Aria. Svegliati.
Aria! Svegliati! C'è scuola!
ARIA CAZZO ALZA IL CULO DA QUEL LETTO!Zittisco la vocina nella mia testa scrollandomi di dosso le coperte e mi tiro su a sedere, rabbrividisco al tocco del pavimento freddo coi miei piedi nudi e guardo la sveglia sul comodino, sono le 4.30, come spesso capita la mia testa si diverte a giocarmi brutti scherzi, ma dev'essere per la giornata che mi aspetta, oggi è il 23 settembre, alias equinozio d'autunno, alias primo giorno nella nuova scuola.
Eh già, i miei hanno avuto la brillante idea di trasferirsi in una cittadina sperduta nel bel mezzo della mia vita da liceale, quindi ora mi ritrovo da sola, in una città che non conosco e additata da tutti come quella nuova, senza che nessuno si prenda la briga di provare a ricordare il mio nome e nemmeno di sbagliarlo.Mi alzo e volgo una rapida occhiata al mio riflesso nello specchio sopra la cassettiera, i miei capelli scuri sono più disordinati del solito,i miei occhi castani contornati da vistose occhiaie e le mie labbra carnose tutte screpolate, con un sospiro rassegnato apro la portafinestra che dà sul terrazzo e mi affaccio con gli occhi rivolti al cielo plumbeo vagamente schiarito dalla luce della luna, un refolo di vento fa muovere lentamente i fili d'erba e le foglie che cominciano a staccarsi dai rami dagli alberi e un brivido mi percorre la schiena, per essere il primo giorno d'autunno fa piuttosto freddo.
Rimango per un tempo che pare infinito a guardare il sole sorgere pallido tra le nuvole scrutando l'orizzonte con una fitta di angoscia che mi attanaglia il petto, i miei pensieri volano dritti a Edoardo, a chilometri di distanza da me, ai suoi capelli biondo cenere, ai suoi occhi nocciola, a quel sorriso che mi fa stare bene anche quando il mondo mi sta crollando addosso.
La notte ora ha lasciato posto al giorno, un giorno grigio e che mette in preventivo molta pioggia, un giorno che ti fa venire voglia di rimanere rintanato al caldo sotto le coperte, con un buon libro e una tazza di tè caldo appoggiata sulla pancia; e io invece me ne sto qui al freddo,con addosso solo una maglietta un po' troppo grande per il mio corpo esile, ad aspettare il momento per iniziare a prepararmi per quella che sicuramente NON sarà una bellissima giornata e a pensare a cose che non fanno che aumentare la mia malcelata tristezza.
Mi alzo scrutando un'ultima volta il cielo sopra di me e chiudo gli occhi per qualche secondo, come nella speranza di ritrovarmi nel mio vecchio letto, nella mia vecchia stanza, nella mia vecchia casa, nella mia vecchia città e di accorgermi che tutto questo è stato solo un lento e doloroso gioco creato dalla mia fervida immaginazione, un incubo dal quale sono riuscita a risvegliarmi. Riapro gli occhi, ormai quasi convinta che ciò possa accadere realmente, ma, ovviamente, non accade proprio nulla, sono sempre lì, sul terrazzo di una casa che non sento mia, in una città che non mi conosce, con una mano sulla finestra di una camera che non ha niente a che vedere con quella in cui sono cresciuta.Esco di casa già con le cuffiette nelle orecchie,la musica a palla e lo zaino in spalla, mi dirigo a passi strascicati verso la fermata dell'autobus dove gruppetti già formati di ragazzi e ragazze del posto parlano allegramente e a tratti mi scrutano incuriositi, fingo indifferenza ma dentro mi sento morire, mi sento un'estranea che non ha nulla a che fare con loro e che non avrà mai nulla a che farci, continuo a guardare fisso davanti a me finché il rumore dell'autobus in arrivo non fa voltare la testa a tutti distraendo finalmente l'attenzione da me.
Salgo sull'autobus con un vago senso di smarrimento e mi siedo nel primo posto libero che trovo, nel sedile accanto c'è una ragazza, che ho intravisto pure alla fermata, è carina, con occhi azzurro-verdi fin troppo invidiabili, lunghi capelli castano chiaro e un fisico decisamente perfetto, mi guarda per qualche secondo prima di porgermi la mano.
"Sono Sofia, piacere, tu devi essere.."
"Aria, sono Aria."
la interrompo prima che abbia il tempo di pronunciare anche lei le parole "quella nuova"; non credo di essere in grado di reggerle ancora a lungo.
"Certo, bè, benvenuta in città"
mi fa un sorriso incoraggiante svelando dei denti bianchissimi e a me viene da pensare che forse tutto sommato vivere qui non sarà poi così male, anche se è decisamente presto per dirlo.
"Grazie."
ricambio il sorriso e la conversazione si chiude lì, anche se sono più che convinta che muoia dalla voglia di farmi delle domande sul perché del mio trasferimento o robe simili e che non me le porga solo per una questione di educazione, che io ringrazio all'infinito mentalmente.Il resto del viaggio trascorre lento e abbastanza noioso tra una fermata e l'altra, Sofia di tanto in tanto si volta a parlare con altri ragazzi, ridendo con serenità alle loro battute, senza alcun pensiero di troppo in testa, altrettanto non può dirsi di me, la mia testa sembra sul punto di scoppiare e nessuno mi rivolge parola.
Forse andrà meglio. Dagli tempo. Datti tempo.
la vocina nella mia testa è pronta come sempre a interrompere il filo dei miei pensieri, ma questa volta non posso darle torto, d'altronde è solo il primo giorno.
Scendo davanti a scuola, salutando timidamente Sofia e facendomi coraggio da sola; il liceo che mi si presenta davanti agli occhi non ha nulla a che fare con il grigio e maltrattato edificio a cui ero abituata, questo è completamente in mattoni rossi, con ampie vetrate che ricoprono le pareti e un vasto cortile che lo circonda, un vialetto in ciottoli accompagna gli studenti dal cancello in ferro battuto fino all'entrata della scuola, dove le varie classi si radunano e si ricongiungono dopo tre lunghi mesi di vacanza ridendo e raccontandosi come hanno trascorso le vacanze.
A testa bassa mi faccio largo tra quelli che da qui a pochi minuti saranno i miei nuovi compagni ed entro in cerca della segreteria. Una donna tarchiatella, con ispidi capelli color topo e una gran dose di rossetto rosso sulle labbra mi viene incontro un po'scocciata.
"Ma allora proprio non lo capite che non potete entrare fino a che non suona la campanella? Piccole carogne, cosa studiate a fare dico io?"
"Ehm, mi scusi, sono nuova e stavo cercando la segreteria."
mormoro cercando di non dar peso all'insolenza della donna, che subito mi rivolge un'occhiata vagamente dispiaciuta e mi indica il corridoio alla nostra destra, lo imbocco senza fiatare e cammino fino a raggiungere uno sportello simile a quelli che si trovano in posta, dietro il vetro un'altra donna, stavolta alta e snella, con lunghi capelli neri e una collana decisamente troppo grande e vistosa che le ricade sulla maglietta fucsia foderata di brillantini, mi rivolge un largo sorriso.
"Posso aiutarti cara?"
"S-sì, sono Aria Novelli, mi sono iscritta quest'anno e.."
"Oh ma certo! Aria!"
dall'enfasi con cui pronuncia la frase sembra quasi che mi conosca da una vita, come quegli amici di famiglia che si presentano un giorno a casa tua e ti fanno presente quanto eri bella e paffuta quando eri appena nata, aspettandosi che tu ti ricordi di loro e del fatto che ti hanno regalato "quell'orsetto blu che ti piaceva tanto" , senza rendersi conto che un orsetto blu è totalmente privo di senso e che tu eri decisamente troppo piccola per ricordarti la loro faccia.
"Ecco qui, combinazione dell'armadietto,libri, pianta della scuola, libretto, orario e tutto quello che ti serve! Buon primo giorno cara!"
mi fa l'occhiolino mentre mi porge un pacco di fogli, libri e quant'altro che io per chissà quale miracolo riesco a non far cadere a terra mentre li trasporto sul tavolo più vicino, do' una rapida occhiata alla collocazione del mio armadietto e dopo essermi persa un paio di volte tra i corridoi tutti uguali riesco a raggiungerlo un istante prima del suono della campanella,poi centinaia di ragazzi più o meno grandi di me si riversano all'interno della scuola, circondandomi e spintonandomi di qua e di là, facendomi provare per la prima volta una vaga sensazione di "casa".Apro il mio armadietto, consulto l'orario e ripongo i libri che non mi servono, poi mi guardo attorno un po' smarrita, decine e decine di ragazzi attraversano affannati i corridoi, ho la netta impressione che non sarà facile trovare la mia aula in mezzo a tutto questo trambusto.
Ancora persa nei miei pensieri sento a malapena il telefono vibrare segnalando l'arrivo di un messaggio.Sconosciuto: Si sta come d'autunno, sugli alberi le foglie. - Giuseppe Ungaretti.
Guardo il contatto, nessun'immagine e nessuno stato.
Sconosciuto: Buona giornata splendore.
Dò di nuovo un'occhiata intorno a me, i corridoi si stanno lentamente svuotando ma c'è ancora molta gente, e la metà di essa ha un cellulare in mano e digita gli ultimi messaggi prima di entrare in classe.
Merda. Decido di rispondere.Tu: Grazie. Chi sei?
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La campanella suona, riportandomi alla realtà, chiunque sia questo tipo mi ha migliorato la giornata, e ha decisamente azzeccato il mio stato d'animo, perchè mi sento proprio come una foglia autunnale sul ramo di un albero, pronta a volare via al minimo soffio di vento.
Spazio autrice:
Primo capitolo della mia nuova storia, spero che vi piaccia.
Chissà chi è lo Sconosciuto😏😉
Ditemi cosa ne pensate e lasciate un voto se vi è piaciuto💕
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Baci S.✨
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Parole al sapore di te
RomantizmAria, normale ragazza di diciassette anni, si è appena trasferita in una nuova città, ambientarsi è dura e trovarsi degli amici sinceri ancora di più. I ragazzi ci provano con lei solo per portarla a letto, le ragazze si fingono sue amiche per poi s...