Ringo

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E io ho paura di rivederti a scuola, tra quelle pareti di carta che soffocano la sincerità lasciando trasparire soltanto la fama, il desiderio, il pregiudizio. E mi butto sul letto pesantemente facendo sobbalzare i miei pensieri, ricordando il tuo sorriso errante. Non sei un angelo, no, non lo sei mai stato. Sei il mio angelo, però. Sei un demone che, sperando di oscurarmi, si è illuminato. Nel buio ho trovato il tuo cuore e questo non è nero. O no, tu sei bianco latte sporcato di nero. Sei un dolce ricordo, volutamente celato. Ma non puoi nasconderti dalla tua coscienza e io, in qualche modo, la rappresento. Non puoi mentirmi perché i miei occhi ti incatenano a me, senza che tu possa perderti nella miriade di pensieri che, spesso, ti portano in un mondo in cui la realtà viene esclusa. Ma io ho paura di scorgerti lunedì. Dalla porta della mia classe vedrò i tuoi capelli neri che fuggiranno alla vista di tutti, ma non ai miei occhi. Ci chiamano "Ringo", perché la tua pelle cioccolato cerca la mia pallida e la rende dolce, quasi calorosa. E la mia accende la tua pelle scura che acquisisce dei riflessi ambrati. Ci chiamano "Ringo", ma non ci hanno mai capiti. Due ragazzi lontani da sé e dal mondo, due ragazzi che riescono a mantenersi a galla soltanto se insieme, due ragazzi che, se interloquiti, sprigionano un'atmosfera di familiarità, come se parlassi con un nonno. Perché siamo due ragazzi ma è come se avessimo già vissuto ciò che gli altri neanche immaginano.

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Piccolo capitolo scritto adesso. Non ha molto senso e non chiedetemene il motivo, ma volevo approfittarne per salutarvi, farvi gli auguri e mi raccomando: ingrassate adesso che avete la scusa della nonna:) 
Baci,
Cate<3

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