CAPITOLO 12

53 3 0
                                    

Mi svegliai improvvisamente alle due di notte, con uno strano presentimento. Stava per accadere qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa fosse. Presi il telefono e lo sbloccai, e il mio cuore perse un battito. In bella vista, sulla schermata di blocco, c'era scritto "Messaggio da Alice <3", che sembrava arrivato qualche ora prima; strano che non avessi sentito la vibrazione. Lo aprii con le mani che tremavano, e lessi per tre volte il messaggio, sbalordito. Non credevo ai miei occhi. Alice mi aveva scritto, e non per sapere cosa avremmo dovuto studiare il giorno dopo. 'Ciao Tom. Domani pranziamo insieme? Alice.' Questo era ciò che vedevo scritto sul mio telefono, e l'aveva scritto lei. Mi aveva chiesto di uscire. Calmati, Tom. Non ti ha chiesto di uscire, semplicemente di pranzare insieme. Magari ha solo bisogno di compagnia, non trarre conclusioni affrettate. Feci un sospiro profondo, dovevo calmarmi davvero. Forse bere un bicchiere d'acqua mi avrebbe fatto bene. Mi alzai cercando di non svegliare Ryan, il mio compagno di stanza: un ragazzo tranquillo, silenzioso, che si faceva i fatti suoi senza invadere il terreno altrui. Un po' il contrario di me, diciamo. Mi trovavo bene con lui, era anche molto bravo a scuola, prima che Alice prendesse il suo posto mi aveva aiutato spesso a studiare. L'unico suo problema era che russava troppo rumorosamente. Probabilmente era stato un suo sbuffo troppo forte a svegliarmi a quell'ora della notte, non lo strano presentimento. Che comunque si era avverato, perché Alice mi aveva scritto. Che bello, che bello! Domani pranzerò con lei! Bevvi d'un fiato il bicchiere d'acqua, non avevo più  intenzione di calmarmi. Adesso avrei dovuto risponderle. Tornai in camera, scansai i vestiti sparsi per terra (né io né Ryan eravamo molto ordinati) e mi lanciai sul letto, prendendo il telefono in mano ma facendo svegliare il mio russante amico. "Che c'è? Che succede?" Chiese lui con la voce impastata dal sonno. "Alice! Quella ragazza di cui ti parlavo, ricordi? Mi ha chiesto di pranzare insieme domani!! Ti rendi conto!?" Ero al settimo cielo, stavo urlando, gli occhi fuori dalle orbite. Ryan capì subito, si alzò e mi saltò addosso, bloccandomi sul letto e ridendo. Iniziò a farmi il solletico, sapeva che a quello non resistevo, e ad un certo punto prese la mia testa e iniziò a sfregarci forte le nocche, facendomi male. Si era svegliato, sì. "E allora finalmente il principe azzurro ha conquistato la sua principessa! A quando il matrimonio?" Ridendo, cercavo di difendermi "Smettila Ray, mi stai facendo soffocare! Aiuto!"
Si sentì un bussare impaziente alla porta della stanza, e noi ci immobilizzammo immediatamente facendo calare un silenzio di tomba. Lentamente unimmo i nostri sguardi, riuscivamo a vederci a causa della luce nel bagno, che non avevo spento quando ero uscito. Eravamo in una posizione leggermente ambigua, con Ryan sopra di me che mi teneva immobile,  e in un momento ci ricomponemmo, leggermente imbarazzati. Nel frattempo, i colpi alla porta si erano fatti sempre più violenti. "Vado io o vai tu?" Chiesi. "Vai tu, Tom. Lo sai, io non so controllare le mie emozioni, e se è quel mostro del Ratto io scoppio a piangere." Aveva ragione. Il Ratto, la guardia notturna del dormitorio maschile del college, era un vero mostro. Una persona viscida, riusciva a spostarsi nei corridoi del dormitorio senza produrre il benché minimo rumore, non te ne accorgevi nemmeno e in un attimo era dietro di te, e ti guardava con quei suoi occhietti piccoli e incavati, gli incisivi superiori in bella vista, lo sguardo puntato verso l'alto, dato che era anche gobbo. Il nostro pensiero era unanime, gli mancava solo la coda che strisciava in terra e sarebbe stato un vero ratto. Da qui, lo pseudonimo che gli avevamo affibbiato, "il Ratto".
