Capitolo 23

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Jane's pov
Passò qualche mese da quando io e Harry ci fummo visti l'ultima volta a casa sua, l'ultima volta che vidi quei suoi maledetti occhi. A scuola non ci parlavamo più, non mi difendeva se i suoi amici mi deridevano, anzi, lui era il peggiore tra loro: cercava di toccare i miei punti deboli, e molto spesso ci riusciva, causandomi un dolore immenso. Invece con James tutto era finito, a scuola non mi rivolgeva la parola, tranne quando aveva bisogno di alcune cose che riguardavano la scuola; in classe era diventato freddo e distacco, come se non gli importasse più dei suoi studenti. Tutti si chiedevano così gli fosse successo, ma l'unica a saperlo ero io. Mi dispiaceva averlo distrutto a tal punto da farlo diventare un'altra persona, a far uscire la parte peggiore di lui, ma non potevo continuare a mentirgli spudoratamente, continuando a stare con lui e a promettergli un falso amore che non ci sarebbe mai stato. Non potevo promettergli il paradiso quando io stavo all'inferno. Avevo ripreso a uscire con Lindsey e John, e inoltre, mi ero scusata con loro per non avergli dato la giusta attenzione che si meritavano. Erano degli ottimi amici: sopportavano i miei continui sbalzi di umore, le mie crisi, i miei drammi, i miei attacchi di panico. Sopportavano ogni mio lato, anche quello peggiore, senza essersi mai allontanati o arrabbiati, e sinceramente non si meritavano un'amica come me che li distruggeva ogni giorno solo per non crollare. Mi trovavo a casa di Lindsey, in camera sua, seduta sul letto insieme a John, e intanto che lei sceglieva come vestirsi per uscire, dato che dovevamo andare fuori a cena, io e John stavamo parlando del comportamento strano che stava avendo il professore James. Nonostante sapessi quale fosse la causa del suo comportamento, del perché fosse diventato arrogante e ostile, non dissi niente a John del fatto che ero io la causa del suo malessere, che ero stata io ad aver tirato fuori il suo lato peggiore, e mi dispiaceva per questo. Ero riuscita di nuovo a distruggere un'altra persona che aveva provato ad amarmi, ero riuscita a rovinare una persona fantastica che mi aveva amato con tutto il suo cuore, che me lo aveva donato, e io ero riuscita a spezzarglielo in mille pezzi. Questo era stato un'altro dei miei innumerevoli sbagli che mi sarei accollata alla pelle e che mi sarei dannata per questo per sempre. Sentivo il peso degli sbagli sulle mie spalle.
Avrei voluto fare qualcosa per impedire a James di distruggersi, per diventare come me, ma non trovavo mai le parole quando lo vedevo, esse mi morivano in gola come faceva la mia anima. John sosteneva che James avesse avuto dei problemi con la scuola perché non gli permettevano di fare alcuni progetti, e io gli davo ragione per nascondere sempre di più la vera e cruda verità. Continuammo a parlare quando Lindsey ci interruppe girandosi verso la nostra direzione.
"Jane." mi richiamò
"Si?" chiesi
"Perché sei andata via con Harry dopo la festa a casa del suo amico?" mi chiese guardandomi accigliata mentre si sistemava il vestito
Alle sue parole mi congelai sul posto e incominciai a guardarmi intorno cercando un qualcosa per distrarmi dal rispondere alla sua domanda. Se Lindsey e John avessero saputo cosa fosse successo a casa di Harry mi avrebbero odiato, e anch'io al col tempo mi odiavo per questo. Era da incoerenti provare attrazione per una persona che ti faceva male ogni giorno, che cercava di distruggerti solo per il gusto di farlo, solo per il suo divertimento. Era da malati questo, e di fatti, io ero malata sia dentro che fuori, era come se quando una persona mi toccava si ammalava anche lei, si sporcava con lo schifo che ero. Da quel giorno mi ero ammalata: avevo allucinazioni, attacchi di panico, scatti di ira e sentivo delle voci, e soprattutto avevo incominciato a odiarmi, a odiare tutto di me, a mutilarmi come punizione per essere ancora viva e non morta al loro posto. Avrei voluto tornare indietro nel passato per cambiarlo, per impedire che loro morissero, ma sembrava che un'entità superiore volesse punirmi facendomi vivere una vita piena di sofferenza e di dolore, una vita che mi costringeva ogni giorno a strisciare a terra per sopravvivere. Guardai spaventata Lindsey non sapendo cosa dire o cosa fare. Non volevo dirle la verità, l'avrei fatta stare male e solo preoccupare, ma non volevo neanche mentirle perché non si meritava un'amica che le mentiva su ogni cosa solo perché non riusciva ad affrontare la verità, quella profonda e nascosta a cui si temeva molto.
"Gli ho chiesto un passaggio perché non mi sentivo molto bene e non vi avevo trovato." mentii
Notai che John e Lindsey mi guardavano con occhi sospetti come se stessero cercando di capire e di scovare la verità, anche se lì la verità non c'era. Gli feci un sorriso tirato cercando di allentare la situazione e di rassicurargli, anche se questo non rassicurava me. Lindsey finì di prepararsi e uscimmo tutti da casa, dirigendoci verso il ristorante che avevamo scelto prima. Arrivati, un'ondata di odori mi colpì appieno facendomi salire un conato di vomito, così strinsi i denti e cercai di ignorare quella fastidiosa sensazione che mi stava uccidendo. Intanto che aspettavamo di essere accolti da un cameriere, mi guardavo intorno meravigliata dalla bellezza del locale. Era una vecchia taverna medievale, tutta risistemata con alcuni oggetti medievali ancora in uso e in esposizione. Arrivò un cameriere ad accoglierci: era molto carino, alto con i capelli castani scuri e gli occhi marroni chiari. Notai che il cameriere mi stava guardando, così abbassai lo sguardo non volendo incontrare il suo. Odiavo quando le persone mi guardavano, avevo costantemente paura che mi stessero giudicando per qualcosa che avevo o che avevo fatto, infatti camminavo a testa bassa per non incontrare lo sguardo altrui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 22, 2020 ⏰

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