CAPITOLO 2

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Era sera. Ero stesa sul letto. Cuffie nelle orecchie e il mio nuovo libro in mano. Lo rigiravo tra le mani come fosse un tesoro appena scoperto. Amavo leggere e tutto quello che comprendeva. Il profumo del libro nuovo che si celava tra le pagine, le emozioni che provavo quando leggevo, l'inmedesimarmi nel personaggio principale. Erano tutte cose che amavo. Non appena iniziai a leggere la prima pagina di "Orgoglio e Pregiudizio" sentii la porta spalancarsi. Alzai lo sguardo, che prima era appiccicato al libro, e vidi Cathleen. I suoi capelli rosso fiammante svolazzavano nell'aria. Era sempre stata una che voleva essere al centro dell'attenzione. Cathleen era la mia compagna di stanza al college. "Alice! Dove diavolo eri finita? Sono due ore che ti cerco!" Si lamentò lei sbuffando e buttandosi sul letto di fianco al mio. "Sono sempre stata qui, Cath" le dissi annoiata; aveva appena rovinato il mio momento di relax. "Beh, stasera c'è la festa del compleanno di Evelyn, e tu devi venire!" disse. Odiavo le feste, e lei lo sapeva. Ma la festa di Evelyn era importante, era una ragazza molto simpatica e gentile, sempre disponibile e sorridente, una delle mie poche amiche; perciò mi sforzai di annuire.
Quando fu sera ci dirigemmo alla festa. Cathleen indossava una minigonna e un top aderente. Io, al contrario, avevo un vestito molto grazioso che mi arrivava appena sopra le ginocchia, con dei fiori disegnati sopra. I miei capelli lunghi e neri ricadevano sulle mie spalle pallide. I miei occhi blu erano contornati da un mascara nero. Ai piedi indossavo le ballerine nere. "Alice, Dio santo, sembri una suora!" Si lamentò Cathleen. Io la ignorai e la seguii all'interno della casa rumorosissima. C'era gente che aveva bevuto ed era giá ubriaca. Le ragazze erano mezze nude e molte si strusciavano sui ragazzi. Cathleen mi condusse su un divano dove erano sedute sei persone. Due ragazze tatuate e mezze nude erano sulle ginocchia di due ragazzi. "Ragazzi! Questa è la mia compagna di stanza Alice!" Avrei voluto sotterrarmi.
Sentivo gli occhi di tutti gli amici di Cathleen su di me. Ero nel panico. Non sapevo come comportarmi. Cosa avrebbero pensato di me? Ero così diversa da tutti loro. Mi sedetti vicino a un ragazzo di nome Jake che si presentò, gli rivolsi un sorriso gentile, ma il mio sguardo cadde su un ragazzo seduto vicino a me. Era seduto nell'angolo e in braccio aveva una ragazza, ma la sua attenzione non era rivolta minimamente a lei. Mi fissava, i suoi occhi verde scuro sembravano penetrarmi la pelle. Mi aggiustai il vestito e guardai altrove nervosamente. Non sapevo che fare, e come se volesse peggiorare ulteriormente la situazione, ad un certo punto Cathleen disse "Giochiamo ad obbligo o verità!" No. Non poteva essere vero. Era un gioco da bambini. "Io non gioco." Sibilò infastidito il ragazzo seduto in disparte, scrollandosi di dosso la ragazza. Non sapevo cosa ci fosse in questo ragazzo, ma sicuramente non era niente di buono.
Rimasi lì, immobile, con le mani in grembo che giocherellavano con il bordo del mio vestito che arrivava alle ginocchia. Mia mamma mi aveva sempre detto che mi vestivo troppo male, ma a me questi vestiti piacevano. Mia madre... non sarebbe stata felice trovarmi qui, ad una festa di giovani ubriachi. Non è da me, avrebbe detto lei. E sapevo che l'avrei delusa, se lo avesse saputo. La voce di Jake mi riportó nel mondo reale. "Alice, giusto? Beh dai, obbligo o verità?" Mi chiese in modo opprimente. Sospirai e deglutii nervosamente, iniziando a strusciare le mie mani sudate sulle cosce, gli occhi di tutti su di me. "I..io" dissi, cercando di formulare una frase sensata mentre tutti i ragazzi mi fissavano: "V-veritá, penso. " decretai infine. La mia voce tremava. Avevo paura di quello che mi avrebbe potuto chiedere Jake. Mi morsi la guancia mentre lui, con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra, disse: "Allora bellezza, sei vergine? Sai, girano un po' di voci qua al college. Volevo accertarmi che fossero vere." concluse. Tossii per l'imbarazzo, e le mie guance si tinsero di rosa. "B..beh, si" dissi. Ero sconvolta. Non aveva il diritto di chiedermi una cosa così privata. Il mio sangue stava ribollendo, non riuscii a pensare a nulla e tutt'a un tratto la mia mano incontrò la guancia di Jake. Sentii una soddisfazione in corpo. Forse adrenalina? Ma subito dopo il senso di colpa si impadroní di me. "S..scusami." Balbettai, e mi alzai di scatto mentre lui si massaggiava la mascella, imbarazzato per la figura che aveva appena fatto. "Sono mortificata" dissi, e mi girai, iniziando a spingere tra la folla opprimente e cercando una via di uscita. Non appena vidi la porta mi lanciai fuori. Il cuore batteva a mille e dovetti fermarmi un attimo per appoggiarmi a una colonna di marmo che reggeva la veranda della casa. Accarezzai con le dita il materiale freddo, chiusi gli occhi e socchiusi le labbra. Ero scioccata, delusa, imbarazzata. Alla mia prima festa ormai tutti sapevano che ero vergine, e me ne vergognavo. Era orribile.
Mentre ero immersa, ancora una volta, nei miei pensieri, notai una figura alta con i capelli scuri, che mi fissava dall'angolo del giardino. Riuscivo a distinguere il fuoco di una sigaretta accesa tra le sue labbra. Ma non appena raddrizzai la schiena e strizzai gli occhi per avere una visuale migliore, la sagoma era sparita nell'oscuritá. Ero quasi certa di chi fosse.
Non appena la figura oscura scomparve dalla mia vista, ritornai alla festa. La musica rimbombava nelle mie orecchie mentre percorrevo le sale immense della casa. In effetti ora che ci pensavo non ricordavo neanche a chi appartenesse o di chi fosse la festa. Mi sentivo cosi fuori luogo. Alice, cosa stai facendo? Perchè sei qui? Era il mio subconscio a parlare. Sapevo che non avrei dovuto essere lì. Io non ero abituata a queste attività. Il gioco...l'alcol. Era troppo. Pensai a un modo per tornare a casa dal momento che Cathleen, la mia compagna di stanza, stava ballando letteralmente attaccata a un ragazzo sconosciuto. La guardavo. Era così serena, spensierata. Avevo sempre sognato di avere quel carattere. Mi scrollai il pensiero di dosso. Alzai lo sguardo e mi trovai davanti un ragazzo. Classicamente alto, biondo, con gli occhi azzurri. Mi sorrideva, un sorriso sincero. "Piacere, Tom. Sembri persa. Non è proprio un posto adatto a te, sembra..." disse guardando i miei vestiti che ricoprivano la maggior parte del mio corpo. Era quasi un'offesa, ma sorrisi gentilmente. Inoltre aveva ragione. Non dovevo essere là.
Mi tese la mano per stringermela. Per fortuna c'è una persona ragionevole anche qua, pensai. Gliela strinsi e accennai un sorriso. "Piacere, Alice." dissi timidamente. "Beh, Alice, resta nei paraggi, non vorrei capitasse qualcosa di sbagliato a una persona giusta come te". A quelle parole arrossii e annuii. Poi mi diressi verso il bar. Sarebbe stata una nottata lunga, per questo mi sedetti e ordinai dello champagne. Era l'unico alcolico che potessi ingerire, non era il massimo ma almeno mi avrebbe tenuta sveglia ancora per un po'.

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