"Va bene, vado io. Tu non pronunciare parola, lascia fare tutto a me." Mi aggiustai i capelli, sfoggiai il mio sorriso più convincente, e mi avviai verso la porta, con Ryan che, immobile, respirava affannosamente dietro di me. Aprii la porta e lo vidi: il Ratto. Un rantolo uscì dalla bocca di Ryan, era visibilmente terrorizzato. "Buonanotte, signor Rat... ahm, custode, c'è qualche problema?" Chiesi, fingendo indifferenza. "LE TUE URLA MI SVEGLIANO, MI FANNO ALZARE DALLA MIA SEDIA, MI CONDUCONO FINO A QUI, E TU MI CHIEDI SE C'È QUALCHE PROBLEMA???" Sbraitò lui, avvicinando il suo volto al mio, così tanto che qualche goccia della sua saliva mi raggiunse. Nascosi lo schifo che provavo, e continuai "Il problema erano le urla? È ragionevole. In fondo, sono le due e mezza della notte, ogni studente di questo dormitorio sta dormendo, e anche io lo stavo facendo prima di iniziare ad urlare. Ma sa il motivo di quelle mie urla? Eh? Lo sa?" Stavo urlando di nuovo, ed ero sovreccitato, l'adrenalina mi scorreva nelle vene come mai era successo prima di quel momento. "Sa perché stavo urlando, sa perché urlo anche ora? PERCHÉ SONO INNAMORATO! LA AMO, E LEI MI HA CHIESTO DI USCIRE!" Sbattei la porta in faccia al Ratto, l'avevo combinata grossa. Rimasi immobile a fissare la porta, nello stesso punto in cui poco prima c'era quell'uomo, ansimando. Avevo detto tutto in un sol fiato, non mi ero preso un momento per respirare. "Tom, che cosa hai fatto!? Oh mio Dio, che cosa hai fatto Tom!?" Disse Ray avvicinandosi lentamente a me, e mettendomi una mano sulla schiena, fra le scapole, come per calmarmi. Mi girai. "Non mi interessa Ray, non mi interessa cosa accadrà adesso. Quello schifoso Ratto potrà gettarmi nella fogna insieme ai suoi compagni, ma io so di aver fatto la cosa giusta. Tu non avrai punizioni, va bene? Te lo prometto, a te non accadrà niente, mi assumo io tutte le responsabilità! Adesso però dobbiamo rispondere ad Alice, e tu mi aiuterai."
Ci sdraiammo sui letti e io presi il mio telefono in mano, sbloccandolo. La schermata era ancora ferma sui messaggi. Bene. Adesso calma, sangue freddo, e rispondiamo. Non avrei mai creduto di poter impiegare tanto tempo per scrivere un messaggio. Cambiammo dozzine di volte il testo di quel maledetto messaggio, alcune volte sembrava troppo disinteressato, altre volte troppo coinvolto; dovevamo escogitare qualcosa che dimostrasse neutralità, ma non con troppa indifferenza. Alla fine, dopo quasi un'ora, partorimmo con fatica queste semplici parole: 'Ciao Alice :) Sarei davvero contento di poter pranzare insieme a te, se ti va bene ci vediamo all'ingresso della scuola alla fine delle lezioni :) Buonanotte, Tom.' Inviai, e Ray chiuse la questione con un "È fatta. Adesso dormiamo." Mi alzai, spensi la luce in bagno, tornai a letto, spensi anche il telefono e mi sotterrai sotto le coperte. Il russare di Ryan si fece nuovamente sentire, quel ragazzo era un trattore. Ma io mi addormentai solo alle 5.00, tenuto sveglio dal pensiero degli occhi cobalto della ragazza che amavo.

The last lightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora