Capitolo VII - Claire

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La bambina cominciò a muoversi, segno che si stava quasi svegliando. Io non avevo completamente dormito, come successo negli ultimi tre giorni. Non avevo neanche toccato cibo. Cosa stava succedendo al mio corpo? Possibile che un essere umano possa vivere senza né mangiare né bere né tantomeno riposare un po'? Erano domande a cui non riuscivo a dare risposta. D'altronde non avevo più nessuna certezza da quando... da quel giorno.

La bambina sbadigliava sbattendo gli occhi ancora un po' spenti. Jane prima di farle la fasciatura l'aveva portata a casa sua a farle fare un bagno caldo, facendola sembrare una normale bambina. Non che prima non lo fosse, ma prima sembrava tanto sfortunata. Ma in fin dei conti, cosa rende una persona veramente povera?

Ciò che non possiede. Allora tutti noi dovremmo sentirci un po' poveri: il povero non ha i soldi per poter vivere, il ricco non riesce a liberarsi dalla schiavitù delle sue fortune. Anche io sono un povero. Io non ho più nulla.

La bambina stava sbadigliando con rumore, quasi sembrasse che voleva attirare la mia attenzione su di lei.

-Dormito bene? – le chiesi con voce calda.

-Si, abbastanza. Grazie signor Parson – disse, non riuscendo a nascondere i suoi occhi lucidi. Sembrava una bambina che aveva sofferto così tanto nella sua breve vita, che vedere che qualcuno l'avesse aiutata le faceva più impressione di quello che le capitasse. Mi spunto un piccolo sorriso per la sua innata innocenza. -Chiamami Aaron, non farmi sentire più vecchio di quanto già lo sia. Io invece come posso chiamarti? – Gli eventi erano cominciati così bruscamente che non le avevo neanche chiesto il suo nome.

- Mi chiamo Claire signor Aaron- disse solenne, schiarendosi la voce come se si stesse preparando a pronunciare un'orazione. Sentirmi chiamare "signor Aron" mi causò una leggera risata. Era strano ridere, dopo così tanto tempo...

Claire mi osservò a metà tra chi si diverte e chi non afferra bene la situazione.

–Allora, Claire, ti va di venire con me e conoscere nuovi posti? –

Gli occhi della ragazzina si sgranarono e balzò giù dal letto ad abbracciarmi. Rimasi pietrificato, non riuscì a ricambiare tale dimostrazione d'affetto. Presi l'abbraccio per un sì. Mentre la ragazzina esultava saltando sul letto, sentì bussare alla porta; era Jane che stava portando la colazione.

-Salve signora Jane! – disse Claire con un sorriso che sembrava ricoprirle l'intero viso.

-Ciao Claire, come va? Vuoi fare colazione? –

-Certo signora! Ho molta fame – disse con aria un po' triste. Più la osservavo e più questa ragazzina sembrava aver vissuto in gravi difficoltà. Jane le passò il vassoio argentato, sul quale erano poggiate una tazza di latte caldo, assieme a del pane.

-Aaron...- Jane mi osservava un po' imbarazzata -... la colazione l'ho preparata anche per te. Sai, ho notato che non hai praticamente toccato cibo da quando sei arrivato qui alla locanda. –, spostando successivamente lo sguardo a terra quando si sentì guardata da me.

-Non ho molta fame, ma grazie ugualmente. –

Claire si stava ingozzando tutto il cibo con molta fretta, come se qualcuno le dovesse togliere il vassoio da un momento all'altro. Chissà da quanto tempo non toccava cibo...

-Signor Aaron... – disse rivolgendosi a me con la bocca piena di pane, facendola sembrare uno scoiattolo che accumulava le provviste per l'inverno in bocca, in maniera buffa. -... potrei prendere anche la sua colazione? –

-Certamente piccola, mangia – le risposi, dopo qualche attimo di silenzio.

Claire finì di mangiare assieme a Jane, mentre io mi andai a vestire. Raggiunsi le ragazze sotto, portando con me tutto l'equipaggiamento. Claire mi stava osservando e si mise a ridere.

-Signor Aaron, perché non si toglie quella barba? A un uomo così nobile non sta bene! - Jane rise e annuì dandole ragione.

–Forse hai ragione, ma non è il momento. Ora dobbiamo andare. – dissi guardando Jane, che improvvisamente sembrò diventare triste.

La donna andò dietro al bancone, raggiungendo il retro della locanda, che cominciava ora a riempirsi di persone. Uscì con due soprabiti per l'inverno, e delle sacche colme di cibo. Me li consegnò trattenendosi dal piangere e disse -Aaron, questi sono per voi. Cerca di non cacciarti nei guai. –

-Grazie Jane. Ora dobbiamo veramente andare. – e, rivolgendomi a Claire –Ti va di andare a prendere il mio cavallo alla stalla del signor Hutchinson? Io ti aspetterò alle mura della città. –

-Abbiamo un cavallo? – disse la ragazzina piena di gioia e sorpresa. Non mi diede neanche il tempo di rispondere alla domanda, che corse fuori dalla locanda per andare a vederlo. Mentre uscivo Jane si avvicinò e mi trattene da un braccio dicendomi –Fai in modo che Claire non possa farsi del male. –

Eravamo molto vicini, quasi che le nostre labbra si toccassero.

-Cercherò di stare attento. – le risposi allontanandomi di qualche metro. Lei sorrise, come era il suo solito fare, dicendomi che non cedevo neanche in queste situazioni.

Sapevo che la giornata sarebbe stata lunga, e che ci aspettava un lungo viaggio lasciando Cambridge, ma guardando tutto il cibo che avevamo, molto probabilmente avremmo solo avuto bisogno di un tetto in cui passare le notti future.

Il signor Hutchinson stava insegnando a Claire a far sì che il cavallo seguisse i suoi comandi, facendole vedere come tenere le briglie. Sebbene sembrasse goffa, era una ragazzina che imparava in fretta le cose che le si chiedevano di fare. Arrivato, Claire volle a tutti i costi farmi vedere quello che aveva imparato, come se io non avessi già visto precedentemente i suoi tentativi. Mi rivolsi a lei con tono serio e a bassa voce, mettendomi in ginocchio e abbassandomi alla sua altezza –Claire, da ora in poi stammi vicino. Il mondo fuori da queste mura è più difficile e impervio del previsto per una ragazzina come te. Fa sempre come ti dico e non disobbedire ai miei comandi. – La ragazzina annuì solennemente, tentando di voler apparire più grande di quanto già non lo fosse, per l'età che aveva. L'aiutai a salire in groppa ad Hug e ci dirigemmo in direzione di Londra. Il viaggio, con ogni probabilità, sarebbe durato per due giorni, al massimo tre. Non avevo alcun dubbio sul fatto che l'Ordine sarebbe già stato sulle mie tracce una volta giunto a destinazione.


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