Harry era andato via. Aveva lasciato la festa nascondendosi da occhi indiscreti e se n'era andato. Via. Lontano. Aveva passato l'intera notte a piangere, a sentirsi male, ad un certo punto aveva anche pensato che avrebbe vomitato. Il dolore era forte e lui non riusciva a sopportarlo.
Coperto dalle lenzuola bianche, Harry sentiva di essere esposto a tutto. Fragile, senza difese. Sarebbe potuto cadere in mille pezzi da un momento all'altro, o forse era già accaduto? Chiude gli occhi caldi, stanchi, le tende della sua camera sono chiuse così come le tapparelle. Entra pochissima luce e potrebbe essere mattina, o forse pomeriggio, chi lo sa. Ma soprattutto, a chi interessa? Ad Harry non di certo.
Vorrebbe farsi piccolo piccolo, sparire per un po' – forse per sempre – e cercare un modo per poter evitare tutto quello. Il casino in cui si era cacciato l'aveva ormai risucchiato con sé, in quella tana piena di errori dove lui era inciampato. Più volte, continuamente. Si sarebbe tirato su, se avesse saputo come, sarebbe andato lontano, se avesse saputo dove.
Sente bussare alla porta e lentamente la vede aprirsi.
<<Harry?>> Sua mamma.
Era dalla sera della festa che Harry si era rinchiuso in camera sua. Non ne voleva sapere di niente. Il telefono era spento, lo stomaco vuoto, ed Harry non era neanche sicuro di essere interessato a riempirlo. Quello era soltanto il giorno dopo, ma Dio, Harry poteva dire che poteva essere passata un eternità.
<<Amore, posso entrare?>>
Lui non dice nulla, solo, aspetta.
Anne sembra capire, quando chiude la porta e si fa spazio nella camera. Si avvicina alle tende per aprirle un po', senza dargli fastidio, e fa entrare così più aria dalla finestra. Dopo si siede sul letto, Harry vorrebbe mandarla via ma c'è una parte di lui che gli sta chiedendo di parlare con qualcuno. E la persona più adatta non può che non essere sua mamma.
<<Allora, posso sapere adesso perché ieri sera sei tornato a casa e non hai più dormito fuori?>>
Harry tira su il lenzuolo fino alla spalla, non riesce a guardarla, quindi fissa davanti a sé.
<<Puoi dirmi che cosa è successo, lo sai>> rassicura lei, una mano si infila tra i suoi capelli.
Ed Harry vorrebbe farsi bastare questo. Vorrebbe restare lì, con sua mamma, il resto della giornata. Farsi coccolare come un bambino e sperare che tutti i mali vengano cacciati via. Ma sa che non accadrà, quindi deve decisamente sforzarsi un po' di più.
Tanto in quella situazione, non sarebbe andato da nessuna parte.
<<Ho litigato con Louis>> ammette debolmente.
La voce rauca, il cuore fragile.
<<E perché sei tornato? Non potevate chiarire?>>
<<No, lui era arrabbiatissimo con me.>>
Vorrebbe piangere di nuovo. Ancora, fino a quando le lacrime si sarebbero esaurite.
<<Ma amore, è normale essere arrabbiati quando si litiga. Purtroppo si dicono anche tante cose che non si pensano e si perde il lume della ragione. Io so che vi volete tanto bene, perché non vai a parlarci?>>
La mano di Anne tra i suoi ricci è calda, confortante.
<<È un casino, non so se ci riuscirei...>>
<<E allora lasci perdere così? Dopo tutto questo tempo, lui finalmente torna, e lo lasci correre così? Ti credevo più innamorato, Harry.>>
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Hai qualcosa di me
RomanceHarry è innamorato, ma forse dire innamorato è un eufemismo, perchè quando Louis non c'è, una buona parte di Harry smette di vivere. Harry è quindi più che innamorato, il problema è soltanto uno: Louis è volato in Florida. Contiene linguaggio scurr...