Ero corso subito a controllare che nessuno stesse ascoltando la nostra conversazione, facendo attenzione a non essere visto dalle guardie che controllavano gli altri corridoi. Dove potevo trovare le chiavi o qualcosa per aprire la cella di Aaron? Dovevo pensare bene a come fare, in quanto non c'era molto tempo. Probabilmente l'esecuzione sarebbe avvenuta alle prime luci del giorno, e assieme a lui sarei stato condannato anche io, se fossi stato trovato all'interno della torre. Dovevo fare in fretta. L'edificio si estendeva quasi come un labirinto, collegando, al corridoio principale, altri corridoi che si diramavano nelle quattro direzioni cardinali: l'ala Nord, quella Sud, la Est e la Ovest. A rigor di logica, la cella di Aaron si trovava a Sud rispetto all'entrata principale. Proseguendo verso Nord avrei trovato le scale da cui ero entrato qualche tempo prima, quindi non mi rimaneva che continuare ad esplorare il lato Sud assieme agli altri due restanti. Proseguivo dritto, oltrepassando la cella di Aaron, immergendomi nel buio corridoio, appena illuminato dalla luce della mia torcia, che cominciava a vibrare, segno che lo staccio era quasi completamente consumato. Strappai per sicurezza una manica dalla mia maglia, dividendola in due strisce di ugual misura, in modo tale che, arrivato il momento che la torcia si stesse per spegnere, ravvivassi la fiamma avvolgendone una delle due. La fiaccola illuminava i rivoli d'acqua che scendevano fino a terra, percorrendo in orizzontale l'intera lunghezza del muro, seguendo il canale appositamente scavato, fino ad una piccola grata che faceva da scolo. Già, uno scolo! Saremmo potuti passare di lì indisturbati una volta trovata la chiave della cella.il lato Sud si rivelò essere un vicolo cieco, in quanto portava ad una piccola stanzetta che faceva da anticamera ad un salone circolare con delle celle. Sopra la grata che divideva le due stanze vi era inciso in latino aula nobilis. Avevo sentito dire che al suo interno, la torre di Londra ospitasse prigionieri di guerra illustri, tra cui nobili e cavalieri d'alto rango. Proseguì a ritroso, raggiungendo il bivio che portava verso l'ala Est od Ovest. Presi il corridoio verso sinistra, sperando di trovare ciò che mi serviva.
Le celle erano disposte sia a destra che a sinistra di ogni corridoio, in maniera sfalsata, in modo tale che ogni prigioniero non potesse interloquire con quello che aveva di fronte. Nell'aria si sentiva un forte puzzo di feci e urine umane, che andavano aumentando man mano che mi avvicinavo alla fine del lungo corridoio. La torcia si stava spegnendo, così presi il primo dei due stracci e glielo avvolsi sopra, compiendo due giri, senza soffocare la fiamma. Subito la luce illuminò ciò che mi circondava, arrivando fin dentro le celle e chiarendo dove mi trovassi. Vi erano delle celle aperte dove erano ammucchiate pile di feci raccolte in un angolo, similmente come fanno i contadini con la paglia. Lo sconcerto fu tale da farmi tappare il naso involontariamente con la mano libera dalla fiaccola. Fortunatamente, allontanatomi abbastanza da quella zona e svoltato un angolo verso destra, la l'odore andò progressivamente scemando, facendomi ricordare così che quello misto tra umidità e muffa non era poi così male. Anche qui, alla fine del corridoio, una porta, stavolta in legno, segnava la fine della mia esplorazione dell'ala, fino a poco prima a me sconosciuta. Vi era inciso sopra suppellex, e stranamente era socchiusa. Forse qualcuno l'aveva lasciata aperta dimenticandosene. Aprì la porta, cercando di non fare rumore, e al suo interno trovai tutti gli oggetti dei detenuti. Vi erano i vari nomi dei prigionieri, compreso quello di Aaron. Tra le sue cose vi era tutto il suo equipaggiamento, e un ciondolo con una pietra incastonata. Non era qualcosa di prezioso, pero lo presi e lo girai. Dietro vi erano incise le seguenti parole:
"Per Amy. Serenità, felicità e complicità vi siano compagni per tutta la vita."
Presi anche la sua spada, che era di ottima fattura, richiudendo la porta e lasciandomi alle spalle l'ala ormai completamente esplorata.
Restava ormai solo l'ala Est. Non c'era nulla di particolare in questa sezione, tranne che forse era quella tenuta in condizioni migliori. Ad un certo punto sentì provenire delle voci infondo al corridoio, dopo l'angolo che mi apprestavo a svoltare. Attaccai la torcia a muro, lasciando che finisse di bruciare il tessuto spegnendosi inesorabilmente. Affacciai la testa, tentando di rimanere il più nascosto possibile nella penombra. Vi erano dei soldati appostati davanti ad una porta, da cui filtrava una luce forte. Forse era il punto in cui si radunavano le guardie la notte. Parlavano di Aaron e di come era stato trovato, raccontando storie non vere su come si era prodotto quelle ferite, elogiando il generale Hammond. Quel farabutto si stava facendo una grande pubblicità con queste esecuzioni. Una delle due guardie disse all'altra di rientrare nella sala, così da riposare un altro po' per poi cominciare la ronda prima dell'alba.
Già, era quasi passata l'intera notte, e dalle finestre poste alte, quasi a toccare il tetto, penetravano i primi, deboli, raggi di sole. Mi accostai vicino alla porta della mensa, guardandomi a destra e a sinistra che non ci fosse nessuno, per entrare indisturbato. Nel muro opposto vi era quello che cercavo. Le chiavi delle celle erano appese lì, un mazzo per ogni ala. C'era solo l'inconveniente che all'interno vi erano almeno quattro guardie, e altre al piano superiore, che passeggiavano avanti e indietro, producendo l'eco di passi tutt'intorno. Le due guardie che fino a poco prima parlavano erano sedute su delle sedie, poggiando la tesata sulle braccia incrociate sul tavolino, con accanto dei boccali di vino. Stavano riposando, mentre le altre due parlavano, guardando fuori dalle finestre che tutto fosse apposto. Mi intrufolai all'interno della sala, cercando di tenermi sotto il soppalco che ospitava il piano superiore, tenendomi attaccato al muro. Se mi avessero trovato non so cosa sarebbe successo, ma molto probabilmente mi sarei ritrovato accanto ad Aaron a raccontarci le nostre memorie.
Toccai con una mano l'anello di ferro che teneva unite le chiavi dell'ala Sud, restando sempre accovacciato. La mia ombra veniva proiettata dalla luce del camino sulle due guardie che stavano a dormire sul tavolo. Sganciai l'anello dal chiodo curvo posto sul muro. Un leggero tintinnìo fu prodotto dallo sbattere delle chiavi. Cercai di tenerle ferme chiudendole nella mano, lasciando al più presto quel luogo pericoloso. Mentre andavo via, una delle guardie del piano superiore pronunciò il nome di una delle due guardie dormienti, che si svegliò di soprassalto.
Mi apprestai a ritornare nel lungo corridoio, mentre dietro di me, i soldati si organizzavano a compiere la loro ronda mattutina. Il tempo stringeva e dovevo liberare Aaron.
Appena mi sentii a distanza di sicurezza, presi a correre, cercando di arrivare alla cella prima che le guardie controllassero l'ala Sud.
Arrivato da Aaron aprii la cella, non curandomi di estrarre la chiave dalla toppa, lasciandole lì a penzolare, mentre lo aiutavo ad uscire. Era veramente debole e sembrava un peso morto. Presi il suo braccio destro e lo misi attorno al mio collo, spingendo verso l'alto per sollevarlo.
-Dai, forza usciamo di qui. Tieni questa. – gli passai la sua spada, in maniera che potesse in qualche modo difendersi nell'eventualità arrivasse qualcuno.
-Grazie di tutto Gabriel. Andiamo a prendere Claire ora. –
Avevamo percorso tutto il lato Sud, fino allo scolo. Le grate si staccarono subito, in quanto erano completamente mangiate dalla ruggine. Ci eravamo infilati nello stretto cunicolo, facendoci trascinare dall'acqua, fino ad arrivare fuori, in città. Finalmente. La luce del sole era accecante e ci lasciò per qualche istante ad occhi chiusi. Respiravamo finalmente l'aria fresca e pulita.
PS: cari lettori, se siete qui è perché in qualche modo questa storia vi è sembrata interessante, perciò vi ringrazio e spero di avervi intrattenuto per tutto il tempo che avete letto . Perciò vi chiedo di commentare e scrivere la vostra: Ogni commento per noi che scriviamo è importante per avere un Feedback costante sulle nostre storie .
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L'anima del Dannato
FantasyInghilterra, 1428, guerra dei cent'anni. Aaron Parson, di ritorno dalla guerra, vede davanti ai suoi occhi quello che nessun uomo si augurerebbe mai di vedere: sua moglie è stata uccisa brutalmente dall'Ordine dei Cavalieri Assassini, un gruppo di u...