Giorno 0-1

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Aeroporto di Spalato
Spalato
Croazia

26 Luglio 2002
20:30 pm

《Quindi? Dove andiamo ora?》chiese lei sbadigliando.

《Nel solito posto. Frano non ha potuto esserci. Aveva un impegno.》spiegò Andrew.
《Immagino il tipo di impegno. Potrà anche essere un archeologo ma ha i suoi peccati.》insinuò malevola lei.
《Se ti riferisci ai suoi contatti con i trafficanti di armi , beh , diciamo che in questo modo si tiene pronto per ogni evenienza.》giustificò l'altro.
《Ci sono altri modi per ottenere la strumentazione.》obiettò la compagna.
《Puoi chiamarle tranquillamente armi. Sappiamo entrambi che stiamo parlando di pistole e mitragliette.》La tranquillizzò il cacciatore.
《Non mi sono mai piaciute e lo sai.》criticò questa riferendosi alle suddette macchine di morte.
《Sono necessarie. E ora ti rivolto la critica:"lo sai"》la sbeffeggiò lui.

Voci femminili discorrevano in serbo annunciando voli in arrivo e in partenza. Le stanze erano ci si riusciva a muovere scorrevolmente ma il vociare dei presenti non accennava a calare. Girovagando per l'aeroporto si potevano annusare molteplici odori. Dal caffè americano al fritto dei fast food. Il puzzo dei bagni talvolta mischiato con il profumo delle straniere che gironzolavano in attesa del loro aereo.Anche i rumori erano dei più svariati , dagli annunci dei voli alla musica delle radio nei negozi. Dallo scalpicciare della folla al rollio delle valige che anch'essi trasportavano.

Si apprestarono ad uscire dalle porte automatiche. Il vetro rifletteva la luce dei lampioni. I pochi alberelli sparsi per il parcheggio si agitavano sospinti dal vento. Quest'ultimo dettaglio dal punto di vista della coppia non era chiaro a causa della scarsa limpidezza del vetro , in certi punti incrinato in altri macchiato.Le porte si spalancarono permettendo al vento di investirli con il suo furente soffio. Rumori di tuoni e lampi di luce in lontananza annunciavano l'avvicinamento di un temporale.

《Taxi!》gridò l'uomo alzando la mano verso un un'auto che stava parcheggiando. L'autista , un ometto tondo e stempiato , recava sul capo un cappellino da baseball grigio , anche se , a causa della oscurità di quella situazione , poteva anche essere stato bianco. Andrew non fece caso ad un dettaglio così effimero , altrettanto fece Camille. Badò invece alla gentilezza dell'autista che , appena sceso dall'auto , si apprestò a togliergli dalle mani i bagagli. L'unico servizio che l'ometto richiese loro fu di aprire il bagagliaio , non potendo lui che aveva le mani piene di borse.
Lentamente il marciapiede si macchiò a tratti. Cominciava a gocciolare , il cielo aveva aperto le sue porte e permesso a quelle piccole ma numerose emissarie di giungere fino alla terra e di garantire sollievo a questa.
Si sedettero nei comodi sedili del taxi. Una Volkswagen nera che aveva compiuto onorevolmente parecchi anni di servizio. O almeno fu questa l'impressione che davano i sedili rovinati , il volante scolorito e le foto ammucchiate sopra un cruscotto.

Il tassista montò al posto di guida e , dopo un istante in cui levò qualche goccia di acqua dall'impermeabile nero che indossava , girò le chiavi e la macchina si scosse in un rombo. Il guidatore si voltò verso di loro e , cordialmente , pronunciò la classica frase.

Dobriveče gospodine. Onda? Dičete ljudi?》
《Trebamo ige na Splitska Riva.》
《Dobro gospodine.》
Camille si voltò verso di lui con aria interrogativa《Che ha detto?》
《Che vuoi che chieda? Ha domandato dove volevamo andare.》
《E tu hai risposto...》iniziò lei.
《Che dobbiamo andare alla Piazza del Lungomare di Spalato.》
Lei aprì la bocca ma Andrew la bloccò repentinamente con un gesto dolce.
《Ti anticipo. Ha detto "Va bene Signore.》
Lei , sorridente , alzò le mani in segno di resa.

L'auto percorse le trafficate strade della città balcanica. A tratti , oltre alle schiere di appartamenti , si potevano scorgere i porti , densi di attività. Navi arrivavano e partivano , le gru stipavano e scaricavano , autocarri si muovevano come tante piccole formiche. Si fermarono qualche volta ai semafori , occasioni durante le quali Camille poteva osservare il traffico di Spalato. Auto piuttosto vecchie , spesso Mercedes o ben più comuni Fiat , costituivano lunghe colonne che procedevano a rilento sotto la placida pioggia di quella sera. Il taxi si fermò in un parcheggio in mezzo a edifici in pietra bianca del centro.
Scesero , raccolsero i loro averi e , per paura di una doccia inaspettata , si inserirono in fretta nel dedalo di viuzze che li avrebbe condotti alla riva su cui sorgeva la piazza.
Si immerso finalmente in una lunga e larga via lastricata di lisce pietre bianche. Famigliole di croati e non solo scorrazzavano in direzioni opposte , costringendo alcuni pedoni a brusche frenate o rapide sterzate , tutte rivolte al fine di evitare lo scontro con loro simili.
Fecero lo stesso , rallentati dal fardello che le valigie costituivano. Sfociarono infine nella grande piazza.
Sei pennacchi esibivano fieri altrettante bandiere croate. Andrew fu sommerso dai ricordi di quella piazza. Dalle poche volte che vi era stato prima dello sgretolamento del potere serbo poteva ricordare che un tempo su quei pali sventolavano le bandiere di tutti gli stati che componevano la Repubblica Federativa , sostituite in seguito con quelle nazionali in segno di indipendenza e di rifiuto nei confronti del potere centrale.

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