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Eravamo nel pieno del inverno ormai. Gli alberi erano tutti spogli e in città regnava il caos.
"Drin-Drin" la sveglia suonò alla 7 in punto. Mi alzai molto inversa. Il cielo era di un grigio che ormai Milano  conosceva molto bene. Feci colazione di corsa e andai a vestirmi. Non so il motivo ma ero molto agitata e non capivo il perché. Mi fermai e mi dissi "Beatrice  respira" poi ripresi tranquillamente quello che stavo facendo.
Uscita di casa mi misi la musica nelle orecchie e andai a scuola. Arrivata mi vennero in contro Cristona e Federica. Entrammo insieme dal portone e  quando arrivammo al nostro piano notammo che il corridoio era tappezzato da volanti con scritto :

FESTA DI HALLOWEEN DI CLARISSA
ORE 8:30/1:30
Via Cristoforo 5
Vi aspetto

Non ne avevo tanta voglia, non sono una che si diverte molto alle feste, ma quelle due scalmanate accanto mi convinsero. Un giorno a scuola scoprii che mi prendevano tutti in giro a parte le mie migliori amiche, ma sinceramente non ne rimasi tanto stupita. Era uno di quegli avvenimenti che ormai mi aspettavo. Non riuscivo mai a integrarmi nei gruppi, preferivo stare da sola nel mio mondo. Per questo scrissi un messaggio a Marco il quale dopo poco mi rispose  «Princesse non ti preoccupare sono solo degli idioti che ti giudicano da come ti vedono e non da come sei realmente. Dopo scuola vengo da te così stiamo un po' insieme ti va ? Oggi esco all'1:30 quindi ti aspetto» sorrisi come una demente di fronte al mio telefono rinchiusa in uno squallido bagno scolastico. «oh Marco grazie mille non so che farei senza di te ! Ti voglio un mondo di bene» dopo pochi istanti mi rispose «anche io te ne voglio tanto Princesse!» il mio cuore si sciolse leggendo quelle parole e non riuscivo a smettere di sorridere. Ripensando a ciò che era successo chiesi a Marco se sarebbe stata una bella idea andare alla festa di Halloween per  distrarmi un po' da tutto e lui mi rispose con un grande SI. Gli chiesi di venire alla festa con me perché, anche se Cristina era un delle mie migliori amiche, alle feste non si controllava proprio, avevo bisogno di un supporto accanto a me. Alla fine, dopo varie idee per il costume, ci travestimmo semplicemente da vampiri . Mentre ci stavamo truccando mi arrivò una chiamata da Cristina «Ciao C» «Ciao B»  «cosa c'è ?» «Volevo chiederti se volevi che venissi a prendere te e Marco per andare insieme alla festa» io annui e lei mi disse «va». Sono le 7:30, vi vengo a prendere alle 8:00 siate puntuali»  gli dissi ok e continuammo a truccarci. Non esagerai tanto con il trucco...Mi misi un tubino nero lungo con uno spacco laterale, rossetto rosso e i capelli erano sciolti e boccolosi. Come scarpe decisi di mettermi i tacci neri nuovi. Lo so non sembravo un vampiro ma non avevo la minima voglia di travestirmi. Alle 8:00 precise sotto casa c'era Cristina con la sua macchina. Presi la borsa con dentro rossetto, mascara, chiavi, telefono, portafoglio e andammo giù. Arrivammo alla festa perfettamente in orario. La casa di Clarissa era enorme. Aveva una piscina interna, sei camere da letto ... Una villa stupenda. All'interno, per mia fortuna, non c'era ancora molta gente solo il ragazzo di Cristina, Federico, insieme al suo caro amico dagli occhi verdi