Capitolo 4

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"Il termine dolore indica qualunque sensazione soggettiva di sofferenza provocata da un male fisico o morale. Il dolore fisico è argomento della medicina, specificatamente dalla algologia, mentre quello morale è stato a lungo dibattuto nella storia della filosofia e in particolare nella Teodicea.
Sebbene la terminologia non distingua nettamente tra dolore e sofferenza, considerati quasi sinonimi, il significato dei due termini è diverso: nel senso che il dolore non è una mia creazione mentre la sofferenza è il mio modo di sentirlo, di sopportarlo. La sofferenza è quindi una condizione che nasce dal dolore fisico o morale e che mi accompagna nel tempo.
Nei fenomeni psicosomatici la distinzione tra dolore fisico e morale viene a mancare nel senso che intensi stati dolorosi psichici si riflettono negativamente sull'organismo generando condizioni di sofferenza fisica." finì di spiegare il professore James
Suonò la campanella e tutti ci alzammo per uscire. Misi la mia roba nello zaino e mi avviai verso la porta, finché qualcuno non mi chiamò facendomi voltare.
"Jane" mi chiamò il professore James
"Si? " domandai
"Io-" si fermò quando vide che c'erano ancora dei studenti in classe
Quando fummo da soli, chiuse la porta e si avvicinò a me. Ero un po a disagio a stare da sola con lui, ma dovevo stare tranquilla, lui era solo il mio professore.
"Volevo chiederti scusa per averti messo in coppia con Harry" si scusò
"Non si preoccupi, non è un problema " ridacchiai imbarazzata
"Dammi del tu quando non c'è nessuno " disse
"Comunque no! È colpa mia, non dovevo farlo. So che lui ti prende in giro e voglio che tu sia protetta" continuò deciso
"Grazie James. Ma sul serio, non è un problema, me la sto cavando" lo rassicurai sorridendogli
"Bene. Inoltre volevo chiederti una cosa" pronunciò
"Cosa?"
"Mi piacerebbe se anche fuori da scuola ci vedessimo" propose imbarazzato
Rimasi spiazzata dalla sua richiesta. Lui, il mio bellissimo professore di letteratura inglese, mi aveva chiesto di uscire.
"Io... " non sapevo cosa dire, sembrava che qualunque cosa dicessi fosse sbagliata
"Di qualcosa" mi supplicò
Non volevo deluderlo, ma avevo paura che qualcuno se ci avesse visto, avrebbe pensato che andassi a letto con il prof per alzarmi i voti.
"Certo. Ma... " iniziai ma mi fermò subito
"Staremo attenti, poi abito fuori città quindi è difficile che mi riconoscano" disse eccitato
Annuii.
"Ci vediamo. Ciao "lo salutai ed uscii dalla classe

Il resto della giornata passò velocemente, finché non arrivò l'ora di andare a casa di Harry. Non ero pronta mentalmente a sopportare le sue prese in giro, ero ancora sconvolta per la richiesta del professor James; Dio avevo accettato di vederlo. Cosa mi era saltato in mente. Ammetto che era un bellissimo uomo ma era pur sempre il mio professore, però dovevo stare tranquilla dato che mi ha assicurato che viveva fuori città. Mi alzai dal letto, presi tutto l'occorrente per il progetto e il telefono ed uscii di casa. L'aria fredda si scagliò sul mio viso facendomi rabbrividire e stringere nel mio cappotto. Cominciai a camminare aumentando sempre di più il passo, cercando di arrivare presto. Quando arrivai davanti alla casa di Harry, suonai e venni accolta da un Anne sorridente che mi fece accomodare dentro casa. Il calore della casa si insuonò dentro alle mie ossa riscaldando il corpo.
"Harry vieni giù, c'è Jane! " urlò dalle scale Anne
Mi tolsi la giacca e l'appoggiai sul divano; mi girai e vidi Harry scendere le scale. Mi salutò con un cenno e ci condusse in camera sua. Entrati ci andammo a sedere nei posti dove eravamo il primo giorno: io sulla sedia e lui sul letto. Tirai il quaderno pronta per prendere appunti.
"Allora... tu credi nell' al di là? " chiesi
"Ma non toccava a me farti le domande? " notò con una smorfia
"N-no" balbettai mentendo
"Sì" affermò deciso
Non volevo dire quello che pensavo su quell'argomento, non volevo che i miei demoni prendessero il controllo della mia mente risvegliando i ricordi che ho nascosto in una scatola della mia mente.
"Jane" mi richiamò duramente Harry risvegliandomi dai miei pensieri
Gli rivolsi uno sguardo per farlo continuare.
"Cos'è per te la morte? " chiese irritato
Si accese una sigaretta e mi guarda aspettando che dissi qualcosa. Aprii la bocca ma uno squillo proveniente dal mio telefono mi bloccò. Lo presi e leggetti il messaggio: Da Nicolas "Ti va se andiamo al cinema? "
Stavo per rispondere quando Harry mi strappò il telefono dalle mani e lesse il messaggio. Mi alzai di scatto e cercai di prenderlo.
Scoppiò a ridere.
"Uhh allora qualcuno ti considera" mi derise ridendo
Lo fulminai con lo sguardo e riprovai a prendere il telefono, ma lui molto più alto di me, tirò su il braccio sopra alla testa. Intanto che saltavo cercando di prendere il mio cellulare, Harry mi prendeva in giro perché Nicolas mi aveva invitato. Quando ero arrivata al limite della sopportazione, tirai un ginocchiata nei gioielli a Harry e mi ripresi il mio cellulare.
"Cazzo! " urlò senza fiato dal dolore accasciandosi per terra
Scrissi a Nicolas: A Nicolas "Molto volentieri. A che ora?" Inviai il messaggio e misi il telefono in tasca. Vidi Harry alzarsi e i suoi occhi diventare scuri. Indietreggiai per la paura finché non colpii il muro con la schiena. Si avvicinò a me fino a sentire il suo respiro schiantarsi sul mio viso. Sentii il mio cuore accelerare e le gambe diventare molli quasi a non reggermi in piedi. Il suo sguardo duro e le sue enormi spalle alimentarono la mia paura; volevo morire in quell momento, poteva ammazzarmi facilmente dato la sua forza. Prese i miei polsi con una mano e li mise sopra alla mia testa e con l'altra mano sfiorò il mio fianco, insuonò la sua mano dentro alla mia maglia e creò un' immaginaria linea dal mio fianco alla cicatrice. Sentii un bruciore a quel ricordo di quel giorno. Ma la cosa che mi era più strana, fu che la trovò facilmente come se sapesse dov'era. La tracciò con un dito facendomi rabbrividire. Premette il suo corpo sul mio e mi schiacciò contro il muro. Ero in trappola. Provai a ribellarmi e a tirargli dei calci ma era inutile, non si muoveva di un centimetro. Avvicinò il suo viso al mio ed iniziò a lasciarmi dei umidi baci sul collo con le sue soffici labbra. Ero congelata, ma mi piaceva quella sensazione che provavo, era strana; sentii mille brividi ricoprirmi il corpo e sul punto dove mi stava baciando Harry un bruciore piacevole.
"Mhhh" gemetti
Quando mi accorsi del quello che avevo appena fatto arrosii di colpo e notai sul viso di Harry un sorriso malizioso.
"Hai un buonissimo profumo " si complimentò
"Harry, lasciami ti prego" lo supplicai
Si allontanò dal mio collo e puntò i suoi smeraldi nei miei nocciola. Sembrava che volesse leggermi dentro, ma sapevo che era difficile, avevo creato dei muri troppo spessi per decifrarmi. Lasciò i miei polsi e indietreggiò lasciandomi uscire dalla sua gabbia. Mi massaggiai i polsi leggermente arrossati e raccolsi velocemente la mia roba non volendo rimanere un' altro minuto di più con Harry. Ero spaventata, furiosa e confusa per quello che era successo; lo avrei voluto uccidere con le mie stesse mani.

Narratore's Pov

"La prossima volta che ci vediamo farò io le domande e voglio delle risposte" ordinò Harry
Né annuì né disse qualcosa Jane, invece uscì dalla camera ed andò in salotto prendendo il suo cappotto. Prima di uscire salutò Anne e se ne andò velocemente. Intanto che camminava sotto il triste cielo, pensava che doveva inventarsi una scusa per non rispondere a quelle domande troppo profonde per lei, non voleva risvegliare i suoi demoni oscuri che avrebbero strillato facendola crollare. Sentiva un dolore al petto che si intesificava sempre di più, ma lei era abituata a soffrire, era brava a fingere di non sentirlo. Dentro di lei c'era qualcosa che la divorava, che la migliora; e lei sapeva cos' era. Intanto pensava che cos' era quella sensazione che aveva sentito quando Harry l'aveva baciata.

Il problema del dolore è che esige di essere sentito

Intanto in casa Styles, Harry era steso sul letto con una sigaretta premuta tra le carnose labbra e una bottiglia di vodka in mano insieme ai suoi demoni ai lati. Mentre inspirava la nicotina, i ricordi gli viaggiano nella mente come un film; sapeva che si stava autodistruggendo ma non gli importava, nessuno poteva riparare il disastro che era, neanche la persona più buona del mondo. Cercava di placare i ricordi che lo ossessionavano e che opprimevano facendosi del male; ma non gli importava, nessuno lo avrebbe salvato dall'affogare in se stesso e nei ricordi.

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