Capitolo 21

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Jane's pov
Dopo quello che mi aveva fatto Harry, dopo il suo quasi abuso, rimasi nello sgabuzzino per non so quanto tempo a piangere e a dondolarmi cercando di consolarmi, cercando di metabolizzare l'accaduto. Ero scioccata da quello che mi aveva fatto, da quello che mi aveva detto, da quello che pensava di me; tutto quello che era successo mi aveva scioccata, mi aveva spezzato dentro, lasciandomi un vuoto incolmabile. Non mi ricordavo come, ma James mi trovò nello sgabuzzino, piangente e tremante, mi prese in braccio e mi posò nella sua macchina. Durante il viaggio, continuava a chiedermi che cosa fosse successo, perché mi trovavo in quello stato così spaventoso, ma l'unica cosa che feci fu scuotere la testa e continuare a piangere singhiozzando. Quando arrivò davanti a casa mia, scesi velocemente dalla macchina senza proferire parola ed entrai in casa. Salii le scale velocemente senza dire una parola, ignorando le numerose chiamate di mia madre e mi chiusi a chiave in camera mia. Mi sentivo sporca, umiliata e rotta, come se qualcuno mi avesse strappato il cuore e lo avesse ridotto in mille pezzi, come se mi avessero picchiata a sangue fino a farmi svenire, e forse sarebbe stato meglio quello. Mi sentivo sporca perché era schifoso quello che mi aveva fatto Harry, come si era strusciato su di me come un animale inferocito, come aveva utilizzato il mio corpo solo per il suo piacere personale; umiliata per come la sua percezione di me era cambiata, per come mi aveva paragonata alle tante ragazze con cui lui andava a letto, per come era riuscito a interpretare male la mia relazione con James; rotta perché Harry era riuscito a rompere una parte di me, a distruggere l'unica cosa che mi era rimasta integra dopo quel giorno, la mia dignità. Ma dopo quello che era successo, essa si era completamente disintegrata come pietra, e niente e nessuno sarebbe riuscito a ricucirla, perché niente mi avrebbe fatto dimenticare quello che era capitato in quel sgabuzzino. Mi sentivo soffocare e al col tempo mi stavo disintegrando davanti a lui, mentre continuava a strusciarsi su di me, mentre continuava a rubare pezzi della mia anima, che non sarebbe guarita da quella ferita così dolorosa. Mi stesi sul letto e continuai piangere, fino a prosciugarmi le lacrime, fino a sentire la mia anima bruciare dai ricordi dolorosi che mi stavano invadendo la mente in quel momento. Da quel giorno ad adesso, tutto mi passava come un film, orribile e doloroso, dove la protagonista e l'antagonista ero io, dove i ricordi si infilzavano come lame affilate e mi uccidevano il cuore. Mi sembrava di vivere in un incubo, un orribile incubo che non aveva fine, che aveva solo del tormento e della sofferenza, il cui unico obiettivo era distruggermi, e ci stava riuscendo. Mi alzai e con fatica mi diressi verso il bagno, entrata, mi spogliai e mi infilai nella doccia. Presi una spugna e iniziai a sfregarla velocemente e fortemente su tutto il corpo, cercando di cancellare ancora la sentita sensazione del corpo di Harry su di me, cercando di dimenticare le sue mani su di me. Sfregai ancora più forte la spugna fino a graffiarmi la pelle. Guardai il sangue scorrere dal mio corpo e finire nello scarico della doccia insieme alle mie emozioni, insieme a parti di me stessa. Quando uscii dalla doccia, mi guardai allo specchio e notai dei segni rossi sul polso e a quella vista scoppiai di nuovo a piangere, a piangere disperatamente cercando di capire il motivo della violenta reazione di Harry verso di me, il perché gli interessasse così tanto la mia vita privata tanto da avere una reazione distruttiva. La sua reazione aveva distrutto, rovinato quel poco di rapporto che stava nascendo tra di noi, quella piccola speranza di cambiamento che avevo nei suoi confronti, ma tutto era sparito con un click, tutto era andato in fumo a causa della sua follia, a causa del suo insensato fastidio nei confronti miei e di James. Mi avvolsi con l'accappatoio e mi guardai allo specchio. Ero stanca e sconvolta per quello che mi era capitato, non riuscivo a metabolizzare l'accaduto, non riuscivo a capire, a trovare un senso a tutto: alla sua reazione, alle sue parole, al fatto che stavo ancora con James nonostante non lo amassi. Tutto mi sembra privo di senso in quel momento. Ma nella mia vita niente aveva mai avuto senso: da quel giorno che avevo ucciso loro a quell'attimo in cui mi stavo trovando dopo quello che era successo con Harry. Niente aveva senso, neanch'io avevo senso: ero un accumulo di grasso, dolore e di sofferenza, che faceva finta di vivere, che faceva finta che andasse tutto bene, che tanto tutto passava, che il dolore che mi consumava non mi stesse uccidendo a tal punto dal portarmi a volermi uccidere, a voler farla finita perché era inutile vivere in quel modo così doloroso. Aprii l'armadietto e presi l'unica cosa che mi faceva stare bene, l'unica cosa che non mi aveva tradito. Impugnai la lametta e cominciai a incidere l'unica parola che mi rappresentava, l'unica che mi apparteneva: fat. Si, perché quella parola mi apparteneva, faceva parte di me, mi descriveva, e io dovevo ricordarmi di essa, dovevo ricordarmi che cosa fossi. Continuai a incidere altri tagli sul polso fino a provare una sensazione di beatitudine. Uscii dal bagno e mi stesi sul letto con i tagli freschi che bruciavano e il cuore sanguinare. Mi addormentai così, con le lacrime che mi rigavano il viso e il dolore che mi consumava sempre di più. I giorni passarono in fretta, e per fortuna a scuola non vidi Harry neanche una volta, era come se si fosse volatizzato, ma mi preoccupai quando sentii dire da Louis che neanche lui sapesse dove fosse finito Harry. Sentivo l'istinto di andarlo a cercare, di trovarlo, ma la paura mi sgominò, dopo quello che era successo. Harry era un tipo che spariva a volte e che non si faceva vedere per qualche giorno, ma questa volta sembra che fosse sparito completamente, come se fosse scappato via da qualcosa o da qualcuno. Vidi Louis guardarmi in uno strano modo, come se avesse intuito qualcosa, come se sapesse qualcosa, così mi voltai velocemente e mi incamminai verso la mensa, anche se sentivo ancora gli occhi di Louis su di me. Stavo per entrare in mensa quando sentii qualcuno afferrarmi per il polso, e a quel contatto sussultai. Mi faceva ancora male il polso, nonostante la pomata che avevo messo insieme alle bende. Mi girai e vidi Louis guardarmi con sospetto.
"Dov'è Harry?" mi chiese con tono rabbioso
Lo guardai stranita. Perché pensava che io sapessi dove fosse Harry? Non sapevo nulla di lui, anzi, non lo conoscevo affatto, era come se fosse un estraneo per me dopo quello che era successo. Credevo che dopo la sua confessione su Kimberly lo conoscessi un po', che fossi riuscita a scoprire parti di lui che nessuno aveva visto, ma mi sbagliavo.
"N-non lo so." balbettai impaurita
"Non mentirmi, ho visto come ti guardava in questo periodo, come tu lo guardavi!"
"C'è qualcosa tra voi due?" continuò come se sapesse già la risposta
"No, no. Non c'è niente tra di noi e non so dove sia, te lo giuro." quasi supplicai
"Perché penso che tu mi stai mentendo?" si avvicinò sempre di più quasi facendomi andare contro il muro
"Louis non so dove sia Harry, te lo giuro." lo pregai
Quasi scoppiai a piangere dal male che stavo provando in quel momento data la forza che Louis stava mettendo a stringermi il polso.
"Louis ti prego..."
Abbassai il viso cercando di nascondere le lacrime mentre le sentivo rigarmi il viso, finché non sentii più la mano di Louis sul mio polso. Alzai il viso e notai Lindsey e John di fianco a me, mentre quest'ultimo guardava in malo modo Louis.
"Lasciala stare!" disse arrabbiato John
Vidi Louis guardare John con rabbia senza proferire parola, guardò di nuovo John e poi me, per poi andarsene.
"Grazie." dissi a John
"Non devi permettere che ti trattano così." disse fissandomi
Lo guardai senza dire niente e tutti e tre ci dirigemmo alla mensa. Sapeva che non avevo il coraggio di ribellarmi, di fermare quei soprusi, ed era per questo che John si metteva sempre in mezzo, rischiando a volte di fare qualche rissa solo per proteggere me. E mi dispiaceva per questo, mi dispiaceva rovinarlo solo per proteggere me. I giorni passarono velocemente e sabato arrivò come un lampo. Mi trovavo a casa di Lindsey, mentre leggevo una rivista di moda, lei stava scegliendo il vestito per andare alla festa; mi aveva obbligata ad andare con lei e John alla festa che dava un amico del gruppo di Harry, perché Zayn l'aveva invitata. Avevo capito da molto tempo ormai che Zayn e Lindsey si piacevano, lo avevo capito dagli sguardi che si lanciavano a scuola e da come profondamente lui la guardasse. La guardava come se fosse una dea, come se il suo respiro dipendesse dal suo, come se la sua bellezza lo avesse folgorato tanto da farlo impazzire. Ma una pazzia diversa da quella che provava Harry: la sua era una pazzia malsana che distruggeva chiunque e qualsiasi cosa si trovava intorno. Harry era come un temporale, pericoloso ma affascinante. Lindsey non mi aveva mai confidato la sua cotta per Zayn, dato che sapeva che faceva parte del gruppo che mi prendeva in giro, e perché aveva paura che se lo avessi saputo avrei smesso di essere sua amica, ma la verità non era quella. Sarei stata contenta per lei, avrei fatto di tutto pur di vederla felice, anche sopportare il gruppo di Harry. Harry. Chissà che fine aveva fatto. Era da due settimane che non si faceva vedere a scuola e i suoi amici iniziavano a preoccuparsi, e anch'io iniziavo a preoccuparmi della sua sparizione. Sbuffai al pensiero. Continuavo costantemente a pensare lui, come se fosse un chiodo fisso nella mia testa, come se fosse riuscito a impossessarsi di essa e ne avesse preso il controllo. Lo odiavo per questo. Lo odiavo talmente tanto che mi veniva da piangere ogni volta che pensavo a lui, ogni volta che il suo volto appariva nella mia testa, ogni volta che mi sembrava di sentire la sua voce in mezzo alla gente. Nei giorni precedenti ero andata a fare una passeggiata, quando mi sembrava di averlo visto davanti a me, con il suo solito sorriso spavaldo e gli occhi scintillanti, e a quella vista iniziai a seguirlo, ma quando mi avvicinai capii che non era lui, ma un'altra persona. Mi sentivo pazza, completamente pazza, tanto da confonderlo, tanto da sentirlo ovunque andassi. Anche la notte me lo ritrovavo in piedi davanti a me che mi fissava senza dire niente, ma solo guardandomi con quei suoi occhi maledetti che mi suscitavo delle forti emozioni, oppure compariva nei miei sogni avvelenandoli e tormentandomi.
"Jane!" mi richiamò Lindsey, risvegliandomi dai miei pensieri
"Si?" dissi
Alzai il viso e notai che stava indossando un vestito corto a tubino color blu notte che le metteva in risalto le sue forme. Stava benissimo. Avevo sempre invidiato il fisico di Lindsey, era perfetto: gambe snelle e forme prosperose. Quando uscivamo notavo che i maschi la guardavano con lussuria e desiderio. Avrei voluto anch'io che qualcuno mi guardasse così, avrei voluto anch'io sentirmi desiderata dà qualcuno. Anche se l'unica persona che mi desiderava, io non l'amavo, anzi, mi sentivo imbarazzata quando stavo con lei, perché mi sembrava di distruggere pezzi del suo cuore ogni giorno di più.
"Come sto?" mi chiese facendo un giro su se stessa
"Stai benissimo. Farai sicuramente colpo." affermai

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