Capitolo 10

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Mancano tre ore e mezza all'inizio della festa, io e Giny siamo pronte e lei è più felice che mai.
 Sono contenta di aver passato questo pomeriggio con lei, ma purtroppo non posso dire di essere così felice e soddisfatta, come al solito arriva il mio momento di insicurezza.
Un suono dolce ma forte arriva nella mia cameretta: è il campanello.
I genitori di Ginevra sono arrivati e anche con un pò di anticipo.
<<Tu incomincia a scendere, ti raggiungo fra cinque minuti.>> le dico, con un aria malinconica, ma cerco di non farla notare...Ginevra si preoccuperebbe e uscirebbe le sue classiche frasi per farmi salire su il morale ma ora ho bisogno di stare sola.
Mi guarda con aria perplessa e mi dice <<Okay, però sbrigati... sai che ci vogliono almeno due ore per arrivare a casa mia>>.
Si dirige verso le scale mentre io resto nella mia camera.
Apro un'anta del mio armadio dove vi è uno specchio e mi guardo... Spendo cinque minuti a guardarmi e nel frattempo mi pongo delle domande:
Siamo sicuri che io stia bene?
Piacerò a Leon?
Oppure non sarò alla sua altezza?
Qualcosa interrompe i pensieri nella mia testa: è la mano di Ginevra appoggiata alla mia spalla.
Faccio un piccolo sobbalzo.
Con le mani volta il mio viso verso lei, mi guarda e accenna un sorriso, un sorrisino che trasmette un qualcosa che non posso descrivere con semplici parole.
 << Sarah,credimi. Sei fantastica, smettila di farti tutte queste domande, anche se venissi con il pigiama alla festa saresti bellissima.>>
Dopo quelle parole l'unica cosa che mi viene istintiva è abbracciarla.
<<Ora scendiamo, i miei non possono aspettare per sempre!>> mi dice ridendo.
Scendiamo, salutiamo mia madre che ci augura buon viaggio ed entriamo in macchina.
<<Buona sera, signori Adams.>> li saluto.
<<Ciao, Sarah>> mi dicono.
La strada per arrivare a casa di Ginevra sembra molto lunga, per intrattenermi faccio qualche domanda.
<<Come mai frequenti la nostra scuola se abiti così lontano?>> come se già non lo sapessi.
Ginevra mi guarda con aria complice e capisce subito che sono piuttosto annoiata.
<<La nostra è una delle migliori scuole dell'intero stato americano! Non perderei mai l'occasione di stare in questa scuola solo per qualche chilometro...>> borbotta.
<<Certo>> dico.
<<Non è la prima volta che ti invinto a casa mia, ti sembra davvero che io abiti così lontano?>> mi chiede perplessa.
<<No... è solo che oggi stiamo impiegando ore ad arrivare, sarà solo un pò di tensione.>>
Ginevra mi sorride.

Passiamo dalla strada che da bambina mi metteva paura: è quasi buio, trasmette davvero inquetudine, con gli alberi spogli,  l'erba secca, orribili spaventa passeri e delle cornacchie orrende.
Solo frutto della mia immaginazione cerco di ripetermi.

È quasi buio ed all'improvviso sul ciglio della strada vedo un'ombra, non capisco da dove possa provenire, mi vengono i brividi.
Un'ombra che sembra appartenere ad un uomo massiccio ed alto.
Ho paura
Mi prende subito il panico, chiudo gli occhi e l'ombra non c'è più.
Sono sicura di non aver avuto un allucinazione e faccio cenno a Ginevra di avvicinarsi.
Lei mi guarda, si avvicina e mi dice <<Che succede?>>.
<< N-non... N-non l'hai visto?>>.
 Lei fa la sua espressione di perplessità.
<< Di che parli?>>.
<< Di quell'ombra! Ti prego... dimmi che l'hai vista...>>
<<Io non ho visto nulla>>.
Dopo quella risposta impallidisco e incomincio a sudare freddo.
<<Sarah stai bene?>>

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