insieme e degli altri ragazzi che avevo conosciuto quel famoso giorno al bar. Preferivo starmene di fianco a Marco chiacchierando di stupidaggini, che ubriacarmi come la metà delle ragazze nella stanza, ma quando i miei occhi si fermarono sul ragazzo rimasi immobile a fissarlo come una stupida. Quanto era figo sotto le luci psichedeliche, cazzo se era figo! Mentre Marco mi parlava non riuscivo a fare a meno di guardarlo con la coda dell'occhio per un po' facendo finta di niente poi mi accorsi che anche lui mi guardava. Marco sembrava leggermente irritato quando si rese conto che non lo stavo proprio ascoltando ma a mia discolpa quel ragazzo era una calamita per i miei occhi. Quei due intensi occhi smeraldo mi scioglievano come neve al sole. Fregandomene altamente i quei due occhi fissi su di me mi avvicinai al bancone dove c'erano le bibite per prendere un bicchiere di 7Up. Avevo gli occhi fissi sul liquido frizzante che scivolava nel mio bicchiere quando mi girai per vedere se il ragazzo era ancora lì. Non sapevo neanche perché io avessi fatto quel gesto, non è da me. Ma stranamente non vederlo più dietro a guardarmi mi rattristò un po. Decisi di lasciar perdere questa idiozia e andarmene. In un movimento brusco di uno dei tanti ragazzi, ormai leggermente ubriachi, mi spinse indietro e mi  fece cadere la borsa a terra che un ragazzo, poi, mi raccolse. Aveva una giacca  di pelle nera e un paio di jeans, evidentemente anche lui non aveva voglia di travestirsi. Ridandomi la borsa incrociammo gli sguardi, quei maledettissimi occhi verdi.  Non era un ragazzo qualunque ma era quel ragazzo. Mi guardò con un sorriso dolcissimo ed io diventai rossa. "Cazzo Bea è solo un ragazzo! Quanti ne vedi a scuola tutti i giorni ripigliati" continuavo a ripetermi in testa. Il ragazzo di fronte a me mi restituì la borsa e le nostre mani si sfiorarono causandomi una scarica elettrica lungo tutta la colonna vertebrale. Lo guardai confusa e sorpresa allo stesso tempo. Era così bello che mi stordiva. Perdevo per qualche secondo la cognizione del tempo bloccandomi nei suoi occhi. Per rompere il silenzio allungò la mano verso di me «piacere Andrea» ricambiai  con il suo stesso sorriso «piacere Beatrice. Tu sei quello del bar giusto ?» sbattei più volte gli occhi mentre il suo sorriso si ampliava e i suoi occhi si illuminavano . «Si sono io» mi disse. fissai per qualche secondo le sue labbra rosee. Sto impazzendo. "Bea svegliati !" Iniziammo a parlare fino a quando nella casa risuonò la mia canzone preferita. Lo presi per il polso e lo tirai nel mezzo della folla. Saltavamo, cantavamo..gli misi le braccia intorno al suo collo per far avvicinare i nostri corpi e lui non aspettò neanche un secondo al spingermi più vicino a lui. Ballavamo l'uno attaccato all'altra perdendoci nella musica. La sala si riempi di fumo e coriandoli rendendo i tutto ancora più bello. Tutti i ragazzi saltavano a ritmo della canzone. Passate due ore dentro quella casa mancava l'aria, così avvisai Andrea che andavo a prendermi una boccata d'aria. Afferrai la mia giacca e andavi fuori nel giardino sedendomi su un muretto abbastanza freddo. Di punto in bianco un mio s posò sulla mia gamba nuda prendendomi alla sprovvista. Si sedette di fronte a me, imitandomi, piegò le gambe di fronte a lui.
I suoi occhi erano fissi su di me, seguivano ogni mio singolo movimento, dalle ciglia battute al petto che si alza e abbassava. «Ti senti bene tesoro ?» io annuì con il capo non staccando gli occhi dalle sue labbra. Rimanemmo li a parare per un po', poi lui mi fece una domanda che mi lasciò spiazzata  «senti bianca, da quanto sei fidanzata ? Ho sentito in giro che hai un ragazzo da molto tempo» feci per rispondergli ma mi zittii. Lui notando il mio comportante si rese conto che mi sentivo a disagio e continuò a parlare. «Ti ho visto svariate volte a scuola. Molto spesso ti vedo da sola ad ascoltare musica sotto l'albero del giardino. Ma perché fai così ? Sei così stupendamente bella, è uno spreco coprirti sempre con quelle fellone tre tagli di più della tua. Credo che anche il tuo ragazzo la veda come me, se non starebbe con te. Sei bella anche quando arrossisci e cerchi d coprire ..proprio come ora» Abbassai lo sguardo. Ero molto incredula di quello che avevo appeno sentito. «Beh, io.. lo so che è assurdo che una persona come me, la "asociale", potesse fidanzarsi con lui me è successo. Non sono un'alieno, sono solo diversa dagli altri. Comunque ci siamo mollati tre mesi fa dopo aver compiuto due anni insieme.» abbassai lo sguardo . So che tutti la vedono così.. "la sfigata non starà mai con un ragazzo, chi la vuole un'asociale" borbottai tra me e me torturandomi, come al solito, le mani. Lui sospirò «Mi sa che hai del tutto frainteso. Io penso che tu sia una bella ragazza e non trovò una motivazione alla quale tu non possa stare con nessuno. Sei solo te stessa, che male c'è ? Dovresti solo non farti mettere i piedi in testa da quelle ragazze che ti dicono queste cose, anzi falle capire che tu sei molto meglio, e non solo caratterialmente» sul suo volto comparve in ghigno maliziose. Io scoppiai a ridere come una scema tirandogli una gomitata «Dai idiota» poi tornai seria e sospirai «No, io non mi faccio mettere i piedi in testa, soprattutto d quelle. Non rispondo a queste provocazioni perché non vale la pena sprecare del tempo per loro. Non me ne frega una cazzo di quelle ragazze, sono l'ultimo dei miei problemi.» Il ragazzo  alzò gli occhi al cielo accennando un sorriso continuando a parlare. Dio quelle labbra, le vorrei tutte per me per..."Terra chiama Bea". Scossi la testa e tornai ad ascoltarlo. Quando entrambi ci trovammo l'un di fronte all'altra senza dire nulla guardai il cellulare per un secondo, c'erano alcuni messaggi di Marco e alcuni di Matteo. Ma nel momento in cui mi cadde l'occhio sull'ora del telefono mi misi le mani nei capelli. «Oh merda, i miei mi uccideranno!» dissi per sbaglio ad alta voce. Il ragazzo dagli occhi verdi mi guardò sorpreso emettendo una piccola risata «ti porto a casa io, ovviamente, se vuoi...» Sembrava leggermente titubante su ciò che aveva appena detto ma io subito lo tranquillizzai accentando il suo invito «Si grazie mille. Mi faresti un pacere enorme.» Il più velocemente possibile cercai nel mezzo della folla  Marco e Cristina per salutarli prima di andarmene. Da lontano avvistai la folta capigliatura riccia di Marco e corsi da lui. Lo salutai velocemente e lui mi strinse in un abbraccio per poi sussurrarmi qualcosa nel orecchio «Princesse sta attenta con quel ragazzo, ti voglio bene» mi diede un leggero bacio sulla fronte e subito dopo io varcai la soglia della porta d'ingresso. Guardai a destra e a sinistra del giardino per vedere se trovavo con la coda dell'occhio Andre seduto da qualche parte ma quando allungai l'occhio sulla strada una moto nera, posta di fianco alla macchina di Cristina, era accesa e sopra di essa c'era Andrea che mi aspettava con il mio ipotetico casco in mano. Quando fui abbastanza vicina alla sua moto, Andrea mi prese per il braccio tirandomi nella sua direzione per darmi il casco. Mi aiutò a metterlo e poi mi fece salire sulla moto nera «Dai che se no faremo tardi»accese il motore e sfrecciammo lungo la via. Con le mie braccia stringevo Andrea, non riuscivo minimamente a staccarmi da lui."Riuscivi o volevi Bea ?" Sto pensando troppo. Il vento che colpiva i miei capelli li faceva svolazzare da tutte le parti facendomi ridere. All'incirca 20 minuti dopo ci trovammo sotto casa.
