Giorno 6

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Perimetro della fabbrica,
Ore 00:20 am.

《La pattuglia non guarda nella vostra direzione Boss. Fate il prima possibile.》
《Ricevuto Payback.》rispose all'auricolare il capo, poi si rivolse verso Andrew《Passami le pinze ragazzo.》chiese tendendo la mano.
Il giovane gli porse un paio di tronchesi. L'americano le afferrò e si orientò di fronte alla recinzione, iniziando un efficiente e minuzioso lavoro. Nel giro di due minuti era riuscito a ritagliare un varco sufficientemente grande da essere attraversato ed abbastanza piccolo da non essere notato da una ronda.
Lo attraversarono avendo cura di non far rumore e di non restare impigliati nella rete metallica.
Boss fu il primo ad attraversarla, seguito a ruota da Andrew, che continuava a stringere gli occhi per osservare figure distorte qualche metro più in là. La notte si era fatta scura, le nuvole ostacolavano l'oltrepasso del chiarore pallido dell'unico satellite del pianeta, al tedesco sembrava anche di vedere un sottile strato di nebbia calare spettrale su quella foresta sperduta. La visibilità era davvero infima, l'unico senso di cui potevano fidarsi, su cui dovevano anche fare parecchio affidamento, sarebbe stato l'udito.
Attraversarono veloci il piccolo spiazzo di fronte a loro, avvicinandosi e appiattendosi al grigio muro di cemento della struttura. Chinati incedettero fino all'angolo del muro che dava sulla piazza del cortile principale, quello di fronte all'entrata.
Boss si sporse leggermente oltre il muro. La zona era illuminata da alcune luci portate li dai miliziani, si distingueva chiaramente la grossa figura verde del Tunguska e, fermi a parlottare vicino a quello un gruppo di mercenari.
Il motore del carro rombava ed era percepibile anche da lontano, quello avrebbe potuto coprire i loro passi e impedire al macchinista di udire eventuali spari, ma non avrebbe sicuramente impedito agli occupanti della fabbrica di avvisarlo. Se volevano sbarazzarsi del carro, avrebbero dovuto prima far spostare la pattuglia.
Udirono alcuni passi e un paio di parlate assonnate alle loro spalle. Si assottigliarono il più possibile contro il muro, finendo per coricarsi, nella speranza di passar inosservati.
Andrew voltò flemmatico il viso, scrutando nell'ombra. Una coppia di guardie stava passeggiando immersa nel torpore di quella notte estiva.
Sostarono un istante a un paio di metri da loro, fortunatamente senza notare la loro imprevista presenza in quel luogo, poi ripresero a camminare. Dopo poco però, uno dei due bloccò l'altro afferrandolo per la spalla. Borbottò alcune parole indistinguibili, poi si limitò a guardare l'altro. Quello sbuffò, poi annuì scocciato.
Andrew cercò di acuire l'udito, invano. Quello che per primo si era fermato si allontanò verso la recinzione, lasciando l'altro immerso nella penombra di quella notte senza luna.
I due infiltrati si guardarono l'un l'altro. La sentinella doveva essersi allontanata per motivi naturali.
Il viso di Boss fece un piccolo cenno, Andrew sperò di aver colto il significato di quel movimento.
Si alzarono lenti di nuovo in ginocchio. Boss si avvicinò alle spalle del sorvegliante rimasto lungo la strada, indicando al compagno la direzione in cui si era diretto l'altro.
Immerso nella vegetazione lussureggiante del bordo della recinzione Andrew udì un piccolo sciabordio. Cessato questo un sottile rumore di zip alzata, infine un fischiettio soddisfatto. La sentinella riemerse rilassata dalle felci.
Andrew puntò la canna del fucile dritta al viso.
Ne prićaj.》gli intimò il tedesco.

Intanto, all'interno della fabbrica...

Pitam!》Esclamò soddisfatto l'ambasciatore mentre ammirava esterrefatto il tesoro ammucchiato nei vagoni abbandonati nelle fondamenta della fabbrica.
《Evgeniy, guarda! Non sono meravigliosi?》chiese indicando i pannelli dorati che una volta tapezzavano la Camera di Königsberg.
《Pura meraviglia Boris. Pura meraviglia.》ripetè intervallando più sensibilmente le ultime due parole.
Kalia prese in mano un pezzo più piccolo del tesoro. Un manufatto pregevole, dal colore dorato, impercettibilmente ruvido al tatto, decorato di intarsiature e con tanto di brillanti pietre incastonate in esse.
Lo rivoltò fra le mani, lo alzò verso il soffitto, lo ripose infine di nuovo sul carrello da cui lo aveva preso.
《Come ci dovrebbe dare le istruzioni per ricreare la pietra? Non vedo nessuna scritta.》osservò Evgeniy.
L'oligarca sorrise《Domanda pertinente compagno. Ecco, credi che tutte quelle pietre siano messe li solo per rendere belli e luccicanti i pannelli?》
《Onestamente, non vedo come possano essere un codice.》insistette il soldato.
Kalia afferrò la pistola dalla federa di una guardia che stava al suo fianco, accese il puntatore laser innestato sotto canna e lo puntò verso una delle gemme. Questa rifrasse il raggio facendolo rimbalzare sulle altre rifiniture del pannello, creando un elegante turbinio di luci.
I soldati restarono sbalorditi, fino a quando il loro superiore non interruppe lo spettacolo spegnendo il mirino.
《Forza! Al lavoro! Caricate tutto sui camion!》ordinò Kalia in preda a una frenesia utopica.
Da veleposlanik!》risposero in coro i sottoposti.
Evgeniy tornò a discorrere col diretto superiore《Sembra difficile da cifrare. Quanto crede possa volerci?》
《Molto, compagno. Forse giorni, magari mesi, probabilmente anni.》commentò l'ucraino prima di essere interrottò da una voce gracchiante della radio del suo secondo.
Capetan, imàmo nay problèm. Moźete doğ?》domandò la voce del sottoposto.
《Da. Sad ćemo.》rispose Evgeniy, poi si avvicinò all'orecchio di Kalia.
《Ambasciatore, abbiamo un problema.》
《Che tipo di problema?》domandò questo come se si fossero realizzate delle premonizioni.
《Hanno catturato due uomini che si erano introdotti nel complesso.》
《Portami da loro, Evgeniy.》

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