Capitolo 12

141 6 4
                                    

Jane's Pov

Il giorno dopo la seduta con Megan, avevo avuto più di un incubo in una sola notte: e non erano semplici incubi, come quelli dove ti ritrovi dei mostri o sogni in cui cadi da un grattacielo. No, erano molto peggio. C'erano i miei demoni più scuri a cullarmi, tutto il mio dolore ridere di me, quel giorno ripetersi come un film nella mia mente, loro quattro urlarmi che era solo colpa mia se loro non c'erano più ed infine c'era lei, Isabel. Lei che mi aveva tolto tutto quello che avevo, che aveva preso i miei pensieri e gli aveva resi i miei demoni peggiori ed aveva trasformato i miei sogni in incubi del diavolo. Forse un giorno dovrò spiegare i miei incubi, i miei compagni di notte. Perché erano venuti e perché tormentavano la mia mente, rendendola un posto tetro, pieno di ricordi belli e brutti, colmo dei miei demoni, difficile da comandare e carico di urla delle voci che avevo in testa. E perché non se ne andranno mai del tutto, dato che facevano parte della mia anima. Dicevo loro come li superavo o come loro riuscivano a prendere con la forza il controllo della mia mente. Dicevo loro che, nelle mattine brutte, mi sembrava impossibile trarre piacere da qualcosa perché temo che possano portarmelo via, che bastava solo un piccolo spiraglio di felicità che loro con le loro lingue biforcute lo spegnevano. E che in quei momenti cercavo di non perdere la mia sanità mentale e di tentare di non far uscire i ricordi, anche se era quasi impossibile riuscrci. Era come un gioco. Ripetitivo. Ma esistono giochi molto peggiori a cui giocare. Ma alcune volte mi chiedevo come si faceva a svegliarsi da un incubo, quando non stavi dormendo? La mia testa dopo quell'incontro era diventata un vortice di pensieri, cercavo di non far vedere che quel discorso che Megan aveva fatto, mi aveva sconbussolato, e non poco. Quel giorno maledetto aveva rovinato la mia vita, rendendola un campo di battaglia tra me, i miei demoni ed il mio passato; ma solo il pensiero di dover raccontare a qualcuno di quello che era successo, sentivo il mio corpo irrigidirsi ed il respiro bloccarsi. Tutti sapevano solo che c'era stata una sparatoria con dei morti e dei feriti, ma quelli che c'erano in classe con me quel giorno, sapevano di aver visto peggio di quello che erano andati a raccontare i giornalisti in televisione. Quasi tutti che c'erano quel giorno erano riusciti ad andare avanti ed a raccontare l'accaduto come una delle loro esperienze peggiori, ma io non ci ero riuscita, quel giorno mi aveva rovinato, uccisa, aveva cambiato me e la mia vita, rendendola orribile da vivere.

Vivere non significa essere vivi.

Ma sapere che era stata colpa mia il fatto che loro se ne erano andati via per sempre, mi uccideva ogni giorno, facendo aumentare il macigno che aveva la mia anima: i miei genitori, Megan e tant'altri, mi avevano detto che non era stata colpa mia, ma se loro sapessero quello che era veramente successo, avrebbero cambiato idea. Alla fine lo sbaglio era mio, io ero la causa di tutti i miei mali, era stata io da una parte a uccidermi dentro, facendo si che diventassi quella che sono ora. Stavo distruggendo la mia vita e stavo semplicemente distruggendo ciò che rappresentavo.

Il dolore più acuto è quello di riconoscere noi stessi come l'unica causa di tutti i nostri mali.

Dopo essermi preparata per andare a scuola, uscii dalla mia camera, e con passo felmato andai nella camera dei miei genitori, cercando di non farmi scoprire. Entrata, mi recai direttamente nel bagno e chiusi piano la porta e mi sedetti sul bordo della vasca da bagno. Tante volte ho pensato di mettere fine alla mia vita, di far dimenticare a tutti la mia esistenza, di tagliare il filo con questa vita che era diventata l'inferno sulla terra, di abbracciare la mia migliore amica, la morte, di farmi dormire eternamente, di farmi smettere di soffrire in questa vita inutile; ma c'era qualcosa che mi impediva di farlo, di mettere fine a tutto. La vasca dei miei genitori sembrava quella che avevo io nel mio bagno, ma che poi mi fu stata tolta, per colpa della mia autodistruzione. Un ricordo di quello che successe con la vasca, mi apparì nella mente come un film.

DestructionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora