4

25 2 0
                                    

Il tramonto ormai sta sparendo nel profondo mare in fronte a noi. Io alzo lo sguardo e inconscio i suoi ipnotizzanti occhi e me ne ci perdo dentro. Lui abbozza un'adorabile sorriso che vorrei strappare di morsi. Mi alzo a sedere incrociando le gambe. Lui si ripetizione in fronte a me arricciando il naso «Bea, andiamo a farci un'altro bagno?» mi chiede spostando una ciocca di capelli dietro il mio orecchio. Sono letteralmente immobile, paralizzata al suo tocco; riesco fortunatamente a annuire con la testa visto che le parole non vogliono uscire dalla mia bocca. Mi prende per mano e mi aiuta ad alzarmi da terra. Io sfrego le mie mani sulla pelle per togliere la sabbia in eccesso e poi, mano nella mano, ci avviamo verso la riva e poi ci dirigiamo verso la spiaggia. Immergo la punta del piede in acqua per testare la temperatura ma lo ritraggo subito. Con un ghigno sul volto lo schizzo con il piede, colpendolo in pieno con l'acqua, per poi iniziare a correre lingue la riva. Le mie gambe non si fermano più; corrono senza sosta fino a quando non vengono fermate da un forte strattone al braccio che mi blocca immediatamente. le sue lunghe dita stringevano il mio avambraccio mentre il mio petto era contro il suo, muovendosi a velocità spropositate per la corsa. «Questo non lo dovevi proprio fare» in un frazione di secondo mi prese per le cosce e mi mise a sacco di patate sulla sua spalla. Mi dimeno più che posso affinché lui mi faccia nuovamente toccare con i piedi a terra, ma ai me non mi appoggia sulla morbida superficie di sabbia. D'un tratto il mio corpo viene, con la giusta forza per evitare di farmi male, scaraventato in acqua. Scossi lievemente la testa sott'acqua prima di riemergere e sfregarmi gli occhi con il palmi. «Ma sarai stupido!?» Con un sorriso sghembo sul volto mi si avvicina con far fiero per poi chinarsi per sussurrarmi nell'orecchio «Sarò scemo ma tu resti lo stesso qui accanto a me..» Arrossendo abbasso lo sguardo. Le sue mani mi fanno voltare verso di lui. Le goccioline di acqua scivolano lungo il mio volto mentre i miei capelli si impregnano di sale. le sue dita spostano una ciocca di essi dietro il suo orecchio. Lentamente il suo volto si avvicina al mio per baciarmi. io invece resisto alla voglia totale ricambiare quel bacio e mi sporgo verso il suo orecchio «Andiamo a fare un altro bagno?» ritorno a fissarlo negli occhi mordendomi il labbro inferiore. Lui sorride «Io in realtà avrei un po' di fame. Sarà tardi». Dopo esserci schizzata l'acqua salata del mare in faccia e buttati l'uno sopra l'altro torniamo a riva. Da un normalissimo North Face nero estrae due panini che divoriamo in una frazione di secondo. Devo ammettere che stare qui con lui è davvero bellissimo. Raggruppa i pezzi di stagnola che vi ricoprivano i panini e li pone dentro lo zaino per poi sedersi affianco a me sul telo. Il suo braccio cinge la mia vita obbligandomi ad avvicinarmi ancora di più a lui. Un accumulo di emozioni sta vorticosamente svolazzando nel mio stomaco. Mi sembra di essere stata catapultata di punto in bianco in un film romantico americano, tutto così bello e paradisiaco. Una mano, con molta delicatezza, sposta una ciocca di capelli dietro il mio orecchio per poi sporgersi più vicino a me. «Che ne dici? Restiamo qua ancora un po' o andiamo a fare un giro in città?» mi volto verso di lui trovando il suo volto a pochi centimetri dal mio. Leggermente a disagio, faccio due finti colpi di tosse e gli rispondo «Magari facciamo un altro bagno e poi torniamo in centro» e mentre aspetto una sua risposta mi stendo alla morbida sabbia. «Perfetto. Inizia ad entrare in acqua, ti raggiungo subito.» La sua voce profonda rimbomba nella mia testa. Con un po' di imbarazzo mi alzo da terra e lentamente mi dirigo verso a riva sculettando. Il mio volto stava iniziando a prendere il colorito di un pomodoro mentre percepisco il suo sguardo premere sul mio corpo. Non potendone più corro in acqua e mi butto. Riemergo passandomi le mani fra i capelli ormai fradici. Le sue mani si posizionano sulla mia vita facendomi spaventare. «Stupido, non lo fare più. Mi sono presa un infarto» Con uno insignificante sorriso sul volto, che di insignificante ai me non ha proprio niente, mi schizza «Andiamo alla piattaforma? Ti ricordo che mi devo ancora vendicare» Senza farmelo ripetere mi immergo nell'acqua fresca ed inizio a nuotare. Il mare di sera è una delle cose più liberatorie del mondo. In poco tempo raggiungo la zattera e ci salgo sopra per poi sedermici. Poco dopo salì pure lui. «Sei lento eh!» Il suo sguardo è fisso sul mio corpo illuminato dalla luce chiara della luna. «Ah si?» senza che me ne renda conto mi prese di peso e mi fece legare le gambe dietro la sua schiena «Ora sei tu quella lenta» Mi fece scendere, mi tirò a se e mi baciò.
Mi hanno sempre dettò che io in certe situazioni sono un disastro..beh diciamo che anche sta volta ho fatto un casino. Le mie labbra erano poste sulle sue con la testa persa nei miei pensieri. Le nostre mani erano intrecciate in una stretta quasi inseparabile. La zattera si muove ondeggiato dal vento fragile che colpisce l'acqua, facendomi perdere l'equilibro. Freddo, bagnato, pesante. I nostri corpi scaraventati giù a causa della mia mancanza di equilibrio, ormai fradici, erano ancora avvinghiati. Sul mio volto è ancor presente un sorriso sghembo che rende tutto meno imbarazzante. Mentre la sua risata echeggi nell'aria ci dirigiamo verso la riva. Con delicatezza mi distendo sul morbido telo frizionandomi i capelli con un asciugamano. nel cielo ormai brillava solo la luna che, all'orizzonte, rifletteva sul mare un'immensa sfera argentata. Dalla mia borsa inizia squillare il mio telefono e Andrea si mise subito in guardia «Sono i tuoi?» mi chiede con fare protettivo. Gli sorrido dolcemente accarezzandogli la mano «No é Cristina, tranquillo. Mi ha proposto di andare a dormire da lei. Mi ha assicurato che puoi venire anche tu dato che c'è anche pure Federico» Mi baciò dolcemente annuendo. «Grazie Cri ci farebbe molto piacere. Ci prepariamo e veniamo da te»
Saliti sulla moto sfrecciamo fino a casa di Cristina. Dopo aver percorso tutta via Dante ci trovammo difronte a un imponente cancello. Con una lieve fatica, sento dalla moto e mi avvicino al citofono. Leggo nome per nome e finalmente vedo il cognome di Cristina, Quarelli. Il suono metallico squilla un paio di volte e poi, di punto in bianco una voce squittente risponde «Si?» «Cri sono io» sento una lieve risata in sottofondo, sarà di sicuro Federico «Finalmente Bea, pensavo foste morti per strada! Salite dai» Il cancellato del grande portone scoccò e ci fece entrare. Qualche rampa di scale dopo ci troviamo di fronte alla porta di casa sua. Bussai cautamente alla porta aspettando una risposta «Bea! Cavolo sei fradicia..Vuoi fare una doccia ?» Rido saltando con un cenno di capo Federico «beh, te ne sarei grata» mi accompagna in camera e mi da degli asciugamani puliti. Poggio la borsa su una sedia e afferro il telefono «Sai dove andare» Rise spingendomi verso la porta del bagno. Apro l'acqua calda e la lascio scorrere mente metto la playlist per la doccia. lascio scivolare a terra i vestiti e entro nella doccia. L'acqua scorre lenta lungo la mia schiena. Ho sempre avuto la mania di ballare sotto la doccia..appunto di vita, non fare mai docce con ragazzi. spegno il getto d'acqua, afferro l'asciugamano e esco dal box-doccia. Passo la mano sullo specchi appannato e mi fisso un po'; quanta insicurezza in una sola ragazza. Spalanco la finestra per far girare aria mentre mi cambio. Acciuffo i jeans dall'arido di Cristina un paio di jeans lunghi e una maglietta semplice. Nel mentre, con il turbante ancora indosso mi trucco con un minimo di mascara e correttore. I capelli, ovviamente erano ricci e ai me dovevo farmeli andare bene così. Entrai in camera di Cristina e chiamai mia madre. Dopo diversi squilli rispose «Beatrice, è sera tardi? Dove ti sei cacciata?» Sospiro mi lascio cadere sul letto «Lo so, mamma hai ragione, perdonami. Dovevo avvisare prima. Comunque dormo da Cristina se non è problema, va bene?» La sento sbuffare lievemente prima di rispondere «Fa si che questa sia la prima e l'ultima volta che accade una cosa del genere signoria. La prossima volta ti chiudo in casa, siamo in tesi ?» Sorrido e la ringrazio «Notte mamma.» Entrando in salotto con gli occhi incollati sul cellulare sento qualcosa, o meglio qualcuno fissarmi. Andrea, con quei due smeraldi era li in piedi a pochi metri da me «Quanto sei bella..»Cristina rise di sottecchi mente Federico con sguardo confusi, ci fissa incredulo. «Ma che succede qui?» Strinsi la mano a Federico risposi, o meglio cercai di rispondere «Ehm ecco...ci stiamo» Andrea tutto contento mi interrompe e continua la frase con un sorriso a 32 denti «Io e Bea ci stiamo frequentando» Federico prese per mano Cristina e diede una pacca sulla spalla al ragazzo accanto a me. «Vai così Andre. Comunque io e cri dobbiamo uscire un attimo, volete venire con noi?» Faccio un finto sbadiglio girandomi verso Andrea «Ehm..guardate sono stanchissima, preferirei stanarmene un po' sdraiata a letto» Lei sorrise dicendo «Okay. A dopo Bea». Mi butto sul divano mentre i due piccioncini entrano in ascensore e premono il numero zero. Sento una lieve pressione sulla gamba. Quelle mani poste sulla mia coscia avevano un non so che di rilassante. Alzandomi dal divano lo spingo in camera. Mentre si siede sul letto confortante di Cri io accosto la porta, forse per abitudine ormai. Mi avvicino a lui e appoggio la schiena alla testiera del letto «Ti va di parlare un po'?» lo sento bisbigliare «Certo, ma ti avviso non sono una che parla molto» sghignazza e mi prende la mano sorridendo «Troveremo una soluzione»
Un rumore insolito mi risveglia dai miei sogni. Le braccia di Andrea mi stringono in una stretta possente, sento il suo cuore battere sulla mia schiena e il suo respiro calmo sul mio collo. Lasciai perdere quel fastidioso rumore di una porta cigolante e lascio cadere le mie braccia fra quelle di Morfeo.
La luce trapassava le tende mentre uno strano calore mi circondava il corpo. Dopo ore nella stessa posizione,, cerco di girarmi per sgranchire un po le gambe. con molta lentezza scivolo via dalle sue braccia e mi siedo contro il muro, a fissare il cielo, quello cielo che sta tornando a essere colorato.

Parlami di te (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora