"Bip, bip, bip, bip". Un suono fastidioso interruppe il mio sonno pesante. La sveglia. Aprii un occhio e poi l'altro, e mi misi lentamente a sedere. Mi stropicciai gli occhi assonnati e guardai verso la sveglia. Le cinque. Già, le lezioni iniziavano alle otto ma io ero troppo preoccupata di arrivare in ritardo. Soprattutto in quei giorni importanti. Presto ci sarebbero stati gli esami di inizio anno. Ero tesa come una corda di violino, ma determinata come non mai. Avevo studiato tutto. Tutto. Mia madre mi aveva aiutata durante tutta l'estate, e inoltre non avevo molto da fare durante le vacanze estive, data la mia quasi inesistente vita sociale. Con grande fatica mi misi in piedi e mi diressi lentamente verso il bagno. Il mio cervello invece era ancora a letto. Decisi di farmi una doccia rilassante, ma appena aprii la porta del bagno rimasi scioccata. Cathleen, la mia unica "amica", era stesa per terra e vomitava nel water. Sospirai incrociando le braccia sul petto. "Cath... come sei entrata?" chiesi, ricordando di avere chiuso a chiave la porta la sera prima. Lei alzò lo sguardo verso di me. Era pallida e stanca. Sicuramente non aveva solo bevuto; le sue pupille erano ancora ben dilatate. Mi sedetti vicino a lei tenendole una ciocca di capelli mentre continuava a vomitare. Quando ebbe smesso, si appoggiò contro il muro. "Ho una chiave di riserva, Alice" disse lei sventolando la chiave davanti al mio naso. Annuii annoiata e feci una smorfia. "Spero non succeda un'altra volta." dissi in tono serio ma anche preoccupato. Cahtleen si rabbuiò. "Chi cazzo sei, mia madre? Vai a lezione Alice." disse lei alzandosi con fatica e sparendo fuori dal bagno. Guardai per terra, offesa. Ovviamente tutto quello schifo avrei dovuto pulirlo io. Sospirai disgustata ed iniziai a pulire. A volte pensavo di essere fin troppo buona. Quando finii feci una doccia veloce grazie a cui mi svegliai definitivamente, pronta e carica per la giornata. Di Cath me ne sarei occupata dopo. Mi vestii velocemente. Canottiera non troppo scollata con sopra un maglione di lana, e dei jeans. Infine mi allacciai le scarpe che mia madre mi aveva regalato per il compleanno dei sedici anni, mi stavano ancora, e uscii di casa dopo essermi assicurata di aver preso tutti i libri. Mi diressi verso la mia classe di psicologia, la mia preferita: era affascinante. In quell'ora mi estraniavo da tutto e tutti. Presi uno dei primi posti. Nessuno si sedette vicino a me; non mi sorprese. Non ero radiosa, simpatica o aperta come le altre. Stavo prendendo appunti seduta lì quando un rumore mi obbligò a smettere di ascoltare il professore. Un ragazzo entrò nella stanza sbattendo la porta, come se lo avesse fatto apposta per attirare l'attenzione di tutti. Sbuffai. Quando lo guardai meglio, mi resi conto che era il ragazzo che c'era alla festa. Non quel Jake. Quel ragazzo diverso. Quello silenzioso ma allo stesso tempo arrogante che se ne era andato. Quello che mi aveva fissato da lontano nella penombra. Si diresse in silenzio verso il fondo della classe, con le mani affondate nelle tasche dei jeans neri. Certo, era un gran bel ragazzo, ma aveva un pessimo carattere. "Signorina Heather?" mi chiamò il professore. Mi girai e notai che tutta la classe mi stava guardando. Mi ero soffermata a guardare quel misterioso ragazzo tanto che non mi ero accorta che il professore mi stava ponendo una domanda. Le mie guance pallide si tinsero di rosso. Affondai la faccia tra le mani e chiesi di andare in bagno. Non appena uscii dalla classe mi ci diressi. Con mia grande sfortuna il bagno femminile era chiuso, per non so quale strano e inspiegabile motivo, e così mi intrufolai nel bagno maschile assicurandomi che all'interno non ci fosse nessuno. Era troppo urgente. Dopo aver fatto ciò che doveva esser fatto, mi appoggiai al lavandino e sospirai. Che imbarazzo. Di solito ero attenta, ma in qualche modo il comportamento di quel ragazzo mi rapiva, mi distraeva, e la cosa era alquanto irritante. Presi la borsa e me la misi in spalla. Mi guardai allo specchio per vedere se i miei capelli neri fossero ancora al loro posto, e misi un po' di burro cacao sulle mie labbra leggermente screpolate. Dei passi rumorosi mi spaventarono, facendomi cadere di mano il burro cacao. "Merda" imprecai, e mi piegai per prendere l'oggetto caduto. Quando mi fui alzata e girata, andai a sbattere contro qualcuno. Il petto forte mi fecce indietreggiare di qualche passo. Alzai lo sguardo. Lui. "Che cazzo ci fai nel bagno dei ragazzi?" chiese con una smorfia sbeffeggiante, la voce roca e la fronte corrugata. Scossi la testa. "Beh, era urgente e il mio bagno era chiuso. E' abbastanza evidente, no? " dissi con una voce che non sembrava la mia. Forse perché questo ragazzo, oltre ad avermi fatto fare una figuraccia davanti a tutta la classe, mi aveva pure parlato in modo maleducato senza conoscermi. Sbuffai e dissi a bassa voce "Se permetti...". Mi scostai da lui ed uscii dal bagno il più velocemente possibile.