Ten

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Tiffany's pov.

Il giorno dopo Susan mi disse che se non andavo a scuola mi buttava fuori dall'orfanotrofio anche se non avevo ancora 18 anni, quindi andai a scuola.

Mi misi una delle mie solite felpe larghe per nascondere la mia pancia e dei semplici jeans. Mi pettinai i capelli e mi guardai allo specchio. Ero orribile, come sempre. Provai a farmi diverse acconciature, prima una treccia, poi una coda alta, ma stavo sempre malissimo quindi decisi di lasciare i capelli sciolti.

Uscii di casa in ritardo, come sempre e mi misi a correre. La scuola sarebbe iniziata entro pochi minuti.

Arrivai esattamente nel momento in cui la campanella suonò.

«Per un soffio» mi dissi.

Dylan's pov.

Quella mattina mi alzai con una strana sensazione.

Ormai Tiffany non veniva a scuola da qualche giorno. Non ero preoccupato, probabilmente si era ammalata.

Quando arrivai a scuola non la vidi. Avevo una stretta allo stomaco: ero preoccupato per lei. Chissà cosa le era successo! Chissà se stava bene.
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All'uscita di scuola la cercai con lo sguardo.

Cosa guardi a fare? Tanto non c'è! Stai aspettando che appaia magicamente tra la folla?

E ad un certo punto la vidi. Con i suoi jeans scuri e la sua felpa enorme, con le sue vans e i suoi capelli spettinati, con le sue mani sottili e le caviglie esili, con il suo sguardo assente e le labbra screpolate, con i suoi occhi trasparenti e con le sue guance pallide.

«Ehi! Tiffany!» la chiamai.

Lei mi vide e cercò di scappare.

Feci una corsa e la raggiunsi, la tirai per un braccio e ci ritrovammo faccia a faccia.

«Perchè non sei venuta a scuola in questi giorni?» le chiesi.

Lei cercò di scappare di nuovo ma la bloccai.

«Perchè non vuoi parlarmi?» le chiesi ancora.

Lei non rispose, ma una lacrima le rigò la guancia.

«Tiffany, che succede?» le domandai preoccupato.

Lei mi guardò dritto negli occhi e corse via. Veloce. Appena mi resi conto di quello che stava accadendo, era già troppo tardi per riuscire a raggiungerla.

Che cosa aveva? Perchè scappava da me?

Tiffany's pov.

Non potevo stare vicino a lui, non potevo guardarlo.

Magari Trevor aveva visto tutto, magari mi stava cercando. Magari voleva picchiarmi ancora. Un'altra lacrima mi rigò la guancia al solo pensiero dei suoi calci.

Non ce la facevo più.

Mi sedetti sul marciapiede e presi in mano il mio vecchio telefono. Digitai il numero sulla tastiera e rispose la segreteria telefonica.

«...lasciate un messaggio dopo il bip. Bip.»

«Mamma... mamma, ho bisogno ti te. Mamma perchè te ne sei andata? Mamma, ho bisogno di te. Mamma, ti voglio bene...» dissi tra i singhiozzi.

Mi addormentai lì, tra le lacrime, sul marciapiede di quel vicolo buio in cui non passava mai nessuno.

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S/A

Scusate scusate scusate per il ritardo.

Spero che il capitolo vi piaccia comunque

:):






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