Eravamo fermi l'uno di fronte all'altra mentre mi sganciavo il casco. I suoi occhi continuavano a non staccarsi da me, seguiva ogni mio singolo movimento. Le mie mani erano diventate pasta frolla e non riuscivo minimamente a sganciare quel maledetto casco cosa che i fece fare una figura di merda. Lui notando la mia difficoltà mi venne in contro e mi diede una mano e far uscire la linguetta. Posai la mia mano sulla sua e una scarica percosse tutto il mio corpo. Alzò lo sguardo facendo finire i miei occhi nei suoi. C'era una scintilla che balenava nei suoi occhi, non riuscivo a capire cosa però. Lui intreccio la mano con la mia e io leggermente spiazzata del suo gesto lentamente la tolsi. Corrugò leggermente la fronte in cerca di spiegazioni che non tardarono ad arrivare «Scusami Andre, io non so perché l'ho fatto. Non mi sento ancora pronta ad affrontare qualcosa..non perché tu non mi piaccia ma la storia del mio ex è ancora impressa. Sai beccare il tuo fidanzato tradirti sotto casa tua non è il massimo.» Lui abbassò lo sguardo iniziando a giocare con i lembi della sua maglia «Si, sì certo, hai del tutto ragione scusami. Mi sono fatto prendere un po' troppo e» sorrisi debolmente al suo tentativo di aggiustare le cose e decisi di interromperlo «Ma Andrea non devi scusarti, che ne potevi sapere tu. Non farti nessun problema, davvero.» e lui di tutta risposta, sentendo visivamente un po' meno a disagio, mimò un grazie con le sue bellissime e maledettissime labbra rosee.
Lo guardai un ultima volta negli occhi e poi corsi verso il portone gigantesco grigio. Dalla mia piccola borsa acciuffai le chiavi e, prima di entrare nel palazzo, mi girai e feci un cenno di saluto con la mano verso il ragazzo seduto sulla moto. Aspettò che io entrassi perché quando la porta esterna si chiuse il motore della moto rimbombò nella piazza e velocemente si allontanò. Entrai in ascensore e premetti il pulsante numero 5 aspettando che lo porte si chiudessero per portarmi al "mio" piano. La mia testa era affollata da pensieri, così tanto imponenti da non lasciarmi pace. Perché mai uno come lui vorrebbe provarci con una come me? Fissai la figura impressa nello specchio dell'ascensore uno a quando le porte non si aprirono al quinto piano. Con cautela mi avvicinai alla porta di casa e con ancora più delicatezza infili le chiavi nella toppa della porta.
«Ti sembra di arrivare a quest'ora Bea ?!» brontolò mia sorella stropicciandosi gli occhi con i palmi delle mani «Scusa Alice, avevo perso un po' la cognizione dl tempo, ora però sono molto stanca, vado a dormire. Buona notte.» Le diedi un leggero bacio sulla guancia per poi fiondarmi in camera mia e chiudere la porta. Lancia a casaccio i miei tacchi nella cabina armadio dirigendomi in bagno. Mi struccai, mi lavai i denti, poi indossai il mio ipotetico pigiama -una maglietta lunga e un paio di pantaloni della tuta- e dopo d che mi buttai sul letto. Come al solito cazzeggiai per un po' sul cellulare per poi perdermi nei miei sogni.
"Pzzz-pzzz" . Mi svegliai di soprassalto sentendo il rumore di una vibrazione.  Agguantai il cellulare e sul display c'era un messaggio da uno sconosciuto «Sopravvissuta ai tuoi piccola?» Battei più volte le palpebre cercando di capire se leggevo veramente o era solo un sogno, ma il messaggio era veramente li. Guardai l'ora e mi chiesi che mai avesse la voglia di scrivere alle 5:00 di mattino. Visualizzai il messaggio e all fine di esso c'era una lettera "A". Ragionai per qualche secondo prima di capire benissimo chi fosse "A".

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