Capitolo X

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Decisione errata

Oceano Indiano Occidentale

<<Tirali su, forza! I caccia potrebbero tornare da un momento all'altro!>> Ordinò Jonas ad uno dei compagni proteso oltre il bordo dell'imbarcazione. Il marine estrasse due corpi fradici che poco prima aleggiavano spettrali nell'acqua assieme ad una moltitudine di detriti, lamiere e macchie di carburante infiammate.
<<Respirano ancora!>>confermò il medico a bordo con loro.
<<Credo che avremmo potuto constatarlo anche da soli doc. Forza, torniamo alla nave!>>gridò Jonas mettendo in moto i motori della RHIB.

<<Tornano i caccia!>>gridò una voce interrompendo il silenzio concentrato della squadra. Osservarono la scena da lontano. I due velivoli volarono in picchiata verso la nave. Uno, improvvisamente, venne avvolto da una coltre di fiamme e piroettò verso l'oceano schiantandosi nell'acqua poco lontano da loro. Sollevò alcune grandi onde ma queste non intimorirono l'intrepido equipaggio del gommone che proseguí assorto ad assistere a quell'emozionante spettacolo. Il secondo aggressore rispose al fuoco: alcuni missili partirono dalle ali e terminarono la loro folle corsa nel ventre della nave, scatenando tremende esplosioni nel ventre di questa.

<<Ma che fanno?>> Borbottò assorto un marine. Jonas, che lo sentì, lo interpellò incuriosito<<Cosa c'è Teller?>>chiese.
<<Non ci vogliono far del male.>>
<<Cosa? Ma se stanno sparando alla USS!>>gridò infuriato un'altro soldato.
<<No, guarda bene quel che intendo: sì, ci stanno attaccando ma non vogliono ucciderci. Un pilota esperto con quei missili avrebbe potuto fare molti piú danni di quelli che ha appena fatto. Poteva colpire in basso nella speranza di danneggiare i motori o far affondare il vascello oppure poteva mirare al ponte di comando e renderci ciechi. Eppure non lo hanno fatto.>>
Jonas tornò a parlare<<Teller ha ragione. Non sono qui per noi. Sbrighiamoci a tornare indietro. Non sappiamo quando tornerà l'SU.>>

Qualche minuto dopo, sulla nave...

<<Capitano!>>gridò Jonas irrompendo nella sala comandi.
<<Cosa succede?>>continuò il marine.
Il capitano lo zittí con un cenno della mano esibendo un telefono nell'altra mano.
<Sì... certo signor segretario... abbiamo dovuto rispondere al fuoco... ma signore... no, non li abbiamo provocati... signore, mi scusi se mi permetto di risponderle ma noi non abbiamo assunto posizioni di attacco. Certamente. Agli ordini signor Powell. Le farò avere un rapporto dettagliato.>> Herstan abbassò il telefono scoraggiato e portò una mano al viso.
<<Capitano... cosa è successo?>>
<<Abbiamo abbattuto un caccia kazako. Siamo entrati nella zona di competenza di una base russa durante un'operazione di trasporto di alcune testate nucleari per il bonifico. Dovremo aspettarci delle ripercussioni da parte del blocco ex-comunista.>>raccontò scoraggiato Herstan.
<<Herstan, non è tua la colpa.>>lo consolò il maggiore dei marine con cui stava parlando. Si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla mentre l'ufficiale osservava l'orizzonte marino.
<<Dobbiamo portare la nave verso il canale di Suez. Da la torneremo verso la Turchia. I federali ci aspetteranno per interrogarci e verificare gli avvenimenti. Dopodiché dovrò consegnare le mie dimissioni.>>stabilì il comandante della nave.

Canale di Suez

Bussarono alla porta.
<<Avanti.>>disse Andrew.
Charlie entrò nella cabina.
<<Giorno Charlie.>>borbottò Andrew buttando sul pavimento un giornale.
<<È sera Andrew.>>lo corresse scherzando l'americano.
<<Bah, è pur sempre un giorno no?>>rispose convinto l'altro.
<<Comunque non sono venuto qua per una visita di cortesia Andrew... nella cabina del marinaio che hai ucciso c'era questa lettera...>>gli rese conto serio il soldato.

Andrew afferrò la busta. Prima di aprirla volse uno sguardo interrogativo all'interlocutore.
Estrasse il foglio dall'involucro e scorse velocemente lo sguardo lungo le righe di inchiostro nero stampato su bianco.

Marine Joshua Jackson. Sono a conoscenza tramite mie amicizie che lei ha debiti di gioco e che lei e sua moglie attendente con ansia la nascita del vostro primo figlio. Sapete quanto può essere complicato sfamare tre bocche con lo stipendio di un solo uomo? Ed io giungo in vostro soccorso. La vostra nave ospita da pochi giorni un uomo, un naufrago da voi soccorso, il suo nome è Andrew Brazo. Ora, quel che vi chiedo è semplicissimo: voglio la sua morte. In alternativa, dimentichi questa lettera e rinunci a qualunque sentimento patriottico di denunciare questa mia ragionevole offerta. Ma se accetterà, il vostro conto in banca riceverà un sostanziale rinforzo della somma di quattrocentomila dollari. A voi la scelta, saprò in ogni caso la vostra decisione. Allego a questa lettera una busta che voi non dovrete aprire a qualunque costo.

Cordiali saluti,
Un amico.

<<Ecco quello di cui parlava il tuo misterioso amico nelle ultime righe. Non l'ho aperta, credo spetti a te.>>

Andrew, immagino tu sia sopravvissuto al mio piccolo tentativo di eliminarti nel caso tu stia leggendo questa lettera. Immagino anche che tu ora sia sulla strada di casa. Se può consolarti, ora ti rivelerò una cosa. La tua amica è viva ma sparita. Non so dove sia ma conosco il valore dell'amore verso una vita per cui si è pronti ad offrire la propria. Per questo decido di dirtelo.
Londra. Vai e trovala. E poi trova me. Questa nostra guerra è appena iniziata.

Boris

Andrew cadde seduto sul letto.
Lo sguardo si offuscò. Fu una magnifica sensazione. Erano lacrime. Lacrime di gioia.

<<Andrew? Stai bene?>>
<<È viva... È viva!>>gridò saltando in piedi ed abbracciando l'amico.
<<Chi è viva? Cosa c'era scritto nella lettera?>>domandò Charlie staccandosi di dosso la presa di un uomo dal coraggio ritrovato.
<<Non voglio perdere tempo Charlie! Devo partire per Londra!>>esplose il tedesco.
<<Temo non sia possibile.>>lo bloccò l'americano.
<<Perchè?>>
<<Vieni. Scendiamo dalla nave. Ti aspetta una visita importante.>>

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