Capitolo VIII - "V"

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-Signor Aaron dove stiamo andando? – domandò Claire, mentre continuava ad accarezzare la criniera di Hug che, con il sole del mattino, era di un nero splendente.

-Verso Londra. – risposi, preoccupato più dalle domande successive che da quest'ultima che mi era stata posta. I bambini, per natura, tendono a voler spiegate le cose, anche se alle volte non gli si può chiarire tutto, perché talvolta non v'è neanche una risposta.

La mia mente pensava ad altro. Affrontare l'Ordine era già una follia, farlo poi all'interno della sorvegliatissima capitale era equivalente ad un suicidio. Claire non avrebbe dovuto né sapere né vedere nulla di quello che avrei fatto laggiù. Non volevo che mi vedesse come il mostro che non ero.

-Signor Aaron, la signorina Jane non le piace? – disse la ragazzina con aria disinvolta. Alle volte sembrava che lo facesse apposta.

-Jane è veramente una gran bella donna, anche capace nel suo lavoro. Ma io non posso stare fermo in una città troppo a lungo. –

Cercai di non scendere nei dettagli, e non spiegarle di Amy. Non era proprio il caso di ricordare il passato e far offuscare la mia mente con la rabbia.

-Capisco... allora dopo che questo viaggio sarà terminato, lei e la signora Jane starete assieme? –

Eccola che ricominciava. Si, lo faceva proprio apposta. Stavolta non le risposi, lasciandola un po' con il dubbio.

-Arrivati a Londra tu starai assieme ad Hug. Vedrò di lasciarvi entrambi in buone mani. –

Speravo che non continuasse con le domande, la situazione non si stava mettendo a mio favore, specie per uno come me, che non è abituato a parlare molto.

Il sentiero che conduceva verso Londra era abbastanza lineare, senza imprevisti di qualche sorta. I briganti erano stati allontanati dalle strade, ma, con la guerra in corso, avevo sentito dire che vi erano stati alcuni problemi con dei predoni che saccheggiavano le carovane di mercanti viandanti.

Il cielo stranamente era abbastanza luminoso, ma, all'orizzonte, si intravedevano delle nuvole scure, che facevano presagire un bel temporale in tarda serata o tutt'al più l'indomani mattina. Il nitrito di Hug mi riportò alla realtà, destandomi dai miei pensieri. Mi guardai attorno osservando il verde che si estendeva attorno a me all'infinito. Il cavallo era piuttosto agitato e cominciò a muoversi senza che gli avessi dato alcun comando, segno che qualcosa non andava. Dopo aver passato una parte di sentiero dove era presente un leggero avvallamento, notai in lontananza un uomo che camminava zoppicando verso la nostra direzione. Strano vedere persone all'infuori dei soldati, frequentare le strade senza la compagnia di qualcuno, anche se quest'ultime erano abbastanza sicure. Hug non volle più avanzare Perciò decisi di scendere e andare a controllare più da vicino. Dissi a Claire di restare accanto al cavallo, e di non avvicinarsi a me per nessun motivo, ma se ci fossero stati problemi di avvertirmi subito. Quando l'uomo mi vide avvicinare, smise di camminare. Era una figura molto strana. Aveva un soprabito neroche gli copriva interamente il corpo similmente al cappuccio che faceva la stessa cosa con il suo volto. Qualcosa dentro me cominciò a dirmi che c'era qualcosa che non andava. L'uomo non intendeva continuare ad avanzare, mentre io con la mano sinistra uscì la spada leggermente dalla fodera. Raggiunto l'uomo lo osservai qualche secondo e notai che stava farfugliando qualcosa a voce bassa- Parole incomprensibili che ripeteva in continuazione senza sosta. A un certo punto l'uomo si mise a ridere, mostrando finalmente il suo volto. Faceva ribrezzo: era completamente calvo e sembrava quasi più simile ad uno scheletro che ad un uomo. Aveva il viso cianotico e gli occhi completamente offuscati, contornati da delle vene violacee. Le orecchie erano piccole, quasi invisibili, mentre la sua mascella era insolitamente protratta in avanti, facendo sporgere il labbro inferiore rispetto a quello superiore.

In mano teneva una collana, somigliante quasi ad un Rosario, il cui ciondolo riportava incisa una "V" in caratteri mai visti prima. Sembrava quasi un simbolo religioso. L'uomo sorrise sghignazzando, mostrando la sua dentatura non propriamente sana.

-Oh... cosa abbiamo qui... Un figlio del seme di Lucifero... - proferì il vecchio sollevando lo sguardo da quello strano ciondolo e posandolo su di me, mentre continuava a ridere, ora ancora più forte, fino a farsi mancare l'aria, respirando in maniera forzata dalla bocca. Annusò l'aria con il suo naso aquilino e continuò a parlare -... il tuo odore non mente, sei proprio quello di cui avevamo bisogno. Oggi non se ne trovano più di quelli come te. –

Continuavo a guardare quello strano individuo, non riuscendo a capire se fosse una minaccia più o meno.

-Senti vecchio, non so di cosa tu stia parlando né tantomeno cosa tu stia cercando, ma sicuramente non ha nulla a che fare con me. – affermai con tono piuttosto serio e concitato.

-Invece si caro... Cosa sei? Di chi fai parte? Harab? Samael? -  Il vecchio cominciò si mise le mani in faccia, mostrando le sue braccia avvizzite. Sembrava un uomo che non mangiasse da tempo. Le sue dita, lunghe e scheletriche, affondarono nelle sue carni assieme alle lunghe unghia spezzate e ingiallite, causandogli ferite vicino alle guance. Il suo sangue, nero come la pece, cominciò a sgorgargli dalle lacerazioni macchiando le sue mani pallide e le sue vesti, nel mentre riprendeva a farfugliare delle parole strane, ora ad alta voce. Comunione. Ascesa. Dio. Questi erano gli unici termini che ero riuscito a carpire. Il vecchio continuava ad urlare, e la cosa mi dava sui nervi. Cosi afferai la spada e gli diedi un colpo con l'elsa, facendolo zittire e cadere a terra, ferendolo sulla fronte. Ma ancora continuava a ridere e a sghignazzare tra sé e sé, ma poi mi rivolse la parola gridando e allargando la bocca in maniera disumana –FINALMENTE SEI GIUNTO TRA NOI. LA RESURREZIONE FINALMENTE POTRA ESSERE COMPLETATA, NON AVREMO PIU' BISOGNO DI ASPETTARE. -

Di nuovo quella voce dentro di me parlò. Mi diceva di ucciderlo perché mi infastidiva, perché aveva scoperto il segreto. Alzai la spada ad altezza spalla per colpirlo, ma quando tentai di sferrare il colpo, il suo corpo svanì in una nube di fumo nero, di quelli che si creano durante gli incendi. Vidi questa la nube allontanarsi, volando velocemente verso il cielo quasi a disperdersi tra le nuvole, che ora erano più vicine. Guardai la scena pietrificato e con il cuore fermo. Non avevo mai visto nulla di simile in vita mia prima di quel giorno. Che esistessero veramente stregoni e gli eretici? I dubbi mi assalivano, ma non vi erano delle risposte. Tutto quello che stava succedendo attorno a me era molto strano. Prima quell'incubo mostruoso, ora questo. Cosa stava succedendo?

Sentì in lontananza, ancora una volta, i nitriti di Hug e la piccola voce di Claire che cercava di calmarlo. Così cercai di tranquillizzarmi, facendo un bel respiro profondo andando verso il cavallo e la bambina. Chissà se Claire ha visto qualcosa, dicevo nella mia testa, ma in ogni caso io non avrei aperto bocca sull'argomento. Sicuramente, per quanto è curiosa, avrebbe aperto lei la discussione con una domanda del tipo "cosa era quella nuvola di fumo che fluttuava e poi è andata verso il cielo?"

La ragazzina teneva le redini di Hug, che pareva ancora un po' agitato, puntando i piedi a terra e gridandogli che andava tutto bene. Andai incontro al cavallo, riuscendo a tranquillizzarlo. Forse Hug aveva visto tutto, ma essendo un animale, non avrebbe fatto alcuna domanda, per mia fortuna. Claire mi chiese cosa voleva quel signore, ma io risposi mentendo che era un mendicante che voleva qualche moneta e che se n'era andato prendendo per un'altra strada, fuori il sentiero che stavamo percorrendo noi. Fortunatamente le domande finirono lì, poiché riuscì a sviare il discorso tendendole un pezzo di pane. Era sempre una bambina, e perciò era facile fuorviarla. Ci mettemmo di nuovo in marcia, con il sole ancora sopra le nostre teste. Quello che vidi quel giorno, mi sarebbe stato più chiaro durante il viaggio.



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