiallite sotto i piedi. Il cielo era cupo e in lontananza si vedevano dei fulmini maligni cadere con foga in qualche posto non visibile ai miei occhi. Mi ricordo che in queste giornate io ed Amy usavamo metterci accanto al caminetto che avevamo costruito mattone dopo mattone, a raccontarci le storie più strane provenienti da tutta l'Inghilterra, scritte in quei libri dall'autore anonimo. Quei classici racconti popolari che narrano le gesta di eroi solitari che si scontrano contro le creature più disparate: dai draghi agli orchi; persino troll e gnomi. Ridevamo immaginandoci l'effetto che ci avrebbe provocato una lettura del genere da bambini, quando ognuno di noi ha gli occhi accesi di speranza e di voglia di scoperta, quando ci si meraviglia per un germoglio che sta crescendo, sbucando fuori dalla terra che lo sovrasta, o quando guardiamo i piccoli uccellini affrontare il loro primo volo con temeraria volontà d'animo.

I cavalieri erano lì, ad un palmo dal mio naso, che si raccontavano di quante donne avessero sedotto a Londra, Manchester e a York. Se li si osservava per così tanto tanto tempo, e li si isolava dalla loro armatura argentata spezzata solo dal mantello bianco con una croce cucita sopra, si poteva anche vedere la loro triste banalità, la frivolezza della loro vita, basata su quante donne avessero incontrato e sulle gare di birra vinte ai loro compagni. Storie di tutti i giorni si potrebbe dire. Ma queste persone si macchiano ogni giorno di atti infimi nei confronti della povera gente, che, impaurita, non ha il coraggio di contrastarli. Vivono tutti nel terrore. Chiunque, uomo o donna, bambino o anziano, può essere processato per non aver frequentato assiduamente la Messa domenicale, o per non aver confessato i propri peccati. Quello della Chiesa è un potere basato sul terrore. I suoi cavalieri puliscono la città da chiunque possa opporsi alla fede cristiana e che quindi possa essere un problema. Tutti sanno questa realtà, ma nessuno ha il coraggio di denunciarla. L'Ordine inizialmente era nato per punire chiunque avesse compiuto atti violenti, chiunque si sporcasse di peccati e crimini contro i fedeli e non, perché ogni essere umano deve essere tutelato. Nobili intenti, certo, ma non è più così da anni ormai, secoli forse. Ciò che importa veramente al papa e a tutti i suoi più fedeli Vescovi è quello di preservare la loro immagine e poteri di Santità indiscussa da tutto e tutti, perciò per questa causa ogni mezzo è lecito. Ho sentito dire anche che molti cavalieri dell'Ordine erano precedentemente assassini, ladri e contrabbandieri senza valori o senza scrupoli.

La notte aveva quasi fatto il suo corso e ormai lasciava il posto alle prime luci dell'alba. I cavalieri avevano montato su un piccolo accampamento, non molto distante ormai da Cambridge, e stavano riposando. Tutto intorno vi era un silenzio tombale, spezzato solo dal fruscio delle foglie al vento e da qualche goccia di pioggia che ancora cadeva dal cielo. Poteva essere l'occasione che aspettavo per farli fuori ad uno ad uno.

Erano in tre, e avevano posizionato le tende attorno ad un falò ormai spento. A terra si potevano notare pentole e tegami usati per la cena della notte precedente. Le tende erano riparate sotto un grande albero che estendeva i propri rami al di sopra delle loro teste, ed erano completamente al buio, sintomo che ancora nessuno aveva intenzione di svegliarsi. Cominciai ad uscire dalla radura e a mettere i piedi nuovamente sul sentiero, stando attento a non calpestare foglie secche che potessero destare qualche sospetto. Nel frattempo che avanzavo stavo cercando di inventare un piano d'attacco per poter fare in modo da evitare un vero scontro diretto. Molti hanno affermato che i cavalieri dell'Ordine ricevono degli addestramenti speciali per far sì che siano molto più forti di qualunque altro tipo di esercito esistente.

L'anima del DannatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora