Premessa: in questo capitolo è presente una scena a sfondo sessuale abbastanza dettagliata. Quindi, se siete moralisti, bacchettoni o semplicemente non apprezzate il sesso, siete pregati di saltare questo capitolo e passare direttamente a quello successivo, onde evitare spiacevoli discussioni.
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La guardai allontanarsi con gli occhi fissi su di lei. Si era dimostrata sicura di sé, e mi aveva anche risposto per le rime! Non ero abituato a reazioni simili, tutte le ragazze con cui avevo avuto volutamente un atteggiamento arrogante avevano sempre risposto a monosillabi, o balbettando, o scusandosi, non so neanche di cosa. Lei invece mi aveva sbattuto la verità in faccia, mi aveva ghiacciato e poi se ne era andata, lasciandomi lì come uno stupido. Mi passai una mano fra i capelli. Dovevo trovare un altro modo per metterla a disagio, quello classico evidentemente non funzionava con lei. Ma cosa avrei dovuto fare? Uscii dal bagno, non ricordavo neanche più perché ero andato lì, e cercai di farmi venire in mente un'idea, girellando per la scuola. Salii e scesi a caso molte rampe di scale, guardandomi intorno e aspettando che accadesse qualcosa. Seduto ai tavolini del bar vidi un piccolo gruppetto, due ragazzi e tre ragazze, e notai che due di loro mi stavano guardando con disprezzo. Erano Sarah e Sophie, due delle tante ragazze della scuola che mi ero portato a letto. Loro risalivano a quasi sei mesi prima, la prima era stata Sarah, e la sera dopo avevo conosciuto "a fondo" anche Sophie, la sua migliore amica. Per me erano state scappatelle innocenti, così per divertimento, ma poco dopo avevo scoperto che entrambe erano innamorate di me, e che entrambe avevano visto in quelle serate qualcosa di più di una semplice "botta e via". Ovviamente, appena ognuna di loro aveva saputo che ero stato a letto anche con l'altra, scoppiò una guerra fra loro, che finì molto presto, perché, a detta loro, "la loro amicizia era più forte di qualsiasi altra cosa". Che bambine. Il risultato finale era l'odio profondo nei miei confronti da parte di tutt'e due.
Mentre mi guardavano con sguardi infuocati, passai davanti a loro facendo "ciao ciao" con la mano e sorridendo in maniera estremamente falsa. Mi divertivo sempre un sacco a far infuriare la gente, mi piaceva veder uscire dalle mie vittime gli atteggiamenti infantili che si sforzavano tanto di tenere a bada.
Mentre mi gustavo la scena, mi diressi verso il bancone del bar della scuola, perché mi era presa voglia di una bella cioccolata calda. Guardai il mio orologio; la lezione di psicologia stava per finire, io ero entrato in ritardo ed ero uscito dopo soli dieci minuti di lezione, trascorrendo fuori tutta l'ora. Non mi interessava, me ne sarei preso le mie responsabilità a tempo debito. Lucy, la barista, mi accolse con un sorriso gentile. Quel giorno era più bella del solito, il suo nuovo piercing sul labbro le donava parecchio. Ovviamente avevo fatto sesso anche con lei, e la sua compagnia era piacevole perché proprio come me non voleva impegni, quando aveva voglia mi chiamava e ci ritrovavamo nel mio appartamento o nel suo. Aveva la mia età ma aveva abbandonato gli studi per mancanza di denaro, e quindi aveva deciso di restare comunque al college, ma stavolta come dipendente e non come studentessa. Le chiesi di prepararmi la cioccolata calda, e lei la guarnì con doppia razione di panna montata, proprio come piaceva a me. Quando ebbe finito, mi sedetti al tavolino e sorseggiai quella squisita bevanda, pensando ad un modo per far cadere Alice (era quello il suo nome, giusto?) ai miei piedi.
Quando ebbi terminato la mia cioccolata calda, ancora non mi erano venute in mente idee efficienti. "Derek". "Dimmi, tesoro". Dissi rivolgendomi verso Lucy, che mi aveva chiamato. "Il mio turno sta finendo, volevo sapere se hai un po' di tempo da dedicare a me" mi informò lei col suo solito sguardo malizioso che voleva significare solo una cosa. Certo che avevo del tempo per lei, che domande! Mi sarei assentato anche dalla seconda ora, quella di storia, quella di cui la docente era severissima. Non mi interessava, mi sarei assunto le responsabilità anche di questo, ero disposto a fare qualsiasi cosa per restare un po' solo con Lucy, fra tutte quelle che avevo provato era la ragazza che ci sapeva fare meglio, nell'arte del sesso. Era una dea, davvero. Le sorrisi e lei uscì da dietro il bancone del bar, prendendomi per mano e portandomi verso il bagno più vicino. Si diresse a grandi passi verso il bagno maschile, entrò in una delle cabine e io feci appena in tempo a chiudere la porta a chiave, che lei mi aveva già spinto al muro. Mi sussurrò all'orecchio "Chiamami ninfomane, chiamami puttana, ma io senza il tuo cazzo non vivo". E detto questo, cominciò a baciarmi il collo, poi giù sul petto, i brividi mi attraversavano tutto, mi tolse la maglia e passò agli addominali, baciandoli uno ad uno. Sentivo il sangue abbandonare il mio cervello e dirigersi verso il basso, tutto in un unico punto, e sentivo l'istinto animale più antico risvegliarsi in me. Lucy si inginocchiò, continuando a baciarmi la pancia, sul limite estremo prima dei pantaloni. Passò la punta della lingua dal mio fianco sinistro a quello destro, proprio sulla pelle appena sotto i pantaloni. Sapeva che a quello non resistevo; feci una smorfia per evitare di cacciare un grido. Soddisfatta della mia reazione, sganciò il bottone e aprì la zip con i denti, guardandomi fisso negli occhi. Sorrisi pieno di voglia, maledetta lei. Mi tolse tutto, e io le rimasi davanti nudo e in piedi, col membro che pulsava di desiderio. Perché mai avevo deciso di renderla la mia compagna di avventure, quella volta? Allora non immaginavo ancora quanto mi avrebbe fatto soffrire l'attesa di averla. Aprì la bocca, e io sentii il suo afrodisiaco fiato caldo su di me. Oddio, non ce la facevo più, le presi la testa con entrambe le mani e la spinsi verso di me, penetrando la sua bocca in profondità. Aveva raggiunto il suo obiettivo, farmi quasi esplodere di voglia, e così si liberò dalle mie mani e cominciò il lavoro da sola. Mi appoggiai al muro, le gambe mi tremavano, a stento mi reggevo in piedi, era fantastica come sempre. Lei sollevò un braccio e mi tappò la bocca con la mano, per evitare che emettessi qualche gemito facendoci scoprire da qualcuno, ma la cosa mi eccitò soltanto maggiormente, e dovetti stringere i denti per non aprire bocca.
Il suo stramaledetto piercing al labbro mi procurava ancora più piacere, sentivo il contatto del metallo freddo che mi faceva rabbrividire ad ogni movimento. Avanti e indietro, avanti e indietro, quella ragazza era instancabile. Gocce di sudore scivolavano sulla mia fronte, non resistetti più e venni senza avvisarla. Non si sorprese, sputò nel wc e uscì dalla cabina per andare a bere. Tirai lo sciacquone e mi rivestii, quando uscii anche io la trovai appoggiata al lavandino che sorrideva con gli occhi chiusi. L'abbracciai da dietro e le sussurrai "Sei stata una bomba come sempre, Lucy" "La prossima volta però ricambi" rispose lei facendomi l'occhiolino. Non aspettò una risposta, si sciolse dal mio abbraccio e mi diede un bacio sulla guancia, per poi uscire dal bagno e dirigersi verso il suo bar senza voltarsi.