Capitolo 4

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Prima che potessi prendere lo zaino e metterlo sulle spalle si avvicina Leon e mi chiede se fossi disponibile per passare un pò di tempo insieme in una classe.
Accetto volentieri.
Insomma, stare sola per 2 ore con lui, la fine del mondo!
Ci dirigiamo verso una classe libera.
Prima di entrare nella classe io e Leon ci fermiamo,ci guardiamo e mi sorride.
<<Prima le ragazze>> mi dice.
Io sorrido e vado avanti.
Ci sediamo in un banco in fondo alla classe.
Rimaniamo in silenzio per un po' finché non scoppiamo a ridere insieme ed io come al solito divento rossa.
Le nostre risate sono troppo forti, me ne accorgo ma non riesco a smettere fin quando la bidella ci sgrida per il nostro comportamento.
Devo ammettere che non è un comportamento da diciassettenni, ma ognuno di noi ha dentro quello spirito da ragazzino immaturo, infatti quando vedo Leon ridere come me capisco che non siamo tanto diversi.
<<Sei più radiosa del solito, è per via della festa?>> mi chiede.
<<Sì, sono molto contenta ma anche nervosa... ho paura che qualcosa vada storto>> gli dico.
<<Nah,tranquilla, andrà tutto bene.>>
<<Lo spero, però ho un brutto presentimento.>> dopo quelle parole mi prende le mani, mi guarda negli occhi e mi dice <<Nulla può rovinare ciò che si desidera con tutto il cuore>>.
Dopo quelle parole il mio cuore comincia a battere più forte di prima.
<<Vedo che tu ne sai qualcosa, desideri qualcosa in particolare?>> Non so perché gli chiedo questo, ma so che è ciò che voglio dirgli.
<<La tua curiosità è uscita fuori a quanto vedo, spero di farti scomparire quella timidezza che ci separa come un muro.>> Mi risponde con un sorriso che accompagna le sue parole.
In questo momento spero che un meteorite cada sulla scuola così che questi discorsi così dolci finiscano, non perchè non mi piacciono, anzi, sono così felice che qualcuno mi dia tanta importanza, ma non voglio mostrargli tutta la mia timidezza, rischierei di fargli capire che mi piace.
Dopo qualche secondo di silenzio mi dice con voce tranquilla <<È meglio cambiare discorso,non vorrei metterti in imbarazzo>> Mi ha letto nel pensiero, o cosa?
<<Sei molto gentile.>> gli rispondo.
<<Grazie, ma ricorda che ci sono io qui che devo farti complimenti, non tu.>> Dopo quelle parole mostra il suo sorriso malizioso.
<<Ti va di parlare per conoscerci un pò meglio?>> mi chiede.
<<Certo.>> gli rispondo.
<<Tua madre e tuo padre che lavoro fanno?>>
<<Mia madre è segretaria in un ufficio dentistico, mio padre è un medico. I tuoi invece?>> Gli chiedo.
<<Mia madre è un'insegnante, mio padre un vigile del fuoco.>>
<<Wow, mi sono sempre piaciuti i vigili del fuoco.>> dopo quelle parole diventa triste.
<<C'è qualcosa che non va?>> gli chiedo.
<<Mio padre rischia la vita ogni giorno e mia madre non sopporta questo, ha paura di restare sola e sinceramente ho paura anch'io che da un momento all'altro mi dicano che non ho più un padre, capisci?>> Rimango scioccata dalla serietà con cui pronuncia quelle parole. Si capisce al volo che lui vuole davvero tanto bene a suo padre.
<<Si vede che gli vuoi davvero tanto bene.>> Gli rispondo.
Spero che gli spunti un sorriso ma non accade. Allora penso di abbracciarlo per farlo sorridere di nuovo, non ci penso due volte: sono consapevole di poter provare imbarazzo, ma non m'importa.
Lo abbraccio di scatto, lo stringo così forte che per un momento rimane paralizzato, poi mi stringe anche lui. Sento il suo cuore battere forte, un momento che non riesco a descrivere.
Un rumore acuto proveniente fuori la classe ci fa staccare di scatto: la campanella. La prima ora è terminata molto velocemente.
Non posso crederci, sono rimasta un'ora con il ragazzo che mi piace, tutti desidererebbero qualcosa del genere. Continuiamo a parlare.
<<Ti ringrazio per avermi abbracciato, è stato l'abbraccio più bello del mondo. Te lo assicuro>> Mi dice.
<<Grazie, sono contenta che adesso nelle tue labbra spunta un sorriso.>>
Non so come quelle parole mi escono dalla bocca, con il mio carattere timido e riservato solitamente è impossibile che mi vengano parole del genere, quindi oltre che contenta divenni pure rossa.
<<Hai fratelli o sorelle?>> Mi chiede.
Che ironia della sorte.
<<Sono figlia unica, tu invece?>> Spero non si accorga del mio sbuffo.
<<Si capisce che vorresti un fratellino o una sorellina, io ho un fratello più piccolo, si chiama Lucas, è una peste ma gli voglio bene.>> Mi risponde.
<<Mi piacerebbe conoscerlo>> gli dico.
<<Certo, sarei molto felice se lo conoscessi. A lui piacciono le ragazze belle e simpatiche come te.>>
<<Grazie>> Arrossisco.
<<Mi sto abituando al fatto che ti faccio complimenti e tu diventi rossa>> Mi dice ridendo.
Anch'io mi metto a ridere, è più forte di me, poi ci fermiamo subito ricordandoci dei rimproveri della bidella.
<<Sono contento che abbiamo avuto modo di parlare>> Mi dice.
<<E' una bella occasione per conoscerci meglio>>Rispondo.
<<Solo per questo?>> Mi chiede. Sento le mie guance bruciare, le farfalle nello stomaco.
Cosa posso dire?
<<Oh, no. Sono di nuovo troppo invadente, perdonami>> sussurra.
Sposto gli occhi verso il mio orologio da polso, un'altra mezz'ora è volata via, il tempo passa troppo in fretta secondo me.
<<Il tempo passa in fretta, vero?>> mi chiede.
<<Un po' troppo in fretta>> sbotto.
<<Alla prossima ora abbiamo inglese.>>
<<Sì, che noia. Mi piacerebbe saltare quest'ora.>>Gli dico.
<<Anche io, farei di tutto per passare altro tempo con te.>>
Quelle parole mi hanno fatto sorridere. Dedichiamo gli ultimi 15 minuti per parlare della festa, delle idee che avevo e di come ci saremmo vestiti. Lui è un buon ascoltatore.
Non so se lo amo davvero, perché l'amore durante il periodo adolescenziale non si sa cos'è veramente. Sono certa però di una cosa: non è una semplice cotta.
La campanella suona di nuovo...sono finite due ore. Dopo un po' mi rendo conto che Leon non mi ha risposto quando gli ho chiesto cosa desiderasse, ma ormai è troppo tardi per ricevere risposte.
Mi avvio verso la classe pronta ad affrontare l'ora d'inglese.

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