20 maggio

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Cara Julie,

so che non leggerai mai questa lettera, da qui non fanno mai uscire niente, ma scriverti, scrivere, mi rende più umano, mi ricorda che io non sono una bestia, non ancora. Julie mi mancano le abitudini che mi rendevano sicuro. Qua niente è scontato: il cibo, il lavoro, la vita. Qua ogni mattina preghi prima di calarti il casco in testa, sperando di poterlo togliere la sera. Sperando di arrivarci alla sera. Qua devi farti amicizie di fortuna per poter avere la certezza che qualcuno cercherà il tuo corpo quando una granata esploderà accanto a te. Ma tanto certezze non ce ne sono. Chi può dirlo che le mie membra non diventeranno nutrimento per la terra, chi lo sa che non diventerò un puzzle di pezzi, impossibili da ricomporre. Questa è la sputata verità, e fa maledettamente male sentirsela davanti agli occhi. Sempre. Occhi chiusi, occhi aperti. Poco importa, questa è la verità, che come uno schiaffo, ti lacera la pelle, ti stira l'intestino, ti percorre la colonna vertebrale. Lo so, sai, che "questa è guerra", che "cosa ti aspettavi: una vacanza rilassante?" Lo so, ok? Lo so che da qua non si scappa, se non con una pallottola tra le spalle. Lo so, ma io spero ancora di vedere il tuo corpo, quando mi giro dal tuo lato di letto. E non puoi immaginare lo strazio di vederlo, il tuo viso, sempre e dappertutto. Nel vetro, nei disegni, negli occhi degli altri. Ed è come se mi svuotassero, ogni volta che i tuoi riflessi opachi si fanno chiari nella mia mente. Julie, io non ho mai visto mia figlia. Io non ho mai visto il suo viso paffuto, non ho mai sorriso alle sue fossette rosee. Julie, io trattengo il più possibile i sogni, perché ogni notte vedo il tuo sorriso. Julie, non abbandonarmi, mai,

Steve


...

So che il testo non è molto lungo, ma è la prima lettera di una corrispondenza tra Julie e Steve. Ho un po' di febbre, ma avevo promesso che avrei pubblicato qualcosa; non essendo ancora sicura del racconto principale, intanto vi do un accenno, un'anteprima. Spero che non vi sentirete offese, tanti baci,

Cate




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