|"Perdonami."| .parte 1ma.

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"Svegliati troia."

Sentì una voce,odiosa ma familiare,urlarmi questo.

Poi una mano freddissima si impiccicò violentemente sulla mia faccia lasciandomi uno schiaffo.

Aprì velocemente gli occhi e sobbalzai guardando la figura che stava davanti a me.

Emanuele.

Il ragazzo che sette anni fa mi rovinò la vita.

Eravamo in un posto piuttosto buio.

Alzai gli occhi e una luce artificiale entrò nei miei occhi facendomeli abbassare di scatto.

Emanuele continuava a fissarmi maliziosamente con un coltello in mano.

Guardai oltre a lui preoccupata per capire dove mi trovassi,ma fu invano visto che non si vedeva niente.

L'unica cosa che mi lasciava intuire che fossimo in un piccolo garage era una macchina spenta.

"Che ci facciamo qui?" dissi piangendo.

Non ricordavo assolutamente nulla dopo la chiamata di Emanuele di ieri.

Avevo troppa paura.

Avevo bisogno di Mirko.

"Ma come troietta non ricordi di ieri?" disse afferrandomi i capelli vicino la fronte.

"Smettila di chiamarmi così verme." dissi piangendo più forte in preda al panico.

"Rispondi alla mia domanda." disse stringendomi la presa dei miei capelli e avvicinandomi un coltellino alla gola.

"N-no." dissi dura smettendo di piangere iniziando a singhiozzare guardando il coltellino affilato vicino la mia gola.

Prese i miei capelli ancora più forte e scaraventò la mia testa contro al muro fortissimo.

Uno,..due,..tre volte...,

alla quarta persi completamente i sensi.

•MIRKO'S POV•

Arrivato davanti a casa sua,con l'aiuto di una signora dopo tutta la notte a cercare la via di casa sua,ero abbastanza agitato.

Ero uscito per trovare una gioielleria.

Le comprai un anello.

Quello che ci avrebbe fatto sposare.

Ero troppo agitato.

Ringraziai la signora e prima di bussare alla porta di casa sua mi sistemai un po'.

Bussai.

Silenzio.

Nessuno mi apriva.

Mi stranì.

Allora decisi di chiamarla..

Uno,due,tre squilli.. Senza risposta.

Mi sentì toccare la spalla.

Sinceramente,speravo con tutto me stesso che fosse lei perché avevo proprio un brutto presentimento.

Mi girai ed era un uomo.

Era sulla trentina super giù.

"Si?" dissi guardandolo preoccupato.

"La ragazza è in pericolo." mi disse serio.

"Come?" chiesi io la conferma di ciò che avevo sentito iniziando a tremare.

"Hai sentito bene. Ieri notte un ragazzo è arrivato qui. Urlava fortissimo quanto bussava alla porta. Per poco non la metteva giù. Urlava cose come: aprimi troia,se non mi apri metto giù la porta.. Lei poi aprì. Piangeva. Poi lui la spinse dentro e sbatté la porta alle sue spalle. Si sentivano urla,pianti... Di tutto.. Mi dispiace ragazzo." concluse dandomi delle pacche sulla spalla per poi entrare in casa.

Ero terrorizzato.

I fiori mi caddero dalle mani.

"Aspetta." lo richiamai con un filo di voce spezzato.

"Se l'è portata via stamattina?" dissi.
"Si.." rispose chiudendo la porta di casa sua.

Il mio cuore quasi non batteva più.

La testa girava.

Avevo bisogno di lei.

Chissà cosa le aveva fatto.

Chissà che cosa le stava facendo.

Chissà se stava bene o male.

Chissà se era viva...

Ma che cazzo dico. Ovvio che era viva!

"Mirko." mi sentì richiamare.

Mi girai lentamente con quelle poche forze che avevo.

Erano i genitori di Angela.

Cominciai a fissare un punto vuoto.

Un punto a caso.

"Mirko! Dio santo,ma che hai? Che ti è successo... Mirko? Ti senti bene? Sei così pallido..! Mirko?!" continuava a richiamarmi la madre.

"Mirko è andata male?" disse suo padre appoggiandomi la sua mano destra sulla mia spalla sinistra.

"È tutta colpa mia. Non dovevo lasciarla sola. Dovevo portarla con me o rimanere io a casa. Se ci fossi stato io,quello non si sarebbe mai avvicinato a lei. Non glielo avrei permesso. Sono stato un ciglione. È tutta colpa mia,solo mia." continuavo a ripete accasciandomi contro il muro.

"Mirko ma di cosa stai parlando?" chiese Stefania con le lacrime agli occhi.

Suo padre si incamminò verso la porta di casa,la aprì ed entrò.

Uscì con una faccia terrorizzata.

"Mirko! Parla! Prima che sia troppo tardi. Mirko... Reagisci!" mi diceva suo padre.

Non riuscivo a parlare.

Non riuscivo a pensare.

Non riuscivo a muovermi.

Riuscivo solo a piangere e a colpevolizzarmi mentalmente.

Il ragazzo che mi aveva illustrato alla situazione uscì di casa.

Si avvicinava a noi.

Cominciò a dire tante cose.

Cominciò a conversare presumo di ciò che era successo con i genitori di Angela.

Ma io non capivo.

Stavano parlando in inglese perciò non riuscivo proprio a seguirli.

Il ragazzo mi guardò e si avvicinava a me.

"Piacere Louis." disse mettendomi una mano sulla spalla.

Lo guardavo senza spiccicare parola.

In seguito i miei occhi si posizionarono su Stefania e Salvo,i genitori di Angela.

Stavano piangendo.

Sua madre era proprio nella disperazione più totale.

Mi sentivo terribilmente in colpa.

I miei occhi si posarono nuovamente su Louis in quanto cominciò a parlare.

"Se ti serve una mano,chiedi pure." aggiunse.

Abbassai la sguardo fissando un punto a caso.

"Mirko. Segui il tuo cuore. La troverai." concluse alzandosi e allontandosi da noi.



||Dopo quel bacio la mia vita è cambiata|| •Mirko Trovato